17 - Mi faccio servire dal mio ospite

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Aprii la porta.

Ero in pessime condizioni, in pigiama, scalzo, spettinato, con addosso una felpa più grande di me, probabilmente avevo anche le occhiaie e il viso bianco cadaverico. Sentii il rumore dei passi di Hua Cheng mentre saliva le scale del condominio fino al mio appartamento.

Mi appoggiai sullo stipite della porta, troppo affaticato per reggermi in piedi. Mi diedi dello stupido, avevo fatto venire Hua Cheng per un non nulla, non stavo così male in fondo. Avevo più nebbia che materia grigia nel cranio, ma non stavo con il male. Insomma non avevo nulla che una bella dormita non potesse risolvere.

Avevo chiamato istintivamente San Lang, giusto per sentirmi meno solo un istante, non mi aspettavo di certo che si sarebbe presentato davanti alla mia porta, con le guance arrossate per la corsa su per le scale e i capelli scarmigliati come al solito. Mi lanciò un sguardo indagatore come per controllare che fossi tutto intero, io sorrisi.

- Ehi, non serviva che venissi.

- Mi hai fatto preoccupare. Come stai?

Risi, quasi con una punta di isteria e rientrai nel mio appartamento facendogli segno di seguirmi. Lui entrò e chiuse la porta, mi girai a guardarlo.

- Sto bene, davvero.

Inarcò le sopracciglia poi aprì un po' titubante le braccia. Mi ci gettai a capofitto, avevo un bisogno disperato di un abbraccio, di un po' di calore che acquietasse i brividi che mi stavano facendo tremare da tutta la sera. Mi abbracciò delicatamente, toccandomi appena, memore probabilmente dell'abbraccio che aveva provato a darmi in ospedale. Io ignorai il dolore e lo strinsi forte a metà tra l'imbarazzato e il disperato.

- Sto bene.
Ripetei.

- Gege, non c'è nulla di male nell'ammettere di stare male.

Sapevo che Hua Cheng aveva ragione, ma... Scossi la testa e lui sospirò. Profumava di fresco e menta, questo buon odore però aveva una retrogusto di fumo. Chissà cosa stava facendo prima di venire qui.
Quando San Lang sospirò e sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi contro il mio, il suo respiro mi solleticò la cute.

- Gege, mettiti a letto. Ti preparo qualcosa di caldo, ti va?
Annuii, mi girai per andare in camera da letto, ma inciampai nell'orlo lungo del pigiama e caddi di peso per terra, troppo rintronato per provare evitare la caduta.

- Gege!

- Mpfg.

Mugugnai con il viso premuto contro il pavimento. San Lang mi sollevò di peso, mi prese in braccio come quando avevamo ballato su Once upon a December e mi portò in camera mia, nel mio letto. Mi lasciai portare, sistemare i cuscini e rimboccare le coperte. Più si prendeva cura di me, più mi veniva da piangere.

Non ero abituato a tutte quelle attenzioni. San Lang arrivò poco dopo con due tazze di té verde, mi aiutò a mettermi seduto e mi porse la tazza. La presi come se mi stesse offrendo un prezioso tesoro.

- Dov'eri?
Chiesi curioso, ora che mi ero un attimo ripreso dal momento di confusione e morte avevo notato che era vestito piuttosto bene, probabilmente era in discoteca o ad una festa con amici.

- Ero in una bisca.

- Non si dovrebbe giocare d'azzardo.
Borbottai con poca convinzione.

- Gege, hai ragione. Non si dovrebbe giocare d'azzardo se si ha una pessima fortuna. Non è il mio caso.

- Hmmm.

- Se un giorno hai voglia di accompagnarmi, ti mostrerò.

- Va bene, ma non fare cavolate.

Memorie d'autunno || HualianWhere stories live. Discover now