33. TAYLOR

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Cazzo.

Cazzo, cazzo, cazzo.

È la decima volta che provo a richiamare Hailey, ma niente da fare. Il telefono suona a vuoto. La vocina fastidiosa non fa altro che ripetermi che il suo telefono potrebbe essere spento o non raggiungibile.

Quando ho visto la chiamata, appena pochi minuti fa, sono rimasto stupito. Stavo mangiando con i ragazzi, e avevo lasciato il telefono in camera da letto. Ma quando loro sono usciti e io sono tornato nella mia stanza, ho subito provato a richiamarla.

Hailey non mi ha mai chiamato, ad eccezione di qualche giorno fa, quando l'ho raggiunta sulla panchina del campus, ed era ovvio che non stesse bene. Il che non fa altro che aumentare la mia ansia mentre mi infilo la giacca e prendo le chiavi della macchina, uscendo il più velocemente possibile.

Non so come spiegarlo, ma sento che c'è qualcosa che non va. Una strana sensazione alla bocca dello stomaco mi mette subito in allerta, e mentre guido, non riesco a fare altro che sperare che stia bene.

Macino la poca strada che mi divide da lei nel giro di pochissimi minuti, eppure mi sembra comunque di metterci un'eternità. Man mano che mi avvicino è come se potessi sentire un filo invisibile strattonarmi nella sua direzione, e quando entro nel parcheggio del dormitorio lascio la macchina nel primo posto che capita, senza preoccuparmi di metterla bene.

Scendo velocemente dal pick up e... La scena che mi trovo davanti è talmente straziante da stracciarmi il cuore in un modo che non credevo possibile.

Corro verso le gradinate e le avvolgo le braccia attorno al corpo minuto, circondandola con tutto il mio calore.
Hailey non sembra accorgersi della mia presenza finché non le parlo, sforzandomi di mantenere la voce più salda che posso.

«Shh» cerco di calmarla, accarezzandole i capelli lentamente «Sono qui, principessa»

Hailey si scosta istintivamente, poi mi guarda... E si lascia cadere tra le mie braccia.
Piange talmente forte che il suo intero corpo viene scosso da tremiti violenti, e temo seriamente che possa sgretolarsi tra le mie mani da un momento all'altro.

Affonda il viso sul mio petto, aggrappandosi a me con tutte le sue forze.

«Shh» ripeto, sentendola mormorare cose incomprensibili «Sono qui» posso sentire la mia voce incrinarsi, ma mi impongo di restare calmo. Per lei. «Sono qui»

Nonostante le mie carezze Hailey non sembra riuscire a calmarsi, e quando le tocco il viso mi accorgo che è completamente ghiacciata. Porca troia, chissà da quanto tempo è qui fuori.

«Vieni» le dico dolcemente «Dobbiamo andare al caldo»

Faccio per aiutarla ad alzarsi, ma Hailey mi ferma bruscamente.

«La mia ca.. la mia camer...» fatica a mettere insieme due parole senza singhiozzare, e quando alza lo sguardo per incontrare il mio, la vista è talmente dolorosa da farmi tremare le ginocchia «È c-chiusa»

Il verde dei suoi occhi è così debole e spento che fatico a riconoscerlo, completamente sommerso da un mare di nuove lacrime pronte a sgorgare.

Fin dall'inizio ho sempre creduto Hailey una ragazza forte, una di quelle che vanno in giro a testa alta, fregandosene dell'opinione degli altri e che non piangono per niente e nessuno. Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso.

Le persone forti piangono. E le persone ancora più forti, chiedono aiuto quando ne hanno bisogno.

Non oso immaginare quanto le sia costato chiamarmi, conoscendo il suo carattere. Altra prova del fatto che sia una delle persone più tenaci che io conosca.

PROVA A RESISTERMIDonde viven las historias. Descúbrelo ahora