9 - Assassinio di un vaso

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Il giorno dopo ero al lavoro, stavo spolverando tutti gli scaffali del negozio, uno ad uno. Dovevo tenere la mia mente impegnata e sopportare dolore mentre mi mantenevo concentrato su un lavoro era decisamente un'attività utile per tenere lontani i pensieri.

Mi ero informato di più riguardo al chronic lyme disease, di sicuro non  era mortale. (A meno che un malato non si suicidava per la disperazione). Non era mortale, ma solo molto fastidiosa e se non veniva curata c'era il rischio che provocasse gravi disturbi cardiaci, problemi alla vista, incapacità di muoversi e altre cose poco belle con cui avevo vissuto benissimo senza fino a quel momento.

Dopo essermene andato da casa di Hua Cheng, la sera precedente avevo chiamato mia madre. Le avevo raccontato della mia scoperta e lei dopo un attimo di perplessità mi aveva ascoltato, pareva felicissima e continuava a dire che siccome conoscevo il problema, potevo trovare la soluzione. Sospirai, mentre spolveravo un replica pessima di un vecchio vaso cinese il mio telefonò squillò, sobbalzai e rischiai di rovesciare il vaso. Lo presi al volo e in fretta risposi.

La voce di mia madre, allegra come non mai, mi salutò dall'altra parte del telefono.

- Tesoro!

- Ciao mamma.

- Quando verrai a trovarci?

- Tra poco.

- Non vedo l'ora, ho delle novità. Ho scoperto che la moglie del cugino del mio migliore amico ha avuto la tua stessa malattia, mi ha consigliato un medico che a detta sua è bravissimo. Ho prenotato una visita dopodomani. Poi mi ha consigliato qualche rimedio naturale molto utile, in più ti ho prenotato già una seduta di agopuntura la settimana prossima da una ragazza che ha già curato gente come te. Poi ho pensato che potresti comunque cominciare a vedere uno psichiatra, per sicurezza.

Uno strano senso di gelo invase mi invase, per poco non chiusi la chiamata in faccia a mia madre. Ripresi a spolverare uno scaffale.

- Grazie mamma.

- Figurati, sono sicura che nel giro di qualche settimana starai di nuovo bene, tuo padre non vede l'ora di rivederti sul palco.

Annuii, poi mi resi conto che mia madre non poteva vedermi quindi mi sbrigai a rispondere. Misi giù lo strofinaccio sporco di polvere e mi sistemai meglio il cellulare all'orecchio.

- Certo, mamma.

- Poi quella signora con la tua stessa malattia ha consigliato di consultare una nutrizionista, quando vieni a trovare me e papà possiamo andare insieme da un dottore che ha seguito anche tuo cugino. Prenderei già appuntamento.

- Va bene.

- Non vedo l'ora di vederti. Sei al lavoro?

- Sì...

Proprio in quel momento sentii la porta del negozio aprirsi. - È appena entrato un cliente, ciao mamma ci sentiamo.

Dissi velocemente prima di riattaccare con un sospiro esasperato. Feci per prendere in mano lo straccio che stavo usando per spolverare, ma urtai per sbaglio il brutto vaso cinese lì vicino, quello traballò un po' e prima che potessi impedirlo, cadde dallo scaffale, proprio dritto verso la mia testa. Istintivamente abbassai il capo e strinsi gli occhi in attesa dello schianto, il vaso, però, non schiantò mai contro la mia testa. Qualcuno mi strattonò di lato e il  rumore del vaso che cadeva per terra e si infrangeva in mille pezzi mi assordò per un istante.

- Stai bene?

- San Lang?

Mi ritrovai praticamente tra le braccia del mio allievo, aveva un'espressione preoccupata in viso e mi stava ancora tenendo per il polso. Guardai la sua mano perplesso e lui mi lasciò andare. Lo osservai stupito un istante, aveva i capelli ribelli sciolti, indossava una tuta comoda e un paio di occhiali dalla montatura scura con cui non lo avevo mai visto, non mi aspettavo di trovarmelo davanti al lavoro, poi mi ricordai del vaso. Lanciai un'occhiata sconsolata ai cocci di terracotta dipinti sparsi per terra e sospirai.

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now