CAPITOLO VENTICINQUESIMO - parte 2

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Jason non riuscì in nessun modo a nascondere l'espressione di confusione e paura che apparve sul suo volto, mentre i burattinaio lanciava all'attacco i dieci corpi proprio verso di lui.
Fu come se il tempo si fosse rallentato per una lunga manciata di secondi; l'uomo guardava avanti, con le mandibole serrate e gli occhi ridotti a due fessure, analizzando con attenzione il suo intero piano nel tentativo di capire come e dove aveva sbagliato. Era sicuro che il patto che aveva stipulato con Puppeteer fosse stato progettato ed accettato appieno da ambi i lati; avrebbero ucciso Jeff, raggiunto Slenderman insieme e dimostrato che, a differenza di quel marmocchio dai capelli neri, loro due erano davvero degni di essere suoi servitori.
Ma davvero il burattinaio aveva mentito fin dal primo istante? Davvero ogni sua mossa era stata finalizzata ad aiutare Jeff the Killer a sopravvivere a quel gioco?
Jason non capiva, e più non capiva più si sentiva sconfitto.
Che motivo aveva Puppeteer di aiutare così insistentemente quel ragazzo? Rischiare di venire ucciso da Slenderman stesso, soltanto per il gusto di andare contro alle regole?
In quell'attimo capì. Capì che non avrebbe mai potuto vincere quel combattimento, e non solo perché adesso si trovava in netta minoranza. Jeff e Pupp avrebbero vinto non per la loro forza, non perché il loro piano era stato accuratamente pianificato:
Loro avrebbero vinto perché erano determinati a farlo.
I burattini messi in movimento dai fili dorati del burattinaio erano ormai giunti a pochi centimetri di distanza da lui; Jason allora tentò di indietreggiare, scoprendosi già troppo vicino alla parete.
Ad assalirlo per primo furono Dina, Toby e Jack, seguiti da tutti gli altri. Nel giro di pochi secondi, il nemico fu gettato a terra e perso di vista, nel mezzo di tutte quelle figure che si muovevano attorno a lui; nell'ambiente, si propagarono dei lamenti sempre più forti, che presto si trasformarono in grida di dolore.
Fu The Rake a dare a Jason il colpo di grazia, saltando addosso al suo corpo ormai inerme e divorandolo letteralmente, partendo dalla testa.
Fu una scena tanto orribile quanto soddisfacente.
-È finalmente giunto il momento- disse poi Pupp, emettendo un sonoro sospiro. Fece un rapido gesto con le mani, il quale causò la caduta a terra immediata di tutti quanti i corpi contemporaneamente.
Jeff deglutì saliva, e dovette voltarsi. Non voleva guardarli spegnersi ancora un'altra volta.
-È... Tutto finito- farfugliò -Qualunque cosa accada al mio ritorno dall'Operatore-.
Qualche secondo di silenzio separò quella frase dalla risposta del burattinaio.
-Probabilmente vorrà ucciderci entrambi.... Lo sai, vero?-.
Jeff annuì vagamente. -Sì... Lo so. E in tal caso... Non c'è molto che potremo fare-. Abbassò lo sguardo a terra ed aggrottò la fronte con aria pensierosa, poi disse: -Pupp.... Ti ringrazio per quello che hai fatto per me... Senza di te... Beh, non credo che sarei riuscito ad arrivare fino a qui. Senza te... E senza Dina. Sono abbastanza sicuro che da solo sarei morto a metà percorso-.
L'uomo poggiò una mano sulla sua spalla. -Non esiste nessuno che possa fare ogni cosa da solo; tu sei stato davvero forte, a sopportare tutto questo senza arrenderti. E poi... L'esistenza degli amici ha un senso, ma questo penso che tu lo sapessi già-.
Il moro accennò un sorriso forzato. -Peccato che... Tutti i miei amici finiscano sempre per morire-.
Pupp scosse la testa. -Ma non per colpa né mano tua-. Osservò per qualche secondo la pila di cadaveri giaceva a terra poco distante da loro, poi disse:
-Jeff, qualunque cosa accadrà adesso... Devi promettermi che non ti spiegherai alla sua volontà-.

Che guerra sia 2 Where stories live. Discover now