32. HAILEY

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Mi liscio il vestito con le mani gelate, temporeggiando fuori dal ristorante di lusso che mia madre ha scelto per la serata.

Normalmente mi sarei vestita senza troppa cura, come al mio solito, ma se non ci avessi messo almeno un po' di impegno avrei sicuramente finito per litigare con lei prima ancora di iniziare a sfogliare il menù.

Così ho preso uno dei pochi capi d'abbigliamento che mia madre non considera spazzatura, e l'ho indossato. È un semplice abito blu notte, corto al punto giusto e con le maniche di raso che si chiudono sui polsi in modo delicato. Il tessuto è morbido ma fascia perfettamente ogni punto, finendo per allargarsi sulla gonna.

La giacca di pelle nera è l'unico tocco personale che mi sono concessa. Nemmeno le scarpe sembrano fare parte di me. Il tacco è basso, ma comunque fastidioso, e non potrebbe essere più lontano dal mio stile. Purtroppo per me però, sono le uniche scarpe che possiedo ad essere adatte a questa occasione.

Sposto il peso da una gamba all'altra nervosamente quando il portinaio mi rivolge un'occhiata stizzita, guardandomi sistemare per l'ennesima volta le pieghe invisibili della gonna.

«Entri o no?» mi chiede infastidito.

Raccolgo alcune briciole della mia dose quotidiana di acidità per lanciargli un'occhiataccia, dopodichè, prendo un respiro profondo... Ed entro.

Faccio appena in tempo ad oltrepassare la porta trasparente che una cameriera mi ferma prima ancora che riesca a fare un passo verso la sala.

«Cognome?» domanda, aprendo velocemente un libro e scorrendo con una penna tra i diversi nomi all'interno «Hai una prenotazione? Sei con qualcuno?»

«Campbell» mi affretto a rispondere, condizionata dalla sua evidente ansia «Mia madre dovrebbe essere già qui»

«Perfetto» dice subito «Il tuo tavolo è dietro la colonna, a sinistra» indica un punto con il dito indice, prima di chiudere il libro che ha tra le mani e rivolgermi un sorriso frettoloso «Sono già tutti seduti»

Non ho tempo di chiederle cosa intenda con "tutti" che è già sparita, presa ad accogliere altri clienti entrati subito dopo di me.

Seguo le sue indicazioni e attraverso la sala gremita di gente. I tavoli sono tutti elegantissimi, con tanto di candele e calici talmente puliti da sembrare quasi invisibili.

Ogni passo verso la colonna è un'occasione per inspessire il mio scudo, ma quando la oltrepasso, capisco che nessun muro, nessuna protezione avrebbe potuto ripararmi da quello a cui stavo andando incontro.

«Tesoro!» mia madre si alza dalla sedia appena mi vede, impeccabile come sempre nel suo tubino bianco latte «Ti stavamo aspettando»

Il mio sguardo passa in rassegna ogni minimo dettaglio di quella scena, senza darmi il tempo di realizzare quello che sto vedendo.

Il compagno di mia madre è seduto in modo scomposto vicino a lei, la bocca arricciata nella stessa smorfia che ha ogni volta che mi vede, mentre la sua mano destra agita il bicchiere in movimenti circolari, facendo muovere il vino al suo interno. Di fronte a lui, accanto al posto vuoto che dovrei occupare io... c'è Scott.

Desidero con tutta me stessa che si tratti di una stupida allucinazione, aggrappandomi alla vana possibilità che la mia vita non faccia davvero così schifo. Ma i miei sogni non tardano ad essere infranti, quando appena un secondo più tardi, Scott si gira verso di me.

Il sorriso che mi rivolge, una perfetta imitazione del ragazzo d'oro che credevo fosse un tempo.
Prima di scoprire il marcio della sua anima.

«Tua madre ha insistito» posso sentire i miei piedi ancorarsi al terreno, mentre ascolto la sua voca candida attirarmi in una trappola come la prima volta «Accomodati Hailey»

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