47. TAYLOR

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Con una spallata decisamente esagerata mi libero dell'attaccante della Princeton, facendomi largo tra corpi e imbottiture mentre slitto sul ghiaccio come se avessi le ali ai piedi e... Il fischio dell'arbitro mi interrompe nel bel mezzo dell'azione, comunicandomi la mia infrazione. La seconda nel giro di pochi minuti.

Sconto i due minuti di sospensione con la rabbia nelle vene, cercando di evitare lo sguardo del coach, che sono certo abbia parecchia voglia di strozzarmi. Ma non mi interessa.
Quei bastardi di Princeton non giocano correttamente, quindi non ho intenzione di farlo nemmeno io.
La loro scorrettezza però non è l'unico motivo della mia furia sul campo.

Nelle ultime due sere non ho fatto altro che pensare alla conversazione con Hailey, e al modo in cui si è conclusa.
So di essermi spinto troppo in lá, lo sapevo nel momento stesso in cui ho pronunciato quella maledetta domanda, ma non potevo fare finta di niente. Non dopo aver visto quel pezzo di merda afferrarle il braccio in mezzo al corridoio. Non dopo aver visto il terrore negli occhi di Hailey. Quell'ombra di paura e oscurità che l'ha portata a chiudersi in sé stessa di nuovo.

Il pensiero mi è passato per la testa diverse volte, ma ho sempre pensato che non potesse essere vero. Che dovevo aver frainteso.

In quel momento però, tutto ha avuto un senso. Ho messo insieme i tasselli, e la realtà si è palesata sotto il mio sguardo come un orribile ricordo.

Se ripenso alla sera in cui sono andato a prenderla al lavoro, trovandola in lacrime e a pezzi... Se ripenso al modo in cui urlava dopo essersi svegliata dall'incubo... Mi viene da piangere.

Ora tutto ha senso.

Il fatto che non volesse lasciarsi toccare quella prima volta in macchina... Che detestasse l'idea di non avere il pieno controllo della cosa.

Eppure sono ancora tante le domande che vorrei farle. Così tante che in questo momento mi sembra di esserne sommerso, e il senso di impotenza che mi fa provare tutto questo è talmente forte che vorrei urlare. Spaccare qualcosa.

Ma la cosa che mi fa incazzare di più è che sono stato chiuso fuori.
Hailey mi ha chiuso fuori.
L'ho capito forte e chiaro quando la scintilla nei suoi occhi verdi si è spenta davanti a me, come se avesse sbattuto una porta. Spegnendo quella fiamma che avevo imparato a conoscere così bene. La mia gemella agli antipodi.

Credevo che stessimo facendo dei passi avanti. Che finalmente stesse imparando a fidarsi di me.
A quanto pare mi sbagliavo.

Al fischio del coach scatto subito in piedi, lanciandomi sul ghiaccio con la consapevolezza che questa piccola pausa non ha fatto altro che peggiorare la mia rabbia.

Non faccio tempo ad afferrare il dischetto e lanciarlo a Luke che un gigante brufoloso della Princeton mi viene addosso, puntandomi come un toro con la bandiera rossa. Per una frazione di secondo rischio seriamente di cadere di faccia sul ghiaccio, e questo è tutto quello che basta a fare in modo che il disco finisca dritto nelle mani avversarie. Con un ringhio più animale che umano mi rimetto in carreggiata. Una volta affiancato di nuovo il gigante gli sferro un calcio sui pattini, mandandolo a rovinarsi sul ghiaccio in preda alle urla di dolore.

L'arbitro corre a fischiarmi davanti al viso mentre mi segnala il terzo fallo della partita. Non devo nemmeno voltarmi verso il coach per sapere cosa significa: espulso.

Procedo a grandi falcate verso l'uscita della pista, il fumo che mi esce dalle orecchie. Una volta arrivato negli spogliatoi mi libero del casco e lo lancio sulle panche con tutta la forza che ho.

In piedi tra le panchine piene di borsoni mi porto le mani tra i capelli e mi lascio andare a un grido di stizza così forte che sono stupito che l'arbitro non venga ad ammonirmi anche qui.

«Taylor?»

La sua voce è come una carezza e un pugno allo stesso tempo, e mi blocco con le mani a mezz'aria.
Quando mi volto non posso fare a meno di sentirmi sprofondare.

«Che ci fai qui?» il mio tono è duro, al momento sono talmente incazzato che non ho nemmeno voglia di provare ad addolcirlo «Come sei entrata?» scatto di nuovo.

Hailey non sembra scomporsi davanti alla mia rabbia, e la cosa per qualche motivo mi fa incazzare ancora di più.
È come se potessi vedere quel maledetto scudo circondarla da capo a piedi, assicurandosi di tenermi ben lontano da lei.

«Ho le mie conoscenze» dice asciutta, entrando nello spogliatoio e osservando il casco ancora dondolante sulla panca in fondo alla stanza. Dio, deve aver visto tutta la scena «Che ti succede?»

Alla sua domanda, alzo un sopracciglio «Che mi succede?» La risata che mi esce di bocca è isterica e acida «Che succede a te!» non le lascio il tempo di rispondere mentre prendo a camminare avanti e indietro per la stanza «Ogni volta che credo di aver fatto un passo avanti con te, succede qualcosa che ci fa tornare al punto di partenza» sbotto, dando voce ai miei pensieri senza filtri.

Posso percepire il corpo di Hailey irrigidirsi impercettibilmente, prima che i suoi passi leggeri si facciano sempre più vicini.
Mi volto appena in tempo per vederla fermarsi a meno di un metro da me, le braccia incrociate davanti a sé.

«Lo so» ammette come se se lo aspettasse «Ma siamo arrivati fino a qui» dice calma, troppo calma per essere vera. Per essere lei «Non ho intenzione di mollare ora»

Le sue parole mi colpiscono, ma quando guardo i suoi occhi... la Hailey che conosco non è presente.
E senza di lei, le parole sono solo parole.

Quasi mi avesse letto nel pensiero la sua mano si allunga per posarsi sopra le mie imbottiture, ma mi allontano di scatto, prima che possa toccarmi. La goccia di dolore che le attraversa lo sguardo è l'unica prova della persona che si nasconde dietro quell'armatura così accuratamente costruita.

«Non potremo mai andare avanti se non ti apri con me» ribatto secco, lasciando che il veleno si depositi lentamente sulla mia lingua «Fino in fondo»

Hailey fa uno scatto indietro, improvvisamente livida di rabbia «Aprirmi con te?» ripete, puntandosi il dito sul petto «Mi sono aperta con te più che con chiunque altro a questo mondo» dichiara, la voce rotta dall'astio o dalla tristezza. Non saprei dire quale delle due «Cosa vuoi ancora?» solleva le mani in aria, lasciandole ricadere subito dopo «Cosa vuoi ancora da me

La sua dimostrazione potrebbe sicuramente impressionare qualcuno, lo ammetto.
Ammirevole teatrino.
Ma non me la bevo nemmeno per un secondo.

Un'altra risata amara mi solletica la gola «Cazzate» dico serio, avvicinandomi bruscamente al suo viso fino a condividere il respiro con il suo «Togliti la maschera quando mi parli»

I suoi occhi smeraldo sgranano di colpo, lo stupore che li riempie quasi del tutto . Come se avessi lanciato la freccia dritta al centro del bersaglio e lei fosse arrivata troppo tardi per toglierlo dalla traiettoria.

Le sue labbra si schiudono per un attimo. Poi si chiudono di nuovo.
Il silenzio attorno a noi è così assordante che nemmeno il rumore della partita riesce a rompere la bolla di fuoco e ghiaccio in cui ci troviamo.

Per la prima volta da quando la conosco, Hailey abbassa lo sguardo.
E per la prima volta, io non sono felice di aver vinto.

Scuoto lentamente la testa, ancora così vicina alla sua da permettere ai miei capelli gocciolanti di sfiorarle la fronte «Come immaginavo» commento, prima di oltrepassarla e imboccare l'uscita senza voltarmi indietro.

PROVA A RESISTERMIWhere stories live. Discover now