14 - Divento improvvisamente una principessa rapita

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Poco dopo eravamo nella piccola sala da ballo in casa di Hua Cheng, lui si stava riscaldando mentre io ascoltavo in loop Once upon a December, l'avrebbe ballata lui da solo. Canticchiai la strofa pensieroso poi schioccai le dita soddisfatto e mi alzai in piedi.

- Ci sono! Sei pronto?

- Sono nato pronto.

Feci ripartire la musica e mi sistemai al centro della stanza, improvvisai un paio di passi, dopo neanche dieci secondi le mie gambe cedettero e crollai a terra improvvisamente stupendo persino me stesso. La gamba destra mi faceva malissimo. Guardai il pavimento affranto, quella caduta inaspettata aveva fatto scemare tutto il mio entusiasmo.

Giusto, non potevo più ballare, dovevo stare in un angolo e limitarmi a guardare e a parlare di tanto. Sospirai un po' rassegnato.

- Meglio se non ti faccio veder... AAA. SAN LANG!

Cogliendomi completamente di sorpresa San Lang mi aveva sollevato da terra, mi sosteneva con una mano sulla schiena e un braccio passato sotto le mie ginocchia.

- Cosa?!

Sorrise a un centimetro dal mio viso, era uno di quei sorrisi pieni di divertimento e dolcezza. - Gege, balliamo.

Tenendomi stretto cominciò a volteggiare per la stanza, io impotente non potei fare altro che stringermi a lui per non cadere tra una giravolta e un salto.

Once upon a December.
Someone holds me safe and warm.

Hua Cheng si inclinò di lato improvvisando un casche e io non potei non scoppiare a ridere. Era così meraviglioso volteggiare di nuovo come prima, rischiai di scoppiare a piangere per la gioia e la nostalgia che mi scompigliavano il cuore.

Figures dancing gracefully
Across my memories.

Canticchiava a bocca chiusa mentre mi faceva volteggiare per la stanza, dal suo sguardo luminoso pareva divertirsi un mondo. Era meraviglioso davvero. Socchiusi gli occhi e mi abbandonai tra le sue braccia, alla danza assurda che stava improvvisando.

Things my heart used to know
Things it yearns to remember.

Tra le mie palpebre socchiuse fece capolino un ricordo di molti anni prima. Avevo sette o otto anni. All'epoca di tanto in tanto frequentavo una piccola scuola di danza in periferia, aiutavo il mio insegnante a fare lezioni gratuite a ragazzini più poveri. Mi ricordo di un bambino, sempre sporco imbronciato, si presentava alle lezioni, ma non ballava mai. Restava seduto in angolo e guardava la lezione con il volto corrucciato, alcuni i bambini avevano paura di lui, altri lo trattavano male, a me aveva fatto sempre tenerezza.

Un giorno mentre aspettavo il mio maestro e gli altri bambini, stavo facendo da solo qualche semplice esercizio alla sbarra nella piccola e diroccata sala di danza, di colpo quel ragazzino spettinato e sporco era entrato come una furia nella stanza e aveva chiuso la porta, aveva il volto impiastricciato di sangue e l'unico occhio (l'altro era coperto da una benda) appena bagnato di lacrime. Ero rimasto fermo a guardarlo, di colpo il bambino aveva realizzato di non essere solo. Qualcuno bussò alla porta con forza.

- So che se qui. Vieni fuori, mostriciattolo.

Il bambino mi guardò con occhi supplicanti, io sorrisi incoraggiante e gli indicai un angolo della stanza, seminascosto da una tenda. Corse a nascondersi, io aprii la porta. Mi trovai davanti un uomo alto e spaventoso, sembrava arrabbiato.

- Chi cercate, signore?

- Un bambino alto così con la benda sull'occhio.

Sbraitò lui, io in risposta scossi la testa desolato. - Non è qui, ma l'ho visto passare poco fa. È passato correndo qui davanti, è scappato per di là.

L'uomo sbuffò e se ne andò a passo svelto maledicendo Dio, il mondo e quel bambino. Io richiusi la porta e mi avvicinai al bambino nascosto dietro la tenda.

- Se n'è andato, puoi uscire ora.

Il bambino si alzò tremante sulle gambe e annuì, poi mi guardò un istante.
- Mi piace come balli.

- Oh? Grazie.
Rimasi un secondo in silenzio poi lo presi per mano. - Potresti ballare anche tu.
- Mi fanno male le gambe. Vorrei danzare anche io, però...

Indicò le sue ginocchia sbucciate e insanguinate che sbucavano dai pantaloni sporchi e stracciati. - Oh...

Ero poco più alto di lui, lo presi in braccio e cominciai a danzare per la stanza tenendolo stretto. Inaspettatamente sorrise. Ballammo così, con lui stretto tra le mie braccia e io che barcollavo ridendo, finché non persi l'equilibrio e rotolammo a terra ridendo. Il mio insegnante di allora ci trovò così, stesi sul parquet ammaccato con le lacrime agli occhi dal ridere.

Once upon a December.

Proprio mentre venivo investito da questo ricordo Hua Cheng mi mise giù e crollò sdraiato accanto a me con il fiatone, ci ritrovammo sdraiati uno accanto all'altro, dopo uno sguardo d'intesa scoppiamo a ridere. Con Hua Cheng accanto per un istante mi parve tutto più leggero e semplice. Stare con lui mi ubriacava di felicità come danzare sulla mia canzone preferita, ciò che mi inebriava era un sentimento meraviglioso, travolgente, inspiegabile. Forse nella vita, non serve davvero una sala da ballo per danzare.

In quel momento il mio cellulare squillò, mi alzai di scatto e riposi.

- DOVE CAZZO SEI?
Mi venne un mezzo infarto, allontanai di colpo il telefono dal mio orecchio.

- Feng Xin?

Dall'altra parte del telefono sentii due persone litigare.
- Ridammi il mio telefono.

- Lascia rispondere Xie Lian.

- RIDAMMI QUEL DANNATO TELEFONO O TI PRENDO A PUGNI.

- Ahah, provaci.

Mu Qing e Feng Xin. Sospirai, perché dovevano essere così? Dopo un po' di confusione dall'altro capo del telefono e urla indistinte Xie Lian sentì la voce di Mu Qing.
- Dove sei? Ling Wen ci ha detto che ha visto Hua Cheng portarti via svenuto.

- Stai bene? Giuro che se quello lì ha osato farti qualcosa lo picchio.
Guardai San Lang, mi stava guardando innocentemente dal pavimento, mi scappò una risata divertita. Stava sentendo anche lui le urla di quei due.

- Ragazzi, calmi. Va tutto bene. Ieri mi sono addormentato durante la lezione e così mi ha portato a casa sua...

- A CASA SUA!?

- Feng Xin calmati, non agitarti tanto. Hua Cheng è una brava persona.

Mu Qing fece schioccare le labbra scetticamente e immaginai che avesse alzato gli occhi al cielo, esattamente come era solito fare quando qualcosa non gli piaceva.

- Tu non sai... Non sai.

- Cosa?

- È UN PAZZO. SEI A CASA TUA ORA, VERO?

- Ehm, no. Sono ancora a casa di Sa... Ehm... Hua Cheng. E non è un pazzo, è gentile.

Hua Cheng alle mie parole sorrise, pareva soddisfatto di sè stesso.

- Non ci credo. Xie Lian stai lontano da...

Sospirai un pochino esasperato e spostai il telefono dall'orecchio destro a quello sinistro prima di rispondere.
- Ragazzi grazie di preoccuparvi per me, ma per curiosità quando ha iniziato a importarvi di nuovo di me?

L'unica risposta che ottenni fu un silenzio imbarazzato. Socchiusi gli occhi, non sapevo se ridere o piangere.

- Immaginavo, ci vediamo in giro.

Chiusi la chiamata, quando guardai Hua Cheng, lo trovai ancora seduto sul pavimento a guardarmi con un'espressione allo stesso tempo divertita e provocatoria.

- Non ascoltarli San Lang. Riprendiamo la nostra lezione, che dici?

Lui si alzò in piedi.
- Certo, sono pronto.

A. A.
Vi dirò, mi sono beccata l'influenza tanto per cambiare, ma revisionare e postare questo capitolo è stato una terapia. (:

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now