CAPITOLO SETTIMO - parte 2

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La ragazza scattò verso di lui muovendosi con rapidità, e scoppiando in un'acuta risata. Jeff balzò indietro e tentò di scappare, correndo lungo la corsia delimitata dagli scaffali colmi di libri; non conosceva la forza della nemica, e proprio per questo non gli conveniva combattere.
Si accorse subito di essere molto più veloce di lei: solo dopo le prime dieci falcate, voltandosi indietro l'aveva trovata lontana. Saltò agilmente sopra ad uno scaffale e scese dalla parte opposta, cercando di disorientarla. Ne scavalcò altri due, poi si fermò e rimase in ascolto. Nella grande stanza regnava un preoccupante silenzio. Pareva che neanche quella ragazza si stesse muovendo, perché non era percepibile alcun rumore di passi.
Jeff si accostò allo scaffale poggiando i palmi delle mani contro ad una pila di libri impolverati, e quasi trattenendo il respiro si guardò intorno cercando di individuare un movimento.
Dove diavolo era finita?
Un forte ed improvviso strattone lo fece sbilanciare all'indietro, fino a rotolare per terra. Il ragazzo tentò di tornare in piedi, ma un potente calcio fu assestato sulla sua pancia.
-Questa è la mia biblioteca, il mio rifugio- ridacchiò la ragazza, che adesso era in piedi proprio davanti a lui -Non puoi nasconderti senza che io ti trovi, qua dentro!-.
Il ragazzo questa volta riuscì a balzare in piedi, e tentò di colpirla con il coltello; lei tuttavia schivò l'attacco con estrema facilità, ed afferrò il polso del killer sbattendolo violentemente contro allo scaffale. -Non ti aspettavi una tale forza da una ragazza, non è vero?- ridacchiò divertita. Jeff tentò di reagire, ma lei lo immobilizzò avvicinando il proprio volto al suo. Sorrise malignamente, mentre l'orologio incastrato nel suo occhio sinistro iniziava improvvisamente a muoversi. Le lancette presero a girare sempre più velocemente, creando un disturbante rumore simile a quello prodotto da un ingranaggio rotto.
-Vuoi conoscere il mio potere, Jeff the Killer?-. La ragazza avvicinò le sue labbra all'orecchio di lui, e vi sussurrò soavemente: -Io sono l'unico essere davvero in simbiosi con il tempo; non invecchio, non sono schiava dello scorrere dei minuti, posso andare avanti e indietro quando voglio, anche se con alcuni semplici limiti. Si potrebbe dire che il tempo è parte di me-.
Non appena finì quella frase, accadde una cosa davvero incredibile: tutto ciò che Jeff poteva vedere attorno a sé si distorse, come se fosse composto di un materiale liquido e modellabile. Fu come se tutto quanto venisse risucchiato lentamente nel nulla, creando un vortice di immagini ne suoni che si intrecciavano tra loro fino a scomparire. Mobili, muri, libri, tutto quanto.
Jeff tentò di muoversi, ma ancora le mani della ragazza lo tenevano bloccato contro allo scaffale. Riuscì a vedere il suo volto piegarsi e distorgersi prima di essere risucchiato assieme a tutto il resto. In ultimo, sentì il suo corpo scomporsi; ebbe l'impressione di venir risucchiato verso l'ignoto da una forte soffiata di vento, che scorreva un tutte le direzioni riducendo il suo corpo ad uno straccio svolazzante.
Per alcuni secondi, poi, non percepì più nulla. Non poté più vedere niente, non percepì alcun suono né toccò alcuna cosa. Forse stava volando nel vuoto, o forse stava semplicemente immaginando; in ogni caso, quando finalmente riacquisì la capacità di vedere e sentire, si trovava in tutt'altro posto.
Il ragazzo scosse il capo e spalancò le palpebre, cercando di dare un senso a ciò che era appena accaduto; il paesaggio cupo e tetro della biblioteca aveva lasciato posto a quattro mura bianche dall'aria calda ed accogliente.
Jeff girò più volte su sé stesso, confuso.
Quella era...
La vecchia stanza di casa sua?

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