7 - NON SONO PAZZO (forse)

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Ero in attesa da più di mezz'ora. Mi stavo letteralmente addormentando sulla scomoda sedia dell'ospedale. Perché i dottori non possono essere almeno puntuali? Di questo passo sarei arrivato in ritardo alla lezione di danza con Hua Cheng. Sospirai poi presi il cellulare e gli invia un messaggio: "sono in ospedale per un visita, sarò un po' in ritardo. Tu se vuoi comincia a riscaldarti, arriverò."

Fissai il messaggio per lungo un istante prima di mandarlo, poi premetti il tasto di invio. Rimisi il telefono nello zaino, l'attesa sembrava ancora lunga.
Guardai una lunga crepa sull'intonaco del muro di fronte a me, ne seguii la linea fino al soffitto, la trovai interessante nonostante fosse la settima volta nel giro di mezz'ora che fissavo la mia attenzione su quella crepa. Trovai incredibile il fatto che le crepe fossero ovunque, anche nel più curato degli ospedali. Anche le persone sono piene di crepe, nell'animo e nel corpo. Un verso di una canzone riguardo il quale avevo sentimenti contrastanti diceva: "c'è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce". Dalla crepa di fronte a me però non entrava nessuna luce, anzi sembrava emettere un buio soffocante in netto contrasto con la parete bianca. Mi stavo perdendo tra le mie riflessioni profonde sulle crepe, con il mio zaino stretto al petto, quando sentii una porta aprirsi poco distante.

- Xie Lian?

- Eccomi.
Finalmente. Entrai nello studio del dottore e chiusi piano la porta.

- Buongiorno dottore.

- Buongiorno, si accomodi e mi dica.
Mi sedetti di fronte al dottore e tirai fuori la cartellina che conteneva tutte le mie analisi. Presi un respiro profondo e cominciai a parlare.

___

- Mi dispiace, ma per lei non posso fare niente. Il massimo che posso fare e consigliarle un bravo psichiatra.

- La ringrazio, ma dubito che il mio problema sia psicologico. Come le ho detto...

- Arrivederci e buona giornata.

Non sapevo se ridere o piangere, recuperai i fogli che avevo appena mostrato al dottore e uscii frustato dal suo studio. Altri quaranta minuti della mia vita persi a sentire un dottore farneticare a vuoto, senza darmi nessun consiglio, nessuna direzione. Lanciai uno sguardo infastidito alla crepa poi mi incamminai a grandi passi verso l'uscita dell'ospedale, mentre la voglia di piangere per l'esaurimento mi premeva contro la gola

Uscii dall'ospedale e accesi il cellulare. Fantastico, non sarei riuscito a prendere l'autobus delle 18.00 neanche correndo, il prossimo passava tra 55 minuti. Ancora non sapevo se ridere della mia sfortuna o mettermi a piangere.
Non mi restava che chiamare Hua Cheng e chiedergli di rimandare la nostra lezione, composi il numero.

Mi rispose subito.
- Pronto?

- Pronto, San La...
Mi bloccai non appena realizzai che la voce che aveva appena risposto alla mia chiamata non era metallica, anzi era ben chiara e squillante e al posto che provenire dal mio cellulare proveniva da un punto indefinito dietro di me. Mi voltai di scatto. Hua Cheng appoggiato al muro esterno dell'ospedale, la sua maglia rossa contrastava contro il muro bianco sporco, alzò una mano in segno di saluto e sorrise divertito. Gli andai velocemente incontro.

- Che ci fai qui?

- Ho letto il messaggio e ho pensato che forse gege aveva bisogno di un passaggio.

Lo guardai stupefatto, per un secondo fui tentato di gettarmi tra le sue braccia e scoppiare a piangere, avevo bisogno di un abbraccio in quel momento e avevo bisogno anche di qualcuno che mi dicesse che non ero pazzo e che avevo una malattia vera e curabile, ma non mi mossi. Restai fermo a guardarlo con un sorriso tenero.

- Grazie mille. Sei il mio salvatore.

Lui al mio commento rispose con un sorriso fiero e si incamminò verso la sua auto parcheggiata poco lontano.

- Mi ha appena chiamato Ling Wen dicendo che siccome eravamo in ritardo ha dato la sala che avevamo prenotato a Mu Qing e Xi Shi che volevano allenarsi.

- Oh...

Non saremmo comunque riusciti a far lezione per colpa mia, mi sentii in colpa, Hua Cheng era pure venuto a prendermi in ospedale.

- Ho detto che non c'era nessun problema, conosco un altro posto dove possiamo andare. Se Gege ha voglia, ovviamente.

- Certo, che ho voglia.

- Allora sali.
Mi sorrise con divertimento e io obbedii. Mise in moto.

- San Lang, dove andiamo?

- A casa mia.

- A casa tua?

- C'è una stanza abbastanza grande, l'ho trasformata in una piccola sala da ballo per potermi allenare anche lontano da scuola.

- Il sogno della mia vita.
Non riuscii a trattenere l'entusiasmo, quando ero piccolo e abitavo ancora con i miei genitori avevamo sistemato una parte del garage mettendo degli specchi, una sbarra e del parquet, passavo ore ad allenarmi lì. Poi mio padre, quando avevo circa sedici anni, aveva fatto smontare tutto perché quella parte del garage gli serviva e io potevo allenarmi alla scuola di ballo. Ora mi sarebbe tanto piaciuto avere una stanza così, ma il mio appartamento era troppo piccolo, io non avevo soldi per i lavori e sopratutto non riuscivo più a danzare

- Puoi usare la sala a casa mia quando lo desideri.

- Mi piacerebbe, ma per il momento ho smesso di ballare, completamente. Non mi sono solo ritirato dal palcoscenico.

- Capisco, scusa.

- Non serve che ti scusi, anzi grazie dell'offerta, mi sarebbe piaciuto accettarla.

Mi guardò un istante in silenzio, io mi agitai perché non stava prestando attenzione alla strada, ma prima che potessimo investire qualche bambino o qualche cinquantenne con i leggings e il trucco di barbie tornò a concentrarsi sulla guida.

- Posso chiedere perché gege era in ospedale?

- Per farmi dire per la quinta volta di fila che non sono malato e ho solo bisogno di uno psichiatra.
Borbottai con tono infastidito, mi pentii subito di aver parlato in maniera tanto scocciata.

- Eh?

Alzai le spalle e mi tormentai una pellicina tra le mani.
- Ho una malattia, è evidente, ma non ho ancora trovato qualcuno in grado di dirmi cos'ho. È il quinto dottore che mi visita e non fanno altro che dirmi che è un problema psicosomatico e somministrarmi tranquillanti. Forse dovrei davvero fare una prova dallo psichiatra, che dici?

Mi sentii tremendamente ridicolo mentre parlavo, avevo nascosto la stizza, ora la mia voce sembrava solo affranta e arresa. Un po' lo ero. Hua Cheng si fermò ad un semaforo rosso.

- Non mi sembra che gege abbia bisogno di uno psichiatra, se mai a farti venire qualche problema psicologico sono i medici.

Mi scappò una risata priva di allegria, buono a sapersi che anche Hua Cheng mi riteneva sano di mente.

- Che sintomi hai?

- Ehm... Potrei parlare per mezz'ora...

- Non importa, forse posso aiutarti.

Presi un respiro profondo, mi sistemai meglio sul sedile e comincia la lista.
- Dolori diffusi, al minimo sforzo comincio a tremare, sono fotosensibile, i suoni forti mi infastidiscono. Ogni sera mi sale la febbre, sto cominciando ad avere problemi di memoria, ho le vertigini senza motivo, a volte non riesco a mettere bene a fuoco le cose, mi fa spessp male il cuore e soffro di tachicardia, ho problemi di insonnia, a volte ho anche forti mal di testa localizzati nello stesso luogo. Mi stanco a respirare. C'é sicuramente dell'altro ma non me lo ricordo.

Risposi desolato. Lui rimase zitto e pensieroso per un po'.
- Hai provato a guardare in internet?

Mi voltai di colpo a guardarlo con gli occhi spalancati. Internet! Mi ero dimenticato della sua esistenza... Ops.

A. A.
Eccomi con un nuovo capitolooo, qualche aspirante medico che vuole provare a indovinare la malattia del nostro amato Xie Lian? (;

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now