42. HAILEY

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I tre giorni successivi passano veloci tra studio e lavoro, e la sera del trentuno arriva più in fretta del previsto.

Non ho mai apprezzato particolarmente la sera di capodanno, le feste e l'ubriacarsi fino a star male non sono nel mio stile.
E poi, è un evento così carico di aspettativa che per qualche motivo finisce sempre per fare schifo.

Avrei davvero preferito passarlo in camera, con Netflix a farmi compagnia, ma quando Taylor si è presentato alla mia porta per invitarmi alla festa che stavano organizzando non ho saputo dire di no. Avrei voluto tirarmi uno schiaffo per la facilità con cui ho accettato l'invito, ma una piccola parte di me ne era talmente elettrizzata da non sentire minimamente il morso della vergogna.

Alex fa una piroetta, ammirandosi allo specchio a figura intera del suo armadio, per poi girarsi verso di me.

«Che ne dici?» chiede lisciandosi il vestito aderente «Troppo sfacciato?»

Osservo il tessuto brillantinato del suo abito, di un colore che ricorda il blu della notte profonda, ma la cosa che attira subito l'attenzione però, è un'altra.

Al centro del petto, proprio sul seno, il tessuto si apre all'improvviso. Il buco a forma di goccia lascia scoperta la pelle del décolleté, mettendo in mostra l'increspatura a forma di "v" tra i due seni tonici.

Abbasso lo sguardo sulle sue gambe lisce e ammiro i tacchi verniciati di nero che le regalano una discreta manciata di centimetri in altezza.

Solo dopo averla passata al setaccio un'ultima volta riporto l'attenzione sul suo viso, facendole un sorrisetto «Sfacciatamente sfacciata»

Alex si apre in una smorfia sadica e compiaciuta «Perfetto»

Scoppio a ridere «Non so chi tu abbia intenzione di impressionare, ma ci riuscirai di sicuro»

«Nah, non ho bisogno di impressionare nessuno» dice, sventolando in aria una mano «Diciamo solo che ho intenzione di verificare di persona la teoria delle palle blu»

Alzo un sopracciglio, trattenendo una risata. Che dio aiuti chiunque sia l'obbiettivo di Alex questa sera.

«Sei stupenda» dichiara, fermandosi ad osservarmi mentre io abbasso lo sguardo sul mio tubino nero a collo alto.

Ovviamente nessuno dei miei vestiti era adatto per l'occasione, e Alex è stata fin troppo felice di risolvere il problema con le sue mani. Il vestito ha le maniche lunghe e mi calza come un guanto, abbracciando tutte le mie forme come una seconda pelle. La sua lunghezza, o meglio cortezza, mi mette un po' a disagio, ma devo dire che tutto sommato non mi dispiace.

«Ti manca solo una cosa» aggiunge Alex, affondando la mano nella scarpiera e riemergendo con un paio di tacchi praticamente identici ai suoi «Eccoli!» Esclama, appoggiandoli ai miei piedi «Speravo proprio di non averli dimenticati a casa»

Fisso gli anfibi che indosso e faccio una smorfia «Non esiste» sono stupendi, ma non oso immaginare quanto siano scomodi «In ogni caso, cosa diavolo te ne fai di due paia di tacchi identici?»

Alex alza gli occhi al cielo «Prima cosa, non sono uguali. Quelli non sono verniciati» mi fa notare, come se non fosse di fatto un dettaglio insignificante «E seconda cosa, starebbero benissimo con quel vestito.» dichiara seria «È un sacrilegio mettere gli anfibi la sera di capodanno»

Faccio per dirle che non esiste che io metta quegli strumenti di tortura ma Alex mi zittisce subito «Provali» mi ordina, appoggiando una mano sul fianco «Se non ti piaceranno prometto che non farò storie e potrai tenere gli altri»

La guardo per un attimo, cercando di capire se stia dicendo la verità, prima di sfilarmi gli scarponcini e indossare i suoi tacchi. Una volta chiusi entrambi i cinturini mi alzo dal letto, constatando con piacere che non sono poi così scomodi come credevo.
Cammino verso lo specchio e, quando vedo la figura riflessa di fronte a me, per un attimo resto senza parole.

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