41 - Per cena sofferenza

166 25 1
                                    

Ero finalmente a casa. Mi buttai sul divano di peso sprofondando la faccia nel cuscino.

- Preparo la cena.

- Ti aiuto.
Mugugnai con la voce soffocata dalla stoffa del cuscino, feci per alzarmi, ma Hua Cheng mi diede una gentile pacca sulla testa, spingendomi di nuovo sdraiato:
- Riposati pure, ne hai bisogno.

- Ma...

- Niente, ma gege. Smettila di fingere di stare bene.

Non riuscii più a trovare le parole per protestare. Rimasi lì sdraiato.
Era stato un pomeriggio difficile, prima Katrina, poi Veronika e infine Xia Chen. Xia Chen non sapeva ballare, era stata una sfida insegnarle solo due semplici passi a tempo, non osavo pensare quanto sarebbe stato difficile farle imparare tutta la coreografia per lo spettacolo.

Non sapevo nemmeno con che forza ero riuscito ad arrivare fino a casa, mi rannicchiai sul divano e chiusi gli occhi. Dalla cucina provenivano il famigliare sbatacchiare delle pentole e lo sfrigolio dei fornelli, per fortuna c'era Hua Cheng. Senza di lui probabilmente avrei saltato pasti interi, non tanto perché non avevo fame, ma perché ridotto male com'ero non sarei riuscito a reggermi in piedi abbastanza per prepararli.

Una lacrima mi scivolò giù lasciando un perfetto cerchio più scuro sulla stoffa del divano sotto la mia guancia. Era sempre così: non mi rendevo conto di quanto male stavo finché non crollavo. Non mi sentivo così male prima di entrare in casa, ero stanco e le gambe mi dolevano, ma mi reggevo in piedi e riuscivo a sorridere e a nascondere la fatica dietro una risata, ora invece sentii il dolore investirmi come un camion.

Mi aggrappai al cuscino, le mie dita affondarono nella stoffa e con un moto di terrore mi accorsi di non avere nemmeno abbastanza forza nelle braccia per stringere un pezzo di cotone. Un'altra lacrima cadde sul divano.

Basta, basta.

Mi strofinai gli occhi e presi un respiro profondo, non avrei pianto di nuovo. Eppure non riuscivo a fermarmi, non piangevo per colpa della tristezza o di qualche altra forte emozione, piangevo dal dolore e non riuscivo a fermarmi, non era qualcosa che ero in grado di controllare. Nascosi il viso nel cuscino e soffocai un singhiozzo, non volevo che Hua Cheng mi sentisse, non volevo farlo preoccupare.

Restai immobile, cercando di trattenere i singhiozzi, e lasciai le lacrime bagnarmi il viso, una dopo l'altra, finché il dolore si attenuò un po'. Finché tutto divenne sopportabile, mi si schiarì la mente.

- Gege è pronto.

- Ugh.
Mormorai, dovevo alzarmi. Provai a mettermi seduto, mi girava un po' la testa, ma potevo ignorarlo, spostai il peso sulle gambe e mi tirai su. Caddi sul tappeto con un tonfo sordo nel giro di un secondo.

- Gege?

- Sto bene.

Mugolai, così piano che Hua Cheng non mi sentì nemmeno. Quando mi aveva sentito cadere si era precipitato subito in salotto.

- Gege?! Cosa succede?

Mi girai a pancia in su e lo guardai dal basso, probabilmente avevo una pessima cera. Sospirai arreso:
- Aiutami ad alzarmi, per favore.

Con l'aiuto di San Lang mi rimisi in piedi e recuperai il mio equilibrio, ma una fitta lancinante al petto mi fece accasciare di nuovo in avanti, non caddi. Hua Cheng mi sostenne e mi fece sedere sul divano, il suo sguardo era colmo di panico.

- Gege, che succede?

- È un momento no. Ora mi riprendo subito.

Ero un bugiardo, non ero mai stato così tanto male, non sapevo quanto ci avrebbe messo a passare. La mia testa era completamente sottosopra, pareva che qualcuno avesse cucinato delle uova sbattute con la mia materia grigia, la mia visuale era attraversata da continui lampi di luce e ogni singola fibra del mio corpo sembrava decisa a cominciare una rivoluzione. Prima che potessi impedirlo le lacrime ripresero a scendermi lungo le guance. Cosa mi stava succedendo?

- Gege? Ti porto l'antidolorifico? Ma lo hai preso ieri, giusto?

Annuii piano, mi rannicchiai contro San Lang. - Passa, dammi un secondo.

Perché quel divano aveva visto solamente scene tragiche nelle quali io stavo male e Hua Cheng si occupava di me? Era troppo sperare che vedesse scene un po' più degne di una storia d'amore?

San Lang alzò una mano e me la appoggiò sulla fronte.

- Scotti.

- Oh... Probabile, a volte capita.

- Ti porto a letto, riesci a mangiare qualcosa?

- Andiamo a tavola, ce la faccio.

- Gege...

- Ce la faccio.

- Eh no.

Hua Cheng mi sollevò gentilmente dal divano e mi portò al piano di sopra, in camera da letto. Mi appoggiò sul materasso lentamente e mi passò il pigiama.

- San Lang!

- Gege, devi riposare. Ti porto qualcosa da mangiare, aspetta qui.

Prima che potessi protestare uscì dalla stanza, lasciandomi solo e imbronciato sul letto. Indossai il pigiama e mentre continuavo a tentare di auto convincermi che non stavo soffrendo mi infilai sotto le coperte. Quanto avrei voluto restare lì per sempre. Hua Cheng dopo poco tornò con un piatto di riso per me e uno per lui. Si sedette accanto a me.

- Va un po' meglio?

- Un po'.

Afferrai la scodella che mi stava porgendo, le nostre dita si sfiorarono, i nostri guardi si incontrarono e ci scambiammo un sorriso stanco. Era difficile, era difficile per me ed era difficile per lui. Odiava vedermi soffrire impotentemente, lo sapevo.

- È buono...
Mormorai dopo un boccone, quando alzai il capo notai che Hua Cheng mi stava ancora guardando, inclinai la testa confuso, domandando silenziosamente se ci fosse qualcosa che non andava.

- Mi dispiace.
Sussurrò.

- Non devi dispiacerti, sono cose che capitano. Anche a me dispiace per quanto tu abbia sofferto in Russia, ma non posso fare nulla se non renderti felice ora.

- Con me sei felice?

- Come non lo sono mai stato.

- Bene allora.

Hua Cheng sorrise, ma io sapevo, nel profondo del cuore che non aveva smesso di tormentarsi riguardo alla mia situazione. Ero stanco di tutto questo. Forse dovevo solo prendermi una definitiva pausa dal mondo e concedere al mio corpo il tempo di guarire. Avevo già rinunciato alla danza e al mio brillante futuro, non mi sarebbe costato nulla rinunciare anche al lavoro e alle rare uscite con gli amici.

Ormai avevo sacrificato così tanto, che fare un altro sacrificio non mi pareva doloroso.

Stanco sprofondai nei cuscini, tagliare definitivamente tutto fuori dalla mia vita non era una scelta facile, avevo bisogno di pensarci, avevo bisogno di un segnale dall'universo.
Il segno che stavo aspettando arrivò esattamente due giorni dopo mentre stavo lavorando alle "meraviglie del passato" con Shi QingXuan.

A. A.
Okay ragazzi, ci sono! Queste vacanze sono state un po' caotiche, ma confido di riuscire a postarvi presto un nuovo capitolo. Intanto Buon Anno e Buon Natale in ritardo :3

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now