|28| Melodia sofferta

62 4 21
                                    

"Ho sempre amato tutto di te.
Anche quello che non ho mai capito."

CHANEL
Non riesco a chiudere occhio. Mi volto da una parte all'altra, cercando di riuscire a trovare una posizione che mi permetta di prendere sonno e spegnere il mondo circostante come se fosse una tv sulla quale va in onda uno dei film peggiori dell'era del cinema.

Jess è andata via qualche ora fa. Con gli occhi gonfi, reduce da un pianto disperato, è uscita di casa e si è diretta verso la sua auto.
"Cosa farai?" Mi ha chiesto Dylan quando la nostra amica era già lontana.
"Voglio solo andare a dormire." Sono andata verso la mia stanza.
"In caso tu ne abbia bisogno, chiamami."
L'ho sentito dire, non appena mi sono gettata sul letto per avere un po' di pace.
"Lo so!" Urlo per far sì che mi senta.

Ho la testa colma di pensieri, il mio cuore é colmo di infelicità. Ho visto la mia migliore amica piangere tra le mie braccia, mentre io e mio fratello cercavamo di consolarla.
Si chiedeva perché le avesse fatto tutto questo, chi fosse la ragazza sul quale aveva posato le sue labbra e cosa avesse di così speciale.
Ogni volta che quelle parole uscivano dalle sue labbra, mi si contorceva lo stomaco. Ce l'ho sottosopra.
Un senso di nausea che non mi abbandona.

E la cosa peggiore è che io so chi è quella ragazza. Quella ragazza sono io.
Vorrei non averlo mai fatto questo.
Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Carter.

Dobbiamo parlare.

Invio. Mi risponde subito.

Verrò lì domani mattina.
Buona notte, Taylor.

Involontariamente, sorrido alla vista di quel messaggio. Mi ha sempre chiamata con il mio cognome ed è così bello quando lo fa.
Non so per quale ragione, ma i miei occhi si chiudono e, finalmente, riesco ad addormentarmi. Perché è questo l'effetto che mi fa. Mi fa stare bene e, per quanto io cerchi di ignorarlo, è un dato di fatto.

La mattina dopo mi sveglio di soprassalto in preda all'ansia. Con sollievo, noto che sono le nove del mattino e decido di alzarmi per fare colazione e sistemarmi.
L'acqua scorre lungo il mio corpo e bagna anche i capelli. Tento di eliminare qualsiasi forma di tensione presente in esso, prima di affrontare l'incontro con Carter. Sarà difficile farlo, ma devo.
Metto in ordine i pensieri e rifletto sulle parole da utilizzare. Non appena esco dalla doccia guardo l'orario sul display e noto con sorpresa che c'è un messaggio di Carter.

Tra quaranta minuti sarò lì.

Rabbrividisco.
Mi asciugo i capelli, lavo i denti, indosso un outfit semplice, metto del mascara sulle ciglia ed un lucida labbra.
Sono pronta.
Non lo sono.
Non lo sono mai stata.

Suona il campanello. Carter è qui.
Dylan è in ufficio dai nostri genitori per aiutarli con l'organizzazione della sfilata che si terrà tra qualche mese, quindi non posso fare affidamento su di lui per un supporto psicologico.
Mi guardo allo specchio un'ultima volta perché, anche se cerco di non pensarci, voglio essere bella per lui. È un volere involontario.

Apro. È qui, davanti a me. Indossa una t-shirt attillata che evidenzia il suo corpo atletico. I capelli castani ribelli che gli incorniciano il volto. Gli occhi. Magnetici come non mai. Non devo pensarci.
"Ciao." Sorride dolcemente.
"Entra." Gli lascio spazio per entrare. Comincio il discorso.
"Sei felice oggi. Ti senti libero?" Diviene teso e mi rendo conto di quanto scontrosa sia stata.
"Perché dovrei?"
"Non so. Ti ricordi ciò che hai fatto qualche ora fa?" Domando ancora. Mi accorgo che la tensione non ha ancora abbandonato il mio tono di voce.
"Sì. Me lo ricordo. Non me ne pento."

Risponde a tono. Ha capito che c'è qualcosa che non va.
"È venuta qui, Carter. Ha pianto tra le mie braccia e in quelle del tuo migliore amico."
Scuote la testa, in preda alla confusione. Lo sto accusando. Non avrebbe mai dovuto lasciarla e non avremmo mai dovuto baciarci.
"Stai dando la colpa a me?!"
"Carter, lei sta soffrendo."
"E sarebbe solo colpa mia?!" Alza il tono della voce, perciò lo faccio anche io.

"Non avremmo mai dovuto baciarci quella mattina maledetta in quel maledettissimo letto d'ospedale!"
Quelle parole, sembrano trafiggerlo. Per un attimo quella rabbia sparisce, come una scia incandescente e veloce ed i suoi occhi vengono occupati da una delusione indescrivibile.
Poi si ricompone.
"Te ne sei pentita?" Mi chiede.
No. Ti bacerei in ogni istante della mia vita.
Si avvicina a me, passo dopo passo.
Si ferma a qualche centimetro dal mio viso, colmo di tensione.
"Guardami negli occhi e dimmi che ti sei pentita."
Non parlo. Per quanto lo voglia, per quanto desideri proteggere la mia migliore amica, non posso dirgli questo. Non posso fingere di rimpiangere ogni istante con lui. Perché nel mio cuore, è ancora tutto custodito.

"Perché l'hai lasciata, Carter?" Una domanda che mi costa così tanto. Niente è mai stato così difficile per me.
"Perché era la cosa giusta da fare."
"Basta! Non era la cosa giusta da fare! Sta soffrendo!"
Riprendo ad urlare. Mi allontano da lui in preda alla rabbia ed a sentimenti contrastanti.
"Chanel ERA la scelta più adeguata! Lo capisci? Cosa avrei dovuto fare? Continuare a stare con lei?!"
"No!" Sbotto.
"E allora cosa vuoi?! Vuoi tornare indietro? Cancellare tutto?"
Era ciò che pensavo ieri, nel vederla piangere. Era ciò che la mia testa avrebbe voluto. Ciò che vuole ancora. Il cuore però non vuole lasciarlo andare.

"Dimmi perché l'hai lasciata!"
"Perché mi sono innamorato di te!" Grida, esausto. Quando pronuncia quelle parole, il mio cuore ricomincia a battere. Ho la pelle d'oca.
Quelle lettere, messe insieme, formano una melodia meravigliosa che raggiunge l'apice della perfezione se accompagnate dalla sua voce.
Ma non posso. Non devo stare con lui.
"Non possiamo stare insieme." È tutto quello che gli dico.
Resta in silenzio. Mi guarda ed è come se non sapesse più cosa dire, quali parole usare. Pare disarmato. Come se non avesse più le armi per combattere. È stanco.

C'è chi dice che tra "volere" e "potere" ci sia una grande differenza. Ed è così. Tutto ciò che voglio è lui. Voglio sentire il suo profumo circondarmi quando tutto intorno è distrutto.
Voglio dormire con la testa appoggiata sul suo petto e sentire il suo cuore battere ed il suo respiro cullarmi.
Voglio andare in spiaggia con lui, divertirmi con le onde dell'oceano e giocare con lui come se fossimo due bambini.
Voglio vivere di lui.
Ma non posso.

"Se solo smettessi un attimo, per un solo istante, di pensare alla felicità degli altri e fare ciò che rende felice TE."
Non riesco più a parlare. Così, si volta e se ne va. Lasciandomi sola in questo spazio enorme, in preda alla solitudine.
È la soluzione migliore.
Mi ripeto. Ma smetto di crederci.

SPAZIO AUTRICE:
Hey! Scommetto che siete così arrabbiate con Chanel che vorreste picchiarla... vero?
Vi capisco, ma purtroppo si trova in una situazione difficile.
Se foste una persona a lei vicina, cosa le consigliereste? ❤️
Scrivetelo nei commenti e, se vi va, lasciate una stellina. ⭐️💬

XOXO

IG: headandheart_wattpad_

HEAD AND HEARTWhere stories live. Discover now