CAPITOLO QUARTO - parte 2

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Dopo essersi inoltrato nella foresta, il gruppo dovette proseguire a passo sostenuto per un'altra mezzora. La piccola Sally aveva iniziato ad accusare una certa stanchezza, e così Jeff l'aveva sistemata sulle sue spalle; Masky e Hoodie, invece, camminavano l'uno affianco all'altro proprio davanti a lui.
Faceva davvero uno strano effetto, al moro, ritrovarsi nello stesso bosco in cui aveva tanto lottato nei dieci giorni della guerra; i profili snelli di quegli alberi gli ricordavano tutto ciò che era successo. Alzò lo sguardo in alto, dove i rami si intrecciavano diretti verso il cielo, e sospirò; avrebbe preferito essere in qualunque altro posto, ma non in quel bosco.
Ripensò al suo primo incontro con KageKao; quel tipo così strano che aveva sempre qualcosa da nascondere. Aveva pensato fosse un nemico, e forse in parte lo era stato; ma aveva perso la vita nel tentare di uccidere Slenderman e si era rivelato, contro ogni previsione, un alleato onesto. Sicuramente non meritava la fine che aveva fatto, così come allo stesso modo non la meritava Toby; se solo avesse avuto i nervi un pò più saldi...
Jeff emise un altro sospiro. Nonostante fosse passato del tempo, ancora non era riuscito ad accettare la morte di quel ragazzo; era stato per lui un amico, un compagno, un alleato. Ed era anche stato pronto a rischiare per salvarlo, quando Jane lo aveva catturato.
-Fratellone!- esclamò Sally tirandogli una ciocca di capelli. Il moro sollevò lo sguardo avanti a sé e scorse l'imponente figura della casa di Slenderman.
-Eccoci arrivati- confermò Tim, fermandosi.
Distanziava da loro un centinaio di metri, ed era esattamente come Jeff la ricordava: di legno, a due piani, con il tetto molto spiovente. Del muschio verde si arrampicava sulle pareti, e finestre e porte erano chiuse.
-Se siamo riusciti ad arrivare fin qui senza essere bloccati dalle interferenze del capo, le possibili spiegazioni sono due- disse Hoodie, appoggiando la schiena al tronco di un albero -La prima: l'Operatore aspetta il nostro arrivo e ci ha dunque lasciati passare. La seconda: lui non è quì-.
-Immagino che lo scopriremo soltanto entrando- mugolò il killer, facendo scorrere ancora una volta il suo sguardo sul profilo della vecchia casa. Il gruppo riprese a camminare, avvicinandosi molto cautamente all'edificio. Nell'aria regnava un silenzio surreale; nessun fruscio di foglie, nessun cinguettio d'uccelli, niente di niente. Tutto ciò che si poteva udire erano i passi lenti e leggeri dei ragazzi, che erano ormai quasi giunti dinnanzi al portone. Vi si fermarono davanti, ed a quel punto ebbero una lieve esitazione.
Tim appoggiò la mano destra sulla superficie umida e muschiosa, e la fece scorrere fino ad afferrare la maniglia. -Siete pronti?- disse, rivolgendosi specialmente a Jeff.
Il moro deglutì e si chinò, mettendo Sally a terra. Recuperò poi il coltello dalla tasca, ed annuì. Non pensava che sarebbe mai tornato a varcare quell'ingresso; era uscito da quella maledetta porta al termine della guerra, ricoperto di sangue e con la bambina svenuta tra le braccia. Aveva pensato, stupidamente, che non avrebbe mai più visto quel posto ormai carico di ricordi.
-Apro- annunciò Tim, premendo la maniglia.
Il portone si aprì lentamente, ed emise un forte cigolio.

Che guerra sia 2 Where stories live. Discover now