|26| Roller Coaster

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"Voi siete la rovina della mia esistenza
e l'oggetto di ogni mio desiderio,
notte e giorno io sogno voi"

CHANEL
Quest'ultimo periodo è stato terribile. Ho cominciato a soffrire di attacchi di panico, i paparazzi non ci hanno lasciati un secondo, Carter ha rischiato la vita, è quasi morto per salvarmi. Un proiettile appartenente ad un pazzo giornalista gli ha perforato l'addome senza pietà e lo ha portato a soffrire e a sperare che quelli non fossero i suoi ultimi giorni sulla Terra.

Poi ci siamo baciati. Ancora e ancora. La tristezza che provavo cominciava a crescere dentro di me e, nei brevi momenti in cui mi abbandonava, gli occhi felici della mia migliore amica la riportavano a me.

E non posso fare altro che pensare che, nonostante sia la decisione più sbagliata che potessi prendere, le sue labbra sono l'elemento che più desidero in questi giorni oscuri.

L'auto si ferma. Carter va verso l'ingresso della sua villa e, prima di entrare, mi rivolge uno sguardo premuroso.
Mi fa cenno di seguirlo.
Lo scruto per qualche secondo, in preda all'indecisione e alla paura, ma il suo sguardo é così potente da permettermi di non pensare per qualche istante e scendere dalla macchina.

Un immenso giardino dall'erba verde si proietta davanti a me. Camminiamo, silenziosi mentre, guardandomi intorno, noto la bellezza della villa degli Stewart.
Possiede un'ampia piscina e delle grandi vetrate lasciano intravedere i suoi interni.
Sono anni che vengo qui, ma non avevo mai riflettuto su quanto sia ben arredata.

"Vado a prenderti dell'acqua." Mi accomodo su uno dei divani del soggiorno. Lo vedo arrivare dopo pochi minuti, con un bicchiere di vetro tra le mani.
Bevo piano, così da calmarmi da quel terribile stato di panico che ancora, in parte, mi tormenta.

"Ti senti meglio?" Domanda, guardandomi preoccupato. Mi volto verso di lui.
Indossa una T-shirt che aderisce perfettamente sul corpo ben allenato ed il suo colore, risalta gli occhi che mi guardano con attenzione e timore.

"Ora sì."
Ora che sono con te, sí. Avrei voluto dire. Ma non l'ho fatto. Ogni cellula del mio corpo vorrebbe averlo vicino a me, adesso. Vorrei baciarlo e sentire quell'irrefrenabile desiderio di averlo con me, sempre più unito a me. Perché anche un singolo, insignificante millimetro, con lui, è di troppo.

"Io... mi dispiace." Si sfrega le mani, con fare impacciato, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa diretta verso il pavimento.
"Per cosa?" Gli chiedo, dubbiosa. L'unico che dovrebbe provare dispiacere per ciò che ha fatto non è qui. E di certo non è lui.
"Ho reagito in quel modo, prima. Con Landon. Probabilmente, ho aumentato il tuo stato di ansia e non ti ho aiutata a sentirti meglio."

Scuoto la testa energicamente. È un folle se crede che sia stata lui la causa di tutto questo, ancora una volta.
"Carter, ma cosa stai dicendo?"
"Scusami, Chanel. Non avrei dovuto avere quella reazione."
Sul suo volto, si dipinge un'espressione contrariata. Si alza.

Di impulso, lo raggiungo, posizionandomi davanti a lui.
"Guardami." Dico autoritaria. Qualcosa dentro di me rinasce non appena gira la testa verso di me, puntando i suoi occhi nei miei.
"Tu mi hai sempre aiutata. Tu sei l'unico che conosce quei miei orribili momenti. E sai calmarmi."
E poi, la vedo. Quella meravigliosa scintilla nei suoi occhi. Non credo che nessuno mi abbia mai guardata come Carter Stewart sta facendo adesso.
Ogni paura scompare.
Ogni timore lascia spazio alla serenità.
Ogni singolo impedimento viene sostituito da un profondo volere, una pulsione implacabile.

Annullo qualsiasi distanza, qualsiasi millimetro d'aria presente tra noi. Non mi importa di niente, adesso. Se non di lui.
Le nostre labbra si uniscono, formando una dolce danza colma di felicità e appagamento. Mi sento bene, finalmente. E non me ne pento.

"Io voglio te, Chanel." Lo sento dire, quando abbandona le mie labbra, per poi riprenderle con forte passione.
Non ho mai voluto qualcosa quanto adesso.
Avrei voluto dire. Ma non l'ho fatto.
Per me, l'importante è solo averlo qui, vicino a me, anche se non abbastanza.
Non è mio. Non mi appartiene. È il fidanzato della mia migliore amica.

La mia testa continua a parlare. Parla senza sosta, ma la ignoro.
"Nessuna vicinanza a te è mai abbastanza. Neanche questa." Riesco a dirgli, con la paura dentro di me, ma l'amore che nasce come un fiore in un prato bruciato.
"Non mi avrai mai tanto lontano. Non mi avrai così distante al punto da sentire la mia mancanza. Sarò qui. Sempre."

Continua a baciarmi. Le mie mani tra i suoi capelli, le mie labbra che si muovono con le sue. Mi tiene stretta a lui, cingendomi la vita con le braccia.
Controvoglia, abbandono quel meraviglioso bacio e, quando riapro gli occhi, ci guardiamo.
"È stato..." La mano sulla sua guancia. Accarezzo il suo viso come se fosse la cosa più preziosa che le mie mani abbiano mai sfiorato.
"Lo so." Risponde, come se fosse già a conoscenza di qualsiasi emozione presente dentro di me.

"Come lo sai?" Curiosa, sorrido, ancora in balia di lui.
"Perché lo sto provando anche io."
Il mio cuore, inspiegabilmente, ricomincia a battere velocemente. Era già successo, con lui, nella camera d'ospedale. Non era il panico, non era la paura, non era l'ansia.
Era lui. Lui ed i suoi maledetti baci, la sua maledetta voce.

"Ti senti bene?" Mi guarda preoccupato. Mi accorgo che, nel silenzio circostante, il mio cuore risuona nella stanza.
"Vuoi dell'acqua? Ti senti male?!" Entrambi gli angoli delle mie labbra si alzano, dando origine ad uno sguardo confuso.
"È un attacco di panico?" Chiede ancora, con le sopracciglia aggrottate.
"No. È tutto questo."

Mi osserva ancora, prima di capirlo. Poi, mi attira di nuovo a sé, per baciarmi ancora e ancora. Ci allontaniamo e lui, improvvisamente, se ne va, lasciando il nostro bacio in sospeso.

"Dove vai?" Gli chiedo, non appena lo vedo prendere le chiavi della sua auto e dirigersi verso la porta.
"Vado a risolvere una questione che avrei dovuto sistemare da un po'."

Una serie di pensieri assediano la mia mente. Cosa pensa di fare?
Mi accomodo sul divano e, appoggiando la testa sul cuscino bianco, guardo il soffitto. È sempre così terapeutico. Ti aiuta a riflettere, a mettere in ordine i pensieri.
Ripercorro quel meraviglioso momento e, più sorrido, più mi meraviglio dell'assenza di ripensamenti. Come è sempre successo.

Baciarlo, sentire le sue labbra sulle mie, è stato stupendo. Ho percepito delle sensazioni mai provate prima. Sono riuscita ad ignorare ciò che diceva la testa per ascoltare quella voglia di lui che mi tormentava da settimane.

C'era qualcosa, nel suo modo di baciarmi, di tenermi stretta a lui, che mi provocava quei sentimenti. Era come essere su una montagna russa. Lo stomaco sottosopra, le gambe che cedono quasi e qualsiasi emozione contrastante che urla che su quella giostra non ci sarei mai dovuta salire.

Ma, forse, salire su una montagna russa è proprio questo. Sai che probabilmente potrai pentirtene, quando arriverai sulla cima più alta. Sai che prima di scendere, sentirai quell'assenza di equilibrio e di coraggio, ma l'adrenalina ti impedirà di sentirli a pieno. Nella loro totalità.

Ed è proprio questo ciò che ho sentito.
Lo baciavo e, piano piano, ho raggiunto la vetta più alta della giostra.
Ora, però, la paura di scendere mi assale, portandomi a chiedermi dove sia andato e se la sua decisione di lasciarmi qui, c'entri con Jessica.

SPAZIO AUTRICE:
Lo so, lo so. Mi state amando. Da quanto aspettavamo questo momento? Io da ANNI. Voi?
So benissimo cosa state provando. Io ho le farfalle nello stomaco al solo pensiero...
Secondo voi dove è andato Carter? Speriamo non stia combinando qualche guaio...👀

IG: headandheart_wattpad_

HEAD AND HEARTWhere stories live. Discover now