4. HAILEY

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«Io vado allora» annuncio, sistemando un bicchiere nel lavello prima di cominciare a slacciarmi il grembiule «Ryan?»

«Mmh?» non mi ascolta nemmeno mentre è intento a preparare tre drink uno dietro l'altro «Che hai detto?»

«Sto andando via» alzo leggermente il tono della voce. Questa sera c'è parecchio casino, quindi anche la musica è più alta del solito «Siete sicuri di cavarvela voi due da soli?»

Chris mi rivolge un sorriso frettoloso, correndo da una parte all'altra del bancone alla ricerca di un beccuccio per la bottiglia di liquore che ha in mano «Non preoccuparti per noi» dichiara con entusiasmo «Siamo una bella squadra, ce la caveremo»

Alle sue parole non mi sfugge la reazione di Ryan, che non trattiene una smorfia mentre si allunga per mettere del ghiaccio tritato nei bicchieri che ha davanti «Mmh»

È tutta la sera che si esprime a monosillabi, e non so se sia per qualche motivo vero e proprio o semplicemente perché si è svegliato dalla parte sbagliata del letto. Ne ha spesso di queste giornate, e di solito non ci faccio molto caso. L'espressione scocciata appartiene al suo essere tanto quanto una fetta di lime appartiene ad un mojito.

Sono tentata di restare ad aiutarli quando Chris richiama la mia attenzione, agitando una mano in aria.

«Non farci caso, oggi gli girano» commenta, senza preoccuparsi di farsi sentire da lui «Buonanotte Hailey, ci vediamo domani» con una gomitata leggera cerca di richiamare l'attenzione del collega «Ryan, come si dice?»

«Mmmmh»

Chris alza gli occhi al cielo, e la sua espressione sembra voler dire: "Che vuoi farci, è fatto così".

Vedendo la sua frustrazione non posso fare a meno di ridere. Ormai lo conosco, e posso affermare con certezza che sia una persona estremamente lunatica. Quando non è in vena di parlare è meglio lasciare le cose come stanno, e facendo parte io stessa di questo club, non posso che comprenderlo.

«A domani ragazzi»

Saluto entrambi con un cenno della testa, prima di agganciare il davantino all'appendiabiti riservato al personale ed infilarmi la giacca.

Appena fuori dal locale, la differenza di suoni e il silenzio improvviso mi spiazzano come ogni volta. Il casino all'interno di sente comunque, ma molto meno. Almeno quanto basta per dare tregua alle mie orecchie e farmi sospirare di sollievo.
Se non altro, vivere costantemente nel caos mi ha insegnato ad apprezzare molto di più i momenti di silenzio.

«Ehi»

Quasi faccio un balzo indietro per lo spavento quando una voce ormai familiare spezza la quiete della notte.

Mi giro verso la figura alta e dall'aria divertita, con una mano ancora sul petto «Se non la smetti di fare così giuro che prima o poi ti becchi un pugno in faccia»

Taylor si lascia sfuggire una risata bassa «Non sarebbe la prima volta»

Non posso evitare di chiedermi a cosa si riferisca, ma l'irritazione prende comunque il sopravvento sulla curiosità «Cosa ci fai qui?»

Lo guardo stringersi nella giacca di jeans imbottita, avvicinandosi di un passo «Ti accompagno a casa»

Mio Dio, ma che problemi ha? Accettare un no come risposta è così difficile?

«No, ci vado da sola» ribatto schietta, incrociando le braccia.

Taylor si passa una mano tra i capelli scuri prima di infilarla in tasca «Ti faccio solo compagnia, non serve scaldarsi tanto»

PROVA A RESISTERMIOù les histoires vivent. Découvrez maintenant