58.

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Mi immobilizzai un attimo, il mio sguardo era fisso su di Carl che mi faceva cenno di ascoltare il capo e di raggiungerlo nel suo ufficio. Anche lui non sembrava avere una bella espressione, ormai qui dentro regnava l'amarezza.

Feci un passo indietro e a capo chino raggiunsi la porta dell'ufficio. Dopo un lungo sospiro posai la mano sulla maniglia e la spinsi con poca decisione, sovrastata dalla grande insicurezza che regnava dentro di me in questo momento.

A passi lenti e sotto lo sguardo del capo arrivai a qualche centimetro della sedia del cliente. La tensione era alle stelle, percepivo solo il mio cuore battere in gola. Le mani sudavano talmente tanto che la sedia scivolò dalla mia presa. Sobbalzai quando sentii la mano pesante e massiccia del capo sbattere sulla scrivania. Il forte rumore risuonò nelle mie orecchie facendomi deglutire.

-Jenna! Siediti forza!- mi rimproverò

Feci come mi aveva detto. Non riuscii ad alzare la testa per puntare lo sguardo su di lui, non ne avevo il coraggio

-puoi guardarmi negli occhi?- mi disse

Mi massaggiai le cosce con le mani e poi mi feci forza e alzai la testa. I miei occhi si scontrarono subito con i suoi, furiosi e accaniti come non mai. Lui stesso fece un sorrisetto impertinente e iniziò a sbattere la penna contro il tavolo.

Quel lieve ticchettio non fece che aumentare la tensione presente. L'aria diventava sempre più pesante e iniziavo a far fatica a respirarla. Il silenzio sembrava aver preso il sopravvento ora che lui aveva smesso di muovere ogni arto.

Sostenni il suo sguardo, fino a quando finalmente sbatté un occhio e aprì bocca per parlare

-perché ieri non ti sei presentata?-

Stavo per rispondere, avevo preso il respiro necessario per far uscire qualche parola dalla mia bocca ma proprio lui stesso mi interruppe. Sbatté la mano nuovamente sulla scrivania

-te lo dico io perché!- urlò -eri con la stessa ragione per cui ci hanno rotto la porta e rubato gran parte delle cose!-

Continuavo a non capire, tutto era ancora più confuso e la situazione si stava facendo sempre meno nitida ai miei occhi

-c..cosa? Puoi spiegarmi?- dissi con voce sottile, spezzata dal mio respiro corto

-devi lasciare Neymar, Jenna- si alzò iniziando a girovagare per tutta la superficie circostante.

A quel punto mi alzai di scatto, la sedia strisciò sul pavimento, provocando un forte rumore che rimbombò in tutta la stanza.

La mia faccia la diceva lunga, voleva spiegazioni. Se non avesse osato sputare nessuna parola dalla bocca non avrei aspettato un momento di più per lasciarlo solo in quella stanza.

-Jenna, sono venuti qui a protestare contro Neymar, ti rendi conto?! Ci hanno distrutto mezza struttura per te e il tuo cazzo di fidanzatino!- mise in chiaro alzando notevolmente il tono di voce -sapevano tutto di te, persino dove abiti! Non va bene andare avanti così!-

Lo guardavo con le lacrime che erano sul punto di scendere, ormai il mio sguardo emanava solamente tristezza e iniziai a sentire ovattato ovunque attorno a me. Cercai di riprendermi, fino a quando quella frase arrivò dritta nel mio cuore, lo tranciò in mille pezzi

-te lo dico una sola volta, o lasci Neymar, o non metterai mai più piede qui dentro-

Tutto davanti a me sembrò distruggersi, ogni mio desiderio pareva infranto davanti a quella frase, che segnava il termine di una delle due cose più importanti della mia vita, ora dovevo scegliere da che parte stare.

Sei tutto ciò che voglio. || Neymar jrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora