CAPITOLO NONO - parte 2

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Tutto svanì di colpo, lasciando spazio ad un ambiente nero di dimensioni indefinite. Poi, solo un paio di secondi dopo, Jeff sbatté malamente la spalla destra a terra; rotolò giù da una breve discesa, prima di riuscire a puntare i palmi a terra ed arrestare il suo movimento. Sollevò la testa e si guardò attorno, impiegando un pò di tempo per capire dove si trovasse.
Sotto di lui vi era della terra umida coperta di foglie secche; dopo quella rotolata, ne aveva pieni anche i pantaloni e la felpa bianca. Vi sbatté contro le mani per pulire la stoffa, mentre alzandosi in piedi scrutava con attenzione tutto ciò che trovava attorno a sé: si trovava in un bosco, popolato da un gran numero di grossi aceri. Il terreno era in lieve discesa, e percorreva il crinale di quello che pareva essere un grosso monte; guardando in alto, si potevano scorgere alcune rocce nascoste dai possenti tronchi degli alberi.
Jeff sospirò e ripose il coltello nella tasca, senza però mollare la presa sul manico. Si chiedeva perché mai si trovasse in un bosco; davvero un creepypasta viveva in quel posto?
Non si trattava del bosco di Slenderman, questo era molto diverso. La differenza principale era che gli alberi dell'altro bosco erano molto più alti e snelli; inoltre, questi oltre ad essere più massicci erano anche molto meno affollati.
Il killer sollevò il mento e si mise in ascolto, trattenendo persino il respiro; tuttavia, nonostante gli sforzi, non udì alcun rumore sospetto quali passi, fruscii sospetti o parole. L'ambiente sembrava deserto, fatta eccezione per i piccoli uccellini che cinguettavano sui rami storti degli alberi. Il cielo era sereno, dominato da qualche grossa nuvola bianca dall'aria spumosa, e la luce intensa del sole illuminava le foglie che danzavano spinte da un debole vento.
"Sembra tutto tranquillo" pensò il ragazzo "forse questa volta sarà sufficiente nascondermi ed aspettare". Si incamminò in salita, facendo attenzione a non scivolare, fino a raggiungere il gruppo di rocce che aveva notato poco prima. La curiosità gli sussurrava di dare un'occhiata intorno, ma la coscienza suggeriva che doveva approfittare per nascondersi subito ed evitare di trovarsi in sitiazioni scomode. Cercò un'insenatura girando attorno alle grosse rocce chiare, e non appena la trovò vi si sistemò dentro, rannicchiandosi su sé stesso. Avvolse le braccia attorno alle ginocchia e vi posò il mento sopra, puntando lo sguardo verso l'uscita. Sperava che sarebbe bastato aspettare per scamparsela, ma qualcosa gli diceva che non poteva essere così.
Un creepypasta era lì intorno da qualche parte, e lo stava di certo aspettando.
Passarono più di sei ore, in cui non accadde assolutamente nulla. Jeff non fece che pensare a Liu, alla sua famiglia; non riusciva a farne a meno, da quando quella strana ragazza lo aveva spedito nel passato. Era mentalmente esausto, ed il sonno minacciava di catturarlo da un momento all'altro. Stirando i muscoli indolenziti si alzò piano piano e mise la testa fuori dal nascondiglio; il suo sguardo felino penetrò nell'oscurità facilmente, e poté notare che l'ambiente sembrava deserto, proprio come prima.
Si alzò in piedi ed uscì; doveva assolutamente svuotare la vescica.
Il fiato che uscì dalla sua bocca creò un rivolo di fumo a contatto con l'aria fredda della notte, mentre avanzava lentamente. Tirò giù lo zip dei pantaloni e si guardò intorno con attenzione, finché a bisogno finito non poté tornare a nascondersi.
Raggiunse nuovamente l'ingresso della piccola insenatura e poggiò le mani sulla pietra fredda, accucciandosi per infilarsi dentro con maggiore facilità. Fu proprio quando stava per entrare, però, che udì un rumore alle sue spalle.

Che guerra sia 2 Where stories live. Discover now