13 - Grido come un pollo

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Ero avvolto da un piacevole e morbido tepore, mi svegliai lentamente. Scivolai lentamente via dal mio torpore, mi rannicchiai sotto le coperte. Sentivo il rumore di stoviglie provenire dalla cucina, mi parve per un istante di essere tornato a casa mia. Sospirai con nostalgia rannicchiandomi ancora di più nel letto, qualcuno in cucina spostò una sedia e fece tintinnare delle posate contro un piatto.

Forse dovevo alzarmi e andare a fare colazione, ma si stava così bene sotto quelle morbide copert... UN SECONDO, IO VIVO DA SOLO.

Mi misi seduto di scatto, feci per alzarmi ma rimasi incastrato nelle coperte con un tonfo sordo rotolai per terra, finendo aggrovigliato nella coperta e nelle lenzuola. Non vedevo niente, un lenzuolo nero che non era decisamente quello del mio letto mi copriva la vista, mi rotolai per terra cercando di liberarmi dalle coperte, ma ero confuso e intorpidito. Di colpo sentii qualcuno prendermi come un fagotto e tirarmi su, mi ritrovai di nuovo appoggiato sul morbido materasso del letto, avvolto stretto dalle coperte come un bruco in un bozzolo. Il mio soccorritore mi liberò la faccia dal lenzuolo e dalla coperta.

- Gege?

Quando mi ritrovai davanti il volto di Hua Cheng inaspettatamente vicino al mio lanciai un urlo, lui preso alla sprovvista sobbalzò e rischiò di rovesciarmi addosso la tazza di caffé che aveva in mano. Poi il suo sguardo si scurì e si coprì rapidamente l'occhio destro con una mano uscendo dalla stanza in tutta fretta.

Restai confuso, aggrovigliato nelle lenzuola. A giudicare dal buono odore che alleggiava nella stanza e da una pila di vestiti rossi e neri gettati su una sedia in un angolo mi trovavo in camera di Hua Cheng. La sua stanza era enorme, nera e rossa, ovviamente. Cominciavo a pensare che quel ragazzo avesse una strana fissazione per quei due colori.

Le lenzuola in cui ero avvolto erano nere, la coperta sopra di me rossa. I mobili erano di legno scuro intarsiati d'argento, le pareti della stanza erano rosse, il pavimento nero. Mi strinsi le lenzuola al petto confuso, cosa ci facevo lì? Spremetti le meningi, il mio ultimo ricordo risaliva alla lezione di danza fatta ad Hua Cheng la sera prima, avevo sistemato la sua posizione alla sbarra poi avevo chiuso gli occhi e... Mi diedi una manata sulla fronte. Non potevo crederci, mi ero addormentato durante la lezione.

Che insegnante disastrato che ero. In quel momento Hua Cheng tornò, bussò contro lo stipite della porta e mi lanciò uno sguardo desolato.

- Scusa se ti ho spaventato prima, posso entrare?

- Certo che puoi entrare! È camera tua dopo tutto.

Lui sorrise mestamente, non l'avevo mai visto così a disagio. Mi sentivo in colpa. Non appena spinse la porta ed entrò notai che teneva in mano un vassoio con sopra una tazza di caffé e una meravigliosa fetta di torta. Spalancai la bocca senza parole quando mi porse il vassoio.

- Ti ho preparato la colazione, gege.

Okay, stavo per mettermi a piangere. Restai a guardare il vassoio immobile, non sapendo cosa dire. Hua Cheng mi guardò, pareva quasi più in difficoltà di me.

- Se non ti va, non fa niente.

- Non è quello... Solo che... Non me lo merito. Sono un insegnante pessimo e tu mi hai persino offerto la colazione dopo avermi lasciato dormire nel tuo letto. Io... davvero non me lo merito. Non dovevi scomodarti così per me.

Lui sorrise e appoggiò il vassoio accanto a me sul letto. - Non preoccuparti gege, mi fa piacere vederti felice e voglio aiutarti quando ti vedo stare male.

Il suo sguardo si fece improvvisamente severo: - Ieri mi hai fatto prendere un colpo, sei crollato di colpo per terra, ci ho messo un po' a capire che stavi dormendo e non eri svenuto. Ho provato a svegliarti, ma dormivi troppo profondamente. Se sta mattina non ti fossi svegliato avrei chiamato un medico. Devi essere onesto e dirmi quando non riesci a fare lezione, va bene?

Non ero pronto ad essere sgridato dal mio allievo.

- Scusa, a volte l'antidolorifico mi fa venire tanto sonno.

Lui sospirò, notai che evitava il mio sguardo. L'avevo fatto preoccupare così tanto che ora era arrabbiato con me? Forse l'avevo spaventato gridando prima e...
Ero uno stupido. Come avevo fatto a non rendermene conto prima? Quando Hua Cheng mi aveva recuperato da per terra e mi ero ritrovato faccia a faccia con lui non avevo fatto immediatamente caso al suo occhio destro, mi ero reso conto che qualcosa non andava quando era scappato via nascondendolo.

Tesi una mano e gli sfiorai una spalla.
- San Lang.

Lui non rispose quando lo chiamai, si limitò a continuare a guardare il vuoto imbronciato. Io continuai:
- Il tuo occhio destro...

Hua Cheng alle mie parole incassò ancora di più la testa nelle spalle.

- Perché lo nascondi? Trovo che sia bellissimo.

Si girò a guardarmi senza parole, con le labbra semiaperte e un'espressione sorpresa in viso. Ora i suoi occhi erano entrambi marrone scuro, quasi nero. Entrambi tempestosi e bellissimi, prima però avevo notato che il suo occhio destro era di un vivido rosso, sembrava una rara pietra preziosa. Avevo fatto caso da tempo che Hua Cheng indossava le lenti a contatto, evidentemente non servivano solo a correggere la sua vista.

- Lo pensi davvero? Prima però quando ti sei messo a urlare credevo di averti spaventato.

Vero. Avevo gridato come un pollo.

- Mi hai spaventato, ma non per via dell'occhio rosso, semplicemente non immaginavo di trovarmi davanti la tua faccia così di colpo.

San Lang rise divertito scuotendo la testa, io sorrisi imbarazzato, poi presi il vassoio accanto a me e comincia a mangiare. La torta era deliziosa e il caffè ancora caldo, mi sentivo un bambino viziato.

Appena Hua Cheng vide che avevo cominciato a mangiare ciò che mi aveva portato si illuminò.
- Gege, ti piace?

- È tutto buonissimo, grazie mille.

- Hai la bocca sporca di cioccolato.

Mi leccai le labra imbarazzato, stavo facendo la figura del marmocchio.

- Sei ancora sporco.

Hua Cheng allungò una mano e mi strofinò la guancia gentilmente, lo guardai confuso poi sorrisi riconoscente. Era così gentile e premuroso che quasi mi veniva da piangere. Dovevo trovare un modo di ripagarlo di tutto.

- Grazie. Sta mattina hai da fare?

- No, sono a tua completa disposizione, gege.

Mi sorrise e io sobbalzai, quelle parole risultarono stranamente ambigue dette da lui con quel tono e quel sorriso, in più io ero nel suo letto e... Imbarazzato, per nascondere il rossore sulle guance, presi un grande sorso di caffè rischiando di strozzarmi.

- Pensavo che potremmo recuperare la lezione che ieri ti ho fatto perdere, se ti va.

- Certo. Devo cominciare a pensare a una coreografia per lo spettacolo di inizio inverno, Sun Yang mi ha incaricato di prepararla con il tuo aiuto

- Giusto.

Battei le mani, poi lo osservai pensieroso. La QingTing ogni anno, nel teatro più famoso della città, a Natale organizzava un musical in collaborazione con la più rinomata compagnia teatrale della città e con il conservatorio. Avevo visto già un paio di volantini in giro. Quest'anno il musical sarebbe stato sulla storia di Anastasia Romanov.

- Sai già su che canzone dovrai ballare?

- Once upon a December.

Mi illuminai entusiasta. Mi era venuta un'idea.

A. A.
Okay questo capitolo mi ha fatto esplodere dalla tenerezza, sto cercando di mantenere il più possibile i caratteri dei personaggi, anche se forse qui ho un po' sforato. Spero vi sia piaciuto in ogni caso (:

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now