55. HAILEY

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«Da quant'è che sei ferma in quella posizione?»

Alex mi guarda con aria preoccupata quando esce dal bagno e io mi rannicchio ancora di più sotto le coperte.

«Non lo so» borbotto a bassa voce, alitandomi sulle mani per scaldarmi le dita «Più o meno da ieri sera»

Per essere precisi sono due giorni che me ne sto chiusa in stanza. Dopo essermene andata dall'appartamento di Taylor sono tornata di corsa qui, senza guardarmi indietro. Mi sono lavata i denti e ho fatto una doccia bollente, nel vano tentativo di spazzare via l'orribile sensazione che mi stava divorando. Inutile dire che ne l'acqua ne nient'altro avrebbe potuto riuscire nell'intento. A farmi sentire meglio. Quindi mi sono buttata sotto le coperte e sono scoppiata a piangere tutte le lacrime che ero miracolosamente riuscita a trattenere, fino a terminare le riserve. Una, due, tre volte.

Quando Alex è tornata in camera, due sere fa, si è fiondata subito al mio fianco e da quel momento si è rifiutata di lasciarlo. Di lasciarmi. Nemmeno per andare a lezione. Ci siamo entrambe date malate e devo ringraziare Ryan per aver accettato di coprire i miei turni senza la minima esitazione. Cosa che ovviamente non ha fatto altro che farmi piangere ancora di più. In tutti questi mesi ero così convinta di essere sola da non accorgermi che nella mia vita ho già delle persone che mi vogliono bene. Per quanto la cosa mi sembri assurda. Non so cosa io abbia fatto per meritarmi il loro affetto, ma nella tristezza è stata quella consapevolezza a regalarmi il conforto di cui avevo bisogno.

«Hai mangiato qualcosa?» i passi felpati di Alex si avvicinano al letto e una cascata di capelli biondissimi entrano nella mia visuale quando si abbassa per osservarmi meglio «Devi sforzarti Hailey, solo qualche morso dai»

Con uno sforzo immane mi metto a sedere, girando la testa per fissare il cartone della pizza che Alex mi ha portato ormai più di otto ore fa.

«Non penso di sentirmela» ammetto, rivolta più a me stessa che a lei.

Persino l'odore mi da la nausea. Il mio stomaco si contorce, provocandomi un crampo, indeciso se rigettare il poco che ancora lo riempie o crogiolarsi nel dolore della fame.

Scuoto la testa con un sospiro.
Qualunque cosa mi ricorda lui, e persino il calore sembra aver abbandonato quasi del tutto il mio corpo. Come se il fuoco che mi dava la vita avesse trovato la sua casa da un altra parte, e avesse deciso di non tornare indietro. La cosa più dolorosa però, è che il legame che ci univa, quel filo invisibile e costantemente in tensione, non si è spezzato. Il filo è ora più teso che mai, ma ben lontano dallo spezzarsi. Ed è proprio quello che mi uccide. Ogni parte di me si rifiuta di lasciarlo andare, impedendomi di andare avanti.

«Lo capisco, davvero» Alex si siede sul materasso, accanto a me «Ma devi fare un tentativo» dice calma, allungando una mano e appoggiandola sul mio ginocchio. Gli occhi azzurri che brillano di solidarietà «Sei forte, so che puoi farcela»

"Sei la persona più forte che conosca"

Un brivido mi attraversa la schiena , donandomi un barlume di tiepido calore. Ricordandomi le parole della prima persona che ha creduto in me.

Della persona che negli ultimi due giorni ha stazionato per ore fuori dalla mia stanza, e che io ho ignorato completamente.

Sto per risponderle che non ce la faccio, che sono troppo debole e stanca anche solo per provarci, quando dei violenti colpi sulla porta mi fanno scattare i sensi in allerta.

«Hailey, sono io»

Come se ci fosse bisogno di specificarlo. Come se non potessi avvertire la sua presenza anche ad occhi chiusi, in mezzo ad una folla.

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