37. TAYLOR

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Camminiamo circa dieci minuti prima di arrivare alla meta, e superato l'ultimo albero coperto di neve, Hailey si volta verso di me.

«Un lago ghiacciato?» domanda incuriosita, stringendosi nella giacca che le ho prestato «Era questo il grande segreto?» con una mano si sposta i capelli dalla faccia «E si può sapere perché ti sei portato dietro quel sacchetto?»

Rido tra me e me, appoggiandomi al tronco dell'albero spoglio «Tu fai decisamente troppe domande»

Hailey fa una smorfia «E tu dai decisamente poche risposte»

Alzo gli occhi al cielo. Dio, con questa ragazza non c'è modo di averla vinta.
Eppure, qualcosa dentro di me, trova estremamente attraente il fatto che abbia sempre la battuta pronta.

Devo essere malato, lo so.

Con nonchalance appoggio per terra il sacchetto nero, aprendolo davanti a lei e rivelando il vero motivo della nostra gita.

«È una vera fortuna che tu abbia lo stesso numero di mia madre» dico, porgendole un paio di pattini bianco latte.

Hailey li afferra con entrambe le mani, l'espressione preoccupata e leggermente sospettosa «Mi hai portata qui per uccidermi, vero?» dichiara, osservando i pattini come se reggesse l'arma del delitto «Ecco perché hai portato quel sacco» continua imperterrita «Hai intenzione di ammazzarmi e buttarmi nella spazzatura insieme agli avanzi di Natale»

Con una risata, estraggo il mio paio di pattini «No Hailey, non ho intenzione di ucciderti» dico, avvicinandomi a lei «E poi, a Natale qui non ci sono mai avanzi. Dovrei trovare un modo più originale per liberarmi di te»

Hailey mi fa il dito medio, e non posso fare altro che ridere ancora mentre guardo il suo viso farsi sempre più preoccupato. Il fatto che non si sia rifiutata categoricamente però, mi fa sperare che finalmente stia iniziando a sciogliersi.

Mi siedo su un ciocco di legno e mi tolgo le scarpe, ignorando il freddo sui piedi nel piccolo frangente in cui rimangono scoperti.

Mentre finisco di assicurarmi anche il secondo, la osservo con la coda dell'occhio, e per un pelo non scoppio di nuovo a ridere.

È palesemente in difficoltà, ma piuttosto di chiedere aiuto preferisce arrabbiarsi con i lacci, imprecando a bassa voce e mandandoli a quel paese. Come se potessero sentirla.

Una volta terminato di indossare i miei, mi giro verso di lei «Posso aiutarti?» Il suo sguardo saetta su di me, fulminandomi, e io alzo le mani in segno di resa «Oppure puoi continuare a litigarci tutto il giorno, come vuoi»

Dopo qualche altro tentativo Hailey alza la testa e mi guarda, allungando una gamba nella mia direzione con uno sbuffo.

Trattengo a stento il sorriso che sta per spuntarmi e mi inginocchio di fronte a lei per la seconda volta in ventiquattrore, più che felice di farlo.

Nel giro di pochi secondi le assicuro i pattini ai piedi, e mentre mi alzo, Hailey mi guarda come se avessi appena compiuto un numero di magia.

«Hockey, ricordi?» le faccio notare con un sorriso.

Annuisce, tentando di alzarsi «Giusto»

Rischia di cadere nel momento stesso in cui mette entrambi i piedi nella neve, ma la afferro prima che abbia il tempo di farlo, guidandola fino al bordo del lago.

Hailey si ferma un secondo, fissando preoccupata un punto alle mie spalle «Sicuro che reggerà?»

«Venivo qui tutti gli inverni a pattinare con i miei fratelli» le racconto, scendendo sul ghiaccio per primo «Quindi si, sono sicuro» le faccio l'occhiolino «Al novantotto per cento, almeno»

PROVA A RESISTERMIWhere stories live. Discover now