46 - Sono un genio, davvero

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I giorni passarono, lenti, misurati dal frusciare delle pagine girate e dalle foglie dell'enorme acero nel giardino di Hua Cheng che ogni giorno, tormentate dal vento, si staccavano dai rami e volteggiavano a terra. Il cielo era perennemente grigio e l'aria odorava di freddo e di buio, l'inverno era ormai alle porte.

Un pomeriggio, grigio come gli altri, sedevo in giardino. Imbacuccato nella mia giacca e avvolto nella mia sciarpa colorata osservavo l'autunno morire attorno a me. Ero solo, tranne per un pettirosso che saltellava tra le foglie secche, non molto distante dalla terrazza dov'ero seduto.

Hua Cheng era all'accademia, aveva lezione con Sun Yang e io avevo finito di leggere l'ennesima storia e avevo dentro quel vuoto che lascia chiudere un libro dopo averne letto l'ultima pagina: non riuscivo a trovate pace.

Sospirai e osservai il pettirosso spiccare il volo e posarsi su uno dei rami dell'acero. Da quando avevo smesso di vivere stavo meglio, i giorni in cui il mio corpo raggiungeva il limite erano diminuiti e non dovevo più sopportare quotidianamente un dolore troppo forte per me, eppure non ero soddisfatto. Non ero fatto per la reclusione. Mi mancava Shi QingXuan, il suo sorriso e la sua gioia contagiosa, mi mancava la piccola baita tra i boschi dove mi aveva portato San Lang, mi mancavano Feng Xin e Mu Qing. Era da tanto che non visitavo mio padre e mia madre, nonostante il nostro rapporto fosse un po' rigido, li amavo.
Chissà per quanto avrei dovuto essere una farfalla bloccata in una teca, con così tanti spilli ad appesantirmi le ali. Da quando mi ero chiuso in casa, pensavo di più ed ero più malinconico, nonostante sprazzi di pura felicità donatomi da Hua Cheng, avevo la mente piena di metafore e idee che alimentavano il mio umore cupo.

Il pettirosso sull'acero prese di nuovo il volo, facendo tremare le poche foglie che ancora si aggrappavano ai rami. Seguii il piccolo uccellino con lo sguardo finché non scomparve dietro i tetti delle case. Avevo le mani abbandonate lungo i fianchi, immobile nella brezza leggera, all'improvviso, come se qualcuno avesse lanciato un sasso nella superficie serena di un lago, un tonfo sordo risuonò nell'aria riscuotendomi dal mio stato di ipnosi. Abbassai lo sguardo alla ricerca della causa di quel suono, l'anello che mi aveva regalato Hua Cheng qualche tempo prima giaceva per terra tra foglie secche ed erba secca. Lo raccolsi e me lo infilai nuovamente al dito, scivolò di nuovo per terra. Lo raccolsi di nuovo, con un moto di terrore realizzai che ero dimagrito ancora, così tanto che non riuscivo più a portare quell'anello. Annaspai per un attimo nel panico, l'immobilità che avevo scelto mi stava consumando.

Realizzai in quel momento che avevo davanti una scelta: sopportare il dolore e vivere o stare meglio e limitarmi ad esistere.

Sospirai, la vita aveva in serbo per me sempre scelte strane e difficili.

Chiusi gli occhi e di colpo non ero più nel giardino, sotto l'acero. Avevo circa quattordici anni, ero nel bar accanto alla QingTing con Sun Yang, non sapevo se cambiare scuola o continuare quella che stavo facendo, ma mi stava devastando psicologicamente.

- Hai ballato male oggi, Xie Lian. Sei in crisi.

- Lo so!
Avevo sbottato, colmo di vergogna davanti a quel rimprovero.

- Cosa succede?

- Come faccio a sapere che strada fare? Come faccio a sapere qual è la scelta giusta?
Sun Yang aveva riso e mi aveva offerto un sorso del suo cappuccino.

- Non c'è una risposta giusta, Xie Lian.

- E come faccio a scegliere, allora?

- Scegli ciò che ti rende felice, anche se è difficile, anche se fa male. Non esiste una via che è sia facile che felice.

Aprii gli occhi, ero di nuovo un adulto senza futuro in un giardino con un anello troppo grande stretto in pugno. Un uomo che aveva voglia di continuare la sua vita, nonostante la sua sfortuna. Mi sembrò, improvvisamente, di aver gettato via giorni interi per la paura del dolore.

Dovevo parlare con Sun Yang, ero sicuro che aveva una risposta per me anche in questa occasione. Velocemente rientrai in casa, cercai un cordino a cui appendere l'anello, nel momento in cui mi appesi quel gioiello al collo mi sentii improvvisamente meglio; recuperai il mio telefono e le chiavi, poi mi incamminai verso la fermata del bus più vicina. Uscire di casa dopo tutto quel tempo mi mise addosso una piacevole agitazione che accolsi con serenità. Non aspettai molto alla fermata, il bus arrivò presto e dopo circa venti minuti scesi davanti alla QingTing.

Dovevo trovare Sun Yang e Hua Cheng.

Stavo per entrare nell'accademia quando sentii un concitato vociare provenire dal retro. Rizzai le orecchie non appena mi parve di sentire la voce del mio ragazzo. Cosa stava succedendo?

Velocemente girai l'angolo e la scena che avevo davanti non mi piacque per niente. Quell'idiota di Henry insieme al suo gruppo di amici decisamente poco simpatici, si stavano accanendo contro qualcuno rannicchiato per terra mentre Veronika poco distante in compagnia di altre ragazze ridacchiava e scattava foto, urlando istericamente frasi in russo che non capivo.

Non mi avevano notato.

Ero convinto che scene del genere accadessero solo nei film e solo nella mia vita. Da piccolo ero vittima di bullismo, ma quasi mai finivo picchiato in quel modo, i miei tormentatori si accontentavano di dispetti e battutine che sapevo gestire senza problemi.
Mentre spiavo quella scena nascosto dalla semioscurità che stava calando lentamente sulla città e dall'angolo del muro dell'accademia il mio cervello lavorava a mille. Sarebbe stato stupido da parte mia gettarmi nella mischia: ero debole, mezzo disabile e quei ragazzi non vedevano l'ora di farmi a pezzi.

Dedussi che la scelta più intelligente era correre dentro l'accademia per chiedere aiuto, stavo per voltarmi e correre via quando Alexander fece un passo indietro e io riconobbi il ragazzo steso nella polvere con il viso sporco di sangue.
Il mio cervello a quel punto smise di funzionare, fucilò il ragionamento logico appena portato a termine e mi spinse in avanti.

- Ora basta! Smettetela tutti quanti.
Mi ritrovai a gridare furioso per un sentimento più stravolgente della rabbia.

E fu nel momento in cui Henry, Veronika, Alexander e gli altri ragazzi si girarono verso di me che capii di essere fottuto.

Un ottimo lavoro come sempre, Xie Lian.

A. A.
SONO VIVA. È un breve capitolo, ma se riesco ne posterò altri nei prossimi giorni, mi piacerebbe riuscire a finire questa storia (:.
A prestoo

Memorie d'autunno || Hualianحيث تعيش القصص. اكتشف الآن