CAPITOLO VENTESIMO - parte 1

620 74 33
                                    

Subito dopo, altri cinque o sei grandi fari si accesero all'unisono rendendo finalmente visibile quasi tutto l'ambiente circostante. I potenti fasci di luce gialla che penetrarono facilmente l'oscurità, mostrarono le figure imponenti di innumerevoli giostre dai colori sbiaditi.
Una struttura di ferro rugginoso si estendeva in orizzontale davanti a loro; doveva essere stata, molto tempo prima, una montagna russa. Poco distante, ciò che rimaneva di una grande ruota panoramica, ormai corrosa dal tempo ed evidentemente danneggiata in molte sue parti. Qualche vecchio cavallo di ferro dalle bardature gialle e rosa giaceva a terra, sulla strada, ormai quasi completamente corroso dalla ruggine che lo divorava lentamente.
Non fu difficile, per il gruppo, capire che il luogo in cui si trovavano doveva essere un vecchio luna park abbandonando.
L'atmosfera era surreale; uno strano silenzio aleggiava nell'aria, disturbato soltanto dai rumori fastidiosi che produceva uno dei fari accesi, il quale sembrava piuttosto difettoso.
Jeff aggrottò la fronte ed osservò il piccolo edificio cadente che si trovava alla sua sinistra. Una porta scardinata vi conduceva all'interno; sopra di essa, scritto a caratteri cubitali: "casa degli orrori". Quello che restava di uno scheletro meccanico, che probabilmente un tempo muoveva braccia e gambe, giaceva lì per terra in modo alquanto inquietante.
-Non mi piace questo posto...- farfugliò Dina guardandosi intorno con aria preoccupata. Si avvinghiò al braccio di Jeff, come cercasse in lui protezione.
Puppeteer, invece, sembrava decisamente meno preoccupato; avanzava disinvolto, osservando il paesaggio attorno a sé con ammirazione e stupore. -Questa roba è vecchia di cent'anni- esclamò, indicando le cabine a forma di automobile che dovevano appartenere ad una delle gioste vicine. Molte strutture erano così malmesse da renderne impossibile il riconoscimento; si potevano scorgere solo grossi pezzi di ferro e di metallo, pistoni, pezzi di motori e ingranaggi vari; qualche porzione di insegne luminose giaceva tra le macerie quà e là.
-Ho una vaga idea di chi incontreremo quì... E non mi piace- asserì ancora il burattinaio, voltandosi indietro verso gli altri. -Fate molta attenzione, perché saranno in tre... Proprio come noi-.
Neanche il tempo di terminare la frase, ed ecco che tutti i fari si spensero contemporaneamente, gettando di nuovo l'intero luna park nel buio pesto.
Tutto tacque. La mano di Jeff si avvolse in quella di Dina, mentre con il fiato sospeso si guardava nervosamente intorno cercando di scorgere qualcosa. Una movimento, un muro, qualsiasi cosa.
Ma ancora una volta, gli fu del tutto impossibile penetrare con lo sguardo quel buio profondo, pur facendo appello a tutte le sue potenzialità.
-Che succede?- esclamò il killer, rivolgendosi a Puppeteer.
-Proprio quello che non doveva succedere- rispose l'altro, che a giudicare dal tono di voce parve lievemente preoccupato. Se la situazione generava stress pure in lui, allora doveva essere davvero pessima.
L'oscurità ed il silenzio avvolsero il paesaggio per un tempo indefinito; tempo che, a tutti quanti, parve durare un'eternità. In quel profondo ed indisturbato silenzio era quasi possibile percepire il fruscio leggero dei loro respiri.
Poi, tutto ad un tratto, le note di una strana musica volteggiarono nell'altra.
Una musica soave, piacevole, quasi familiare; tuttavia, allo stesso tempo pareva anche piuttosto ambigua.

All around the cobbler's bench
The monkey chased the weasel.
The monkey thought it was all in fun,
Pop! goes the weasel.

A penny for a spool of thread,
A penny for a needle.
That's the way the money goes,
Pop! goes the weasel.

Era un suono strano, molto confuso. Non era chiaro da quale direzione provenisse, né se fosse una melodia registrata oppure se qualcuno davvero stava cantando in quel momento. Eppure, quella canzone, pareva essere stata in grado di attirare l'attenzione di tutti, come potesse entrare nelle loro menti.

Up and down the City Road,
In and out of the Eagle,
That's the way the money goes.
Pop! goes the weasel.

Poi, all'improvviso, il faro difettoso si riaccese. Questa volta, però, illuminò un grande tendone da circo che non era chiaro da dove fosse spuntato. A differenza degli altri tendoni che lo affiancavano, aveva un aspetto decisamente più tetro: colorato di bianco e nero, il tendone presentava strappi e buchi in molte sue parti, ed aveva l'aria di essere molto vecchio. In alcune sue parti era annerito, come fosse marcito o ammuffito. Una debole luce proveniva dal suo interno.

I've no time to plead and pine,
I've no time to wheedle,
Kiss me quick and then I'm gone,
Pop! goes the weasel.

La melodia, come fosse dotata di una forza sovrannaturale, costrinse tutti e tre i presenti ad avvicinarsi al capannone. Le loro gambe si mossero da sole, come non fossero più comandate dagli impulsi del cervello ma solo ed unicamente dalle note di quella canzone.
-Pupp...- farfugliò Jeff mentre continuava ad avanzare con andatura scoordinata, come fosse ubriaco. -Parlavi di... Tre creepypasta..- disse ancora, a stento.
Anche il burattinaio era stato sua volta attirato contro la sua volontà da quella melodia, e camminava al suo fianco con aria molto confusa. Senza mai staccare gli occhi dal tendone a cui si stava avvicinando, rispose:
-Sì... Laughing Jack... Candy Pop.... Jason the Toy Maker...-.

Che guerra sia 2 Where stories live. Discover now