44. HAILEY

12.2K 515 206
                                    

Tutto quello che volevo per Natale era stare con la mia famiglia.

Scartare i regali, per quanto non me ne importasse nulla, era comunque un modo per stare con i miei genitori.

Un modo per non rimanere sola con lui.

Ma molto tempo prima mio padre se n'era andato, lasciandomi sola, e mia madre fu così felice di ospitare Scott quel Natale che si premurò persino di fargli un regalo.

Una stupida cravatta che lui indossò subito, crogiolandosi nel ruolo del ragazzo devoto di fronte alla madre della sua fidanzata.

Odiai quella cravatta. Odiai i finti sorrisi che rivolse a mia madre, e ancora di più... Odiai lei.

Così, come ogni anno, scartai il pacchetto davanti a me sperando di trovare all'interno una via di fuga. Qualcosa che potesse aiutarmi a scappare da quella vita vissuta nell'ombra. Costantemente al guinzaglio dei miei demoni.

E come ogni anno, nulla di tutto ciò che sperai divenne realtà.

La maglietta rosa che tirai fuori dall'involucro rosso-oro era solo una delle tante dimostrazioni di quanto poco mi conoscesse mia madre ma, nonostante tutto, accennai un sorriso riconoscente.

Non era mai riuscita... non si era mai sforzata di comprendermi. Non riusciva a sentire le urla dietro i miei occhi verdi, ogni giorno sempre più forti.
Se non le sentiva lei, che era mia madre, chi altro avrebbe potuto?
A cosa serviva continuare a provarci?

Quello fu il giorno in cui smisi di farlo. Smisi di provare a farmi sentire.

Il giorno in cui spensi la mia voce per sempre, calando una barriera sugli occhi, sul cuore.

In modo che se un giorno qualcuno avesse voluto leggermi dentro, avrebbe prima dovuto smantellare quello scudo. Mattone dopo mattone.

Quella sera, nonostante i miei tentativi per impedirglielo, mia madre e il suo compagno uscirono di casa.
Lasciandomi nella tana del lupo. Completamente senza difese.

Non provai nemmeno a scappare quando Scott fece un passo verso di me. Non sarebbe servito a niente.
Senza il minimo fiato, mi lasciai condurre nella mia camera da letto.

«Niente lotta questa sera piccola?» la sua voce fu come un pugno allo stomaco, ma mi imposi di non reagire di fronte alla provocazione «Non ci provi nemmeno?» insistette, spingendomi verso la testiera in legno massiccio «Sei una vera delusione»

Lo schiaffo arrivò talmente veloce che non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto prima che la guancia cominciasse a pulsare, insieme alla testa.

Due dita fredde e senza vita si appoggiarono sotto il mio mento, costringendomi a guardare il mostro dritto negli occhi.

«Sei proprio un'inutile rifiuto umano» ed era così che mi sentii quando con uno scatto, mi fece girare di spalle «Che ne dici di provare il nuovo regalo di tua madre?»

Non mossi un muscolo mentre mi costringeva a salire a gattoni sul letto, per poi togliersi la cravatta nuova e legarmi i polsi, assicurandoli alle sbarre di legno della testiera.

«Vedremo se sarai ancora così silenziosa tra poco»

Il sibilo che uscì dalla sua bocca si infranse sulla mia barriera, incrinandola appena, e mi sforzai di tenerla in piedi.

Dovevo farcela, a tutti i costi.

La mia mente pregò per liberarsi da quel corpo mortale, ma non era ancora arrivato il momento.

Ancora un po'. Dovevo resistere solo un altro po'.

Solo quando le mani del mostro mi sfilarono i jeans, scoprendo la pelle nuda allo sguardo del carnefice, permisi alla mia mente di volare libera. Di allontanarsi da quel luogo e vagare verso un mondo migliore.

«Hailey!» una voce grida il mio nome, ma riesco a malapena a sentirla, completamente sovrastata dalle grida attorno a me.

Le mie grida, mi rendo conto quando la voce si fa più vicina, attraversando la nebbia che mi avvolge e penetrando lo scudo frutto di anni di lavoro.

«Hailey!» il viso di Taylor compare di fronte al mio, terrorizzato e bellissimo, mentre le sue mani mi afferrano le guance «Hailey ti prego, respira»

«Non.. non posso» balbetto, in preda a un vero e proprio attacco di panico «Non... non..»

«Sì che puoi» dice a bassa voce, gli occhi che tradiscono la sua paura quando nota le mie dita appoggiate a livello del cuore, quasi temesse che possa strapparmelo via «Ascoltami, devi respirare per me adesso» mi ordina, afferrandomi le mani e spostandole sul suo petto «Sentilo, senti il mio cuore» mentre parla, appoggia il palmo caldo sul mio sterno «Se il tuo smette di funzionare c'è sempre il mio, capito? Puoi prenderlo quando vuoi» sussurra sopra i miei respiri, scuotendo la testa con un sorriso complice e rivolgendomi uno sguardo solenne «È già tuo, in ogni caso»

L'aria entra nei polmoni così velocemente che la figura di Taylor diventa sbiadita, triplicandosi in una sorta di allucinazione, ma le sue parole centrano il bersaglio. Trafiggendo la barriera come frecce di fuoco. Sciogliendo il ghiaccio che mi circonda e scaldandomi l'anima fin nel profondo.

Incapace di distogliere lo sguardo da lui ascolto il suo cuore, il mio cuore, battere sotto il palmo della mano.

I respiri rallentano lentamente, e l'aria attorno a me torna ad essere leggera.

«Così, brava» Taylor inspira ed espira con me fin quando non è certo che io sia tranquilla, che non stia per avere un altro attacco.

Aspetto un altro momento, in attesa che la testa smetta di girare, prima di lasciar andare la presa su di lui «Grazie»

Taylor abbozza un sorriso, gli occhi color cioccolato ancora velati di preoccupazione «Non devi ringraziarmi, non ce n'è bisogno»

Nessuno dice altro quando ci stendiamo di nuovo sul materasso, sotto le coperte. Taylor rimane a debita distanza, come se capisse che io abbia ancora bisogno di spazio, e reprimo a stento le lacrime di fronte a questa dimostrazione di affetto incondizionato.

Solo dopo aver riacquistato un briciolo di controllo mi permetto di parlare «Taylor?»

«Sì, principessa?»

Nel sentire quel soprannome... quel soprannome che fino a poco tempo fa detestavo tanto, ma che ora ho imparato ad amare... nuove lacrime minacciano di uscire.

Non riesco a trattenere un singhiozzo quando afferro l'indice della sua mano, stringendolo come se fosse l'ultima cosa rimasta a tenermi ancorata a questo mondo.

«Anche il mio cuore è tuo» sussurro nel buio.

PROVA A RESISTERMIWhere stories live. Discover now