CAPITOLO SESTO - parte 2

773 98 21
                                    

Jeff ebbe l'impressione di cadere nel vuoto; non v'era nulla attorno a lui, se non solo e soltanto uno spazio nero di grandezza indefinita. Gli sembrò di aleggiare in una sostanza priva di corpo, che però lo sosteneva quanto basta a farlo cadere lentamente.
Poi, d'un tratto sentì un contatto sulla sua schiena; era appoggiato a terra. Voltò il capo più volte cercando di far penetrare il suo sguardo in quel nero informe, ma non ci riuscì; non si trattava di semplice buio. Fece scorrere le dita a terra, sulla superficie su cui era disteso: non era terra. Era qualcosa di duro e liscio, probabilmente un pavimento.
Tic. Tac.
Un rumore provenne da un punto indefinito; era il ticchettio di un orologio. Dal modo in cui il suono rimbalzava, Jeff poté dedurre di trovarsi in una stanza piuttosto grande, ed altrettanto spoglia.
Tic. Tac.
Il ragazzo riuscì ad alzarsi in piedi, mentre lentamente il nero attorno a sé prendeva forma. La luce del mondo reale iniziò a riprendere possesso degli oggetti, e così da lì a poco fu possibile distinguere ogni cosa. Si trovava in quella che pareva essere una vecchia biblioteca, probabilmente abbandonata da tempo. L'ampio spazio del salone in cui Jeff si trovava era suddiviso in corsie piene di libri di ogni genere, tutti ricoperti da uno spesso strato di polvere bianca; i muri della struttura erano molto vecchi e malmessi, pieni di crepe ed infiltrazioni d'acqua. Nel complesso, l'ambiente era piuttosto inquietante.
Tic. Tac.
Ma da dove veniva quel fastidioso rumore? Dove era quel maledetto orologio?
Jeff inspirò una boccata d'aria e si guardò intorno con maggiore attenzione, mentre recuperava il fidato coltello dalla tasca; come nella guerra, anche adesso si trovava in situazione di netto svantaggio, e questo per due motivi: il primo era che, come aveva detto Slenderman, i nemici erano di certo tutti più forti di lui; il secondo era che di nuovo non aveva la più pallida idea di chi fossero questi nemici. A cosa avrebbe dovuto prepararsi?
L'unica informazione a sua disposizione era che sarebbe stato teletrasportato in sette luoghi diversi, di conseguenza era da presupporre che gli altri creepypasta fossero almeno sette.
La polvere che aleggiava nell'ambiente pizzicò il naso del ragazzo, il quale a passo lento iniziò ad avanzare lungo la stanza. I suoi occhi percorsero l'interminabile fila di libri disposti ordinatamente sugli scaffali, e riuscì solo ad immaginare da quanto tempo si trovassero lì. Quella biblioteca doveva avere almeno duecentocinquant'anni.
Tic. Tac.
Il suono dell'orgoglio iniziava ad infastidirlo. Fu però stupido da parte sua non chiedersi per quale ragione un orologio così vecchio funzionasse ancora, o perché guardandosi intorno non lo trovasse.
Tic. Tac. Tic. Tac.
Il ticchettio sembrò amplificarsi. Che strano.
Jeff compì un giro si sé stesso e si assicurò che non vi fosse nessuno dietro di sé; ma quando tornò a guardare avanti, sobbalzò.
C'era una ragazza, in piedi al centro di quella corsia. A primo impatto poteva sembrare una persona comune, con una folta chioma di capelli mossi e castani ed un volto grazioso; solo guardando un pò più attentamente si poteva notare che, al posto dell'occhio sinistro, aveva il quadrante di un orologio.
Ecco da dove proveniva quel ticchettio.
-Chi sei?- esclamò il ragazzo, senza mostrare la sua arma.
Lei tuttavia non rispose. Se ne stava immobile a fissarlo con un'espressione del tutto neura; aveva l'aria di essere indifesa, e forse questo fece abbassare lievemente la guardia di Jeff.
Poi, solo pochi secondi dopo, sulla labbra della ragazza comparve un lievissimo sorriso. -Clockwork-.

Che guerra sia 2 Onde as histórias ganham vida. Descobre agora