56. TAYLOR

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Quando arrivo davanti all'appartamento devo ancora metabolizzare quello che è successo.

Hailey mi ama.

Nel momento in cui quelle parole sono uscite dalla sua bocca, ho creduto di aver sentito male. Di essermi immaginato tutto.
Poi gli occhi di Hailey, quegli occhi stupendi e pieni di vita ancora da vivere, hanno sorriso. Hanno sorriso cazzo. E il mio mondo è stato finalmente completo.

La sensazione è stata così forte però, che quando sono uscito dalla sua stanza il peso del futuro mi è crollato sulle spalle con il doppio della forza.
Se prima potevo rimandare quel pensiero, ora non c'è niente che possa fare per evitare di rimuginarci sopra.

Devo trovare un'alternativa. Un modo.

Ovvio, potrei sempre andare a trovarla ogni tanto durante le vacanze di Natale o di Primavera, ma comunque non così spesso come vorrei. Sono costretto a tornare a casa proprio per la mancanza di soldi, e se prendessi un volo al mese non sarei certamente di aiuto. Potrei usare la macchina, se non dovesse servire a mia madre, ma questo comporterebbe spostamenti più lenti e permanenza più lunga. Certo, una volta che Hailey avrà finito l'università potremo stare insieme, ma mancano ancora tre anni. E non voglio costringerla a cambiare i suoi piani per il futuro solo perché i miei sono andati in frantumi. Non potrei mai chiederglielo.

Scuoto la testa tra me e me, sfilando le chiavi dalla tasca e salendo sul pianerottolo.

So che non saremmo i primi a vivere una relazione a distanza, eppure l'idea di stare lontano da lei più del necessario mi distrugge in un modo che non so spiegare.

Sto ancora rimuginando sulle alternative quando apro la porta, e la scena che mi ritrovo davanti non fa altro che peggiorare la situazione.

Luke e Dean sono seduti sul divano, l'espressione interrogativa mentre guardano prima me e poi Jace, in piedi accanto alla poltrona più grande.

Qualcosa sul loro volto mi dice che sanno, che hanno scoperto tutto, e scatto subito in allerta.

La conferma ai miei sospetti mi arriva da Jace, che abbassa la testa non appena incontra il mio sguardo infuocato.
Non credo di averlo mai visto così dispiaciuto per qualcosa, ma la sua tristezza al momento è l'ultima cosa di cui mi importa.

Faccio saettare lo sguardo da lui al divano, e poi di nuovo su di lui «Gliel'hai detto vero?»

Jace annuisce, tornando a guardarmi «Mi dispiace» dice a bassa voce «Dovevano sapere»   

Non posso impedire alla rabbia di accarezzarmi ogni nervo del corpo mentre mi faccio largo nel salotto «Non stava a te decidere!» mi rendo conto di essere ingiusto, ma non riesco a trattenere l'astio nella mia voce «Non stava a te decidere quando e come farlo»

«E quando l'avresti fatto?» interviene Dean «Ci avresti salutato l'ultimo giorno come se niente fosse e poi ci avresti lasciato una letterina sul letto?»

Dean sembra più frustrato che arrabbiato, e non saprei dire se la cosa sia un bene o un male. Di solito è lui quello calmo e ponderato del gruppo, perciò non so davvero come reagire davanti al suo inusuale stato d'animo.

«No, cazzo no...» cerco di trovare un modo per spiegarmi ma le parole mi scivolano sulla lingua, impedendomi di afferrarle «Ve lo avrei detto, davvero. Io... io...» Dio, in questo momento vorrei solo prendermi a pugni «Stavo solo cercando il modo giusto» concludo alla fine «Non volevo che portaste questo peso» ammetto sconsolato, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.

Se fosse stato per me non lo avrei detto nemmeno a Jace, e dal modo in cui Dean lo guarda capisco che è venuto a conoscenza anche di questa parte della storia.
Jace lo ha scoperto da solo, e se non altro ha avuto il buon senso di mantenere il segreto fino ad ora. Questo significa che per quanto vorrei ucciderlo adesso, non ho il diritto di arrabbiarmi con lui. So benissimo che la cosa doveva venire fuori, in un modo o nell'altro, e sono quasi sollevato che il mio amico mi abbia risparmiato l'onere di sganciare questa bomba da solo.

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