28 - Sono un gabbiano (morto)

174 24 18
                                    

No appena uscimmo dal teatro Jun Wu si fermò e controllò l'ora sul suo orologio da polso, quell'oggetto valeva probabilmente più della sua auto.

- Sono quasi le undici e venti, abbiamo ancora un po' di tempo. Cosa ti va di fare?

- Non saprei.

Jun Wu si guardò intorno poi indicò un sontuoso hotel a cento metri dal teatro con un sorriso che sotto le luci della sera appariva affascinante e intrigante.

- Potremmo andare a mangiare qualcosa là, ho una camera prenotata per me sta notte perchè domani mattina ho un impegno in zona. Potremmo stare lì se non è un disturbo per te.

Avrei preferito tornare a casa prima e andare a buttarmi a letto, ma mi sembrava scortese rifiuatre, soprattutto dopo che mi aveva invitato con tanta gentilezza.

- Va bene. Grazie mille di tutto, davvero.

- Non è nulla.

Mi incamminai dietro di lui lungo la strada, pensando che sul serio, vista la ricchezza di cui Jun Wu disponeva, non era davvero nulla. Non appena entrai attraverso la porta scorrevole dell'hotel fui accecato dall'eleganza dell'ingresso. Il salone era piacevolmente illuminato da un lampadario di cristallo, il pavimento era di legno, perfettamente lucido, mi dava l'impressione di poterci pattinare sopra e le pareti erano ricoperte di brillante moquette rossa, non potei non pensare ad Hua Cheng.

- Buonasera.
Salutò la donna dietro al bancone, indossava una divisa che probabilmente costava di più del vestito più elegante che avevo nell'armadio, stare con Jun Wu mi faceva sentire miserabilmente povero.

- Buonasera a lei.
Rispose Jun Wu e, mentre io mi guardavo attorno estasiato sentendomi un bambino entrato in una fiaba, recuperò le chiavi della stanza e chiese che venisse portato del cibo in camera. Quel posto era davvero di lusso se aveva la cucina aperta ventiquattro ore su ventiquattro.

- Xie Lian, andiamo?

- Certo.

Sobbalzai, mi ero distratto osservando i giochi di luce che il lampadario di cristallo proiettava sul pavimento tutt'attorno a me, mi incamminai dietro Jun Wu, quando si fermò per chiamare l'ascensore lo guardai con gratitudine, non credo che sarei riuscito a fare le scale.

- Ti piace qui?

- È meraviglioso.
Non sono mai stato una persona particolarmente materialista, ma la bellezza, l'arte, la raffinatezza hanno sempre esercitato un forte fascino su di me. Vivendo nel mio vecchio misero appartamento ogni tanto provavo nostalgia della villa dov'ero cresciuto viziato e coccolato. Entrare in quell'hotel era stato come fare un salto indietro nel tempo.

Entrammo nell'ascensore insieme, incontrai lo sguardo del mio riflesso. L'ascensore all'interno aveva un'enorme specchio, così lucido che sembrava duplicare lo spazio. Notai subito il mio sguardo stanco e il mio corpo più magro rispetto a qualche mese prima che sembrava sparire sotto il mio pesante cappotto.

Una strana sensazione soffocante mi mandò in agitazione, Jun Wu mi pareva un po' troppo vicino.
Indietreggiai istintivamente finendo con le spalle contro il metallo dorato dell'ascensore e il mio accompagnatore mi guardò alzando un sopracciglio, io tossii a disagio.
Cogliendomi di sorpresa Jun Wu alzò una mano e la avvicinò al mio viso, con delicatezza mi prese una ciocca di capelli e me la portò dietro l'orecchio.

Non disse nulla, ma il suo gesto, il suo sguardo, il suo corpo leggermente inclinato verso di me mi mandarono in subbuglio lo stomaco, mentre la pesante consapevolezza che forse desiderava più di una semplice amicizia da me mi bloccava sul posto.
Per un istante pensai di assecondarlo, dovevo togliermi dalla testa definitivamente Hua Cheng, lui era innamorato di qualcun altro.

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now