46. HAILEY

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I corridoi sono come un fiume in piena quando esco dall'aula di letteratura, quindi mi affretto ad appiccicarmi alla parete. Non voglio rischiare di  finire nell'ingorgo.

«Per una abituata a stare in mezzo alla gente...» la voce profonda che mi coglie alle spalle mi fa sobbalzare, facendomi girare di scatto. Occhi caldi come il cioccolato fuso si posano su di me, la solita luce giocosa che brilla al loro interno, e rilasso subito le spalle «... Sembri decisamente restìa a buttarti nella mischia»

Non posso trattenere un sorriso mentre lascio andare un piccolo sbuffo «Ciao, Taylor»

Il suo sguardo indugia sul mio viso, mentre le sue labbra si curvano lentamente verso l'alto «Ciao principessa»

Cerco con tutta me stessa di non reagire a quel nomignolo pronunciato così dolcemente, ma posso sentire chiaramente il mio cuore fare una stupida capriola.
Non mi sono mai sentita una principessa. Ne ho mai desiderato esserlo.
Sin da piccola ho sempre preferito le eroine con la spada alle principesse che si facevano salvare dal bel principe. Eppure quando Taylor mi guarda in questo modo, come se dentro di me non ci fosse neanche una goccia di oscurità, non posso fare a meno di riconsiderare quel ruolo.

Alzo gli occhi al cielo «Beh, al bar sono dietro al bancone. Ci pensa lui a tenere lontana la gente con cui non voglio avere a che fare» dico, alzando le spalle e osservando il via vai di studenti che mi sfrecciano davanti.

Non guardano nemmeno dove vanno, andando a sbattere gli uni contro agli altri, e rabbrividisco alla sola idea di tutto quel contatto non necessario.

«Posso farlo anch'io» Taylor se ne sta appoggiato alla parete con una spalla, e con la coda dell'occhio posso vederlo ammiccare nella mia direzione.

«Mmh, come no» commento, girandomi nuovamente verso di lui «Probabilmente non saresti in grado di uscire dalla porta senza che uno stuolo di cheerleader affondi i loro artigli su di te»

«È gelosia quella che sento?» La sfida nella sua voce è limpida e familiare «Perché se è quello che ti preoccupa, puoi stare più che tranquilla» dichiara serio, mordendosi appena l'interno del labbro inferiore, senza staccare lo sguardo da me «Gli unici artigli che voglio sentir affondare nella schiena, o da qualsiasi altra parte, sono i tuoi principessa» dice, senza preoccuparsi di nascondere la malizia nelle sue parole «Già che siamo sull'argomento, la prossima volta vedi di farlo»

Con uno sforzo enorme mantengo il contatto visivo e piego la testa di lato, assumendo un atteggiamento sciolto «Continua a darmi ordini e potrei conficcare qualcosa di più appuntito nella tua schiena»

Un lampo di puro sadismo gli attraversa il volto, incendiandolo di passione «Fa' pure» ribatte con un ghigno «Finché le tue mani restano sul mio corpo, puoi fare di me quello che vuoi»

Ingoio a vuoto, ammutolendo di colpo quando il mio sguardo masochista si abbassa a contemplare la sua bocca morbida.
Dio, quella bocca...

Scuoto la testa, buttando fuori un respiro che non mi ero accorta di aver trattenuto e sperando che passi per un verso di stizza.

«Sei proprio malato» dico, tornando ad osservare il corridoio, ora già più libero. Tutto pur di non incrociare quel occhi che sono diventati la mia rovina.

Senza negare ne confermare la mia insinuazione, Taylor si sposta dalla parete e cambia argomento «Hai fame?»

«Un po' in effetti» ammetto sinceramente «Non hai atre lezioni tu?»

Lui scuote la testa «Andiamo a mangiare qualcosa»

Non è esattamente una domanda, ma non sollevo obiezioni quando Taylor si mette al mio fianco e cominciamo ad incamminarci verso l'uscita. Pochi secondi più tardi lo vedo fermarsi di colpo mentre con le mani comincia a testarsi le tasche dei pantaloni.

PROVA A RESISTERMIWo Geschichten leben. Entdecke jetzt