CAPITOLO SECONDO - parte 1

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Sally era distesa sul vecchio divano, e giocherellava con un peluche che aveva trovato, qualche giorno prima, in un armadio al piano superiore della casa. Era un orsacchiotto marrone, con due bottoni al posto degli occhi, di cui uno mezzo staccato. Se qualunque altro bambino lo avrebbe ripudiato, lei invece lo adorava.
Lo scricchiolio della porta d'ingresso la fece voltare; entrò Jeff, con un sacco stretto nella mano sinistra. La sua felpa bianca era piena di sangue.
-Fratellone!- esclamò la bambina saltando giù dal divano con un agile balzo -Hai portato qualcosa da mangiare?-.
Il ragazzo ripose il sacco sul tavolo, senza rispondere, e rimase nuovamente immobile mentre Sally lo raggiungeva correndo e lo abbracciava con forza. Il sangue che tingeva la sua felpa macchiò la guancia della piccola; ma per lei, ormai, tutto ciò era completamente normale. Jeff era come un eroe ai suoi occhi, una persona da emulare e prendere d'esempio; non le importava affatto che fosse un killer.
-Mangia- disse il moro, indicandole il sacco.
-Tu non hai fame?- chiese lei lievemente delusa.
-No- rispose freddo -Voglio riposare un pò-. Si distese sul divano e puntò lo sguardo sulle tavole di legno del soffitto, divorate dalle tarme e sciupate dall'acqua. I lunghi capelli neri si adagiarono morbidi sulle spalle, mentre un ciuffo andò a coprire parte della fronte.
-Allora buon appetito a me!- esclamò entusiasta la bambina, frugando con le mani tra le buste recuperate da Jeff, intenta a scegliere cosa preferisse mangiare. Optò per una busta di latte ancora chiusa ed un pacco di biscotti al cioccolato; in breve tempo, le sue labbra si erano già riempite di briciole.
Jeff la guardò per una frazione di secondo, intenta a bere il latte dalla busta senza versarlo sulla maglietta, e inevitabilmente un lieve sorriso si fece strada sul suo volto freddo. Tornò a voltarsi dal lato opposto, e sospirando cercò per quanto possibile di riposare. Iniziava ad abituarsi a quella vita tranquilla, nonostante i ricordi della guerra non avessero mai smesso di riaffiorare nella sua mente, intensi e dolorosi come non mai.
Non appena Sally ebbe finito di mangiare, si avvicinò e si mise seduta a terra vicino a lui, portando con sé il suo amato orsacchiotto. Jeff non  mosse un solo muscolo, ma era consapevole che lei fosse lì vicino e questo, segretamente, lo fece stare bene. La verità era che apprezzava molto la forza interiore di quella bambina, che nonostante la violenza subita dallo zio non aveva impiegato molto tempo ad iniziare a fidarsi di lui.
Jeff finì per addormentarsi, avvolto nei suoi pensieri ma cullato dal silenzio che regnava nella vecchia casa, rotto solo dai piacevoli rumori che segnalavano la presenza si Sally. La sua cassa toracica si contraeva ed espandeva lentamente, ed il fiato che usciva dalla sua bocca faceva muovere quasi impercettibilmente una ciocca di capelli, adagiata sulla guancia.
Non dormì per molto, tuttavia; circa mezz'ora dopo, infatti, fu bruscamente svegliato dalla mano di Sally che si aggrappò con forza alla sua manica e lo strattonò.
-Hei, che stai...-.
-Fratellone! C'è qualcuno!- lo interruppe la bambina.
Impiegò qualche secondo a rendere cosciente quella frase: c'è qualcuno. Non appena si rese conto del possibile pericolo, il ragazzo sollevò la schiena di scatto e balzò in piedi.
-Là fuori!- disse ancora la bambina, indicando la porta. -Hanno le facce coperte e..-. Il suo volto era pieno di paura, e si muoveva continuamente per reprimere l'ansia; le palpebre spalancate mettevano in vista un paio di pupille dilatate, e la bocca semiaperta annaspava aria, come fosse immersa in una pozza d'acqua; era davvero terrorizzata.
-Resta quì- le ordinò Jeff premendole una mano sul petto -Controllo io-. Recuperò rapidamente il suo fidato coltello dalla tasca e si avvicinò di qualche passo alla porta, scrutando con la massima attenzione tutto l'ambiente circostante. Attraverso i vetri delle finestre non riuscì ad individuare nessun movimento, così si fermò davanti alla porta chiusa.
Poteva sentirlo.
Il lievissimo fruscio di un respiro. Anzi, no; di due respiri. Erano fermi proprio oltre la porta.

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