CAPITOLO QUINTO - parte 1

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Non appena la porta fu aperta abbastanza da permettere allo sguardo di Jeff di penetrare all'interno, riconobbe la grande sala rettangolare al centro della quale avrebbe dovuto trovarsi Slenderman; tuttavia, almeno a prima vista, sembrava vuota.
-Coraggio...- farfugliò Tim avanzando il primo passo oltre la soglia. Dentro, l'aria puzzava di muffa ed aleggiavano piccolissimi granelli di polvere che facevano pizzicare le narici.
Jeff strinse il manico del coltello ed avanzò, guardando attorno a sé con aria dubbiosa; sarebbe potuto accadere di tutto, a quel punto.
Tuttavia, nell'ambiente circostante regnava un silenzio di tomba. Non c'era nessuno, lì dentro.
-Abbiamo fatto un buco nell'acqua...- mugolò il killer, fermandosi. Sospirò ed abbassò lo sguardo, ma proprio in quel momento ricevette un forte colpo alla schiena che lo fece cadere a terra. Cadde malamente sulla spalla destra e sollevò prontamente la testa, per vedere chi fosse stato a colpirlo; Tim, in piedi sopra di lui con il volto coperto dalla maschera, lo osservò senza dire una parola.
Il moro puntò a terra i palmi e cercò di alzarsi in piedi, ma l'altro gli sferrò un calcio sul petto. -Sei uno stupido, Jeff the Killer- ridacchiò. Si avvicinò anche Brian, che si posizionò al fianco del collega con le braccia conserte. -Ti sei fidato di due estranei, che perlopiù hanno dichiarato di lavorare per l'Operatore...-.
-Voi...- balbettò Jeff incredulo -Avete mentito... Fin dal primo istante...-.
-Non è esatto- disse Tim -Noi siamo davvero Proxy. Ed i nostri nomi sono davvero Brian e Timothy.... Diciamo che abbiamo mentito solo sul resto-.
Il killer strisciò a terra fino ad allontanarsi di circa un metro, poi si mise in piedi. -È quel mostro maledetto che vi ha chiesto di portarmi quì, non è vero?!-. Non appena finì di pronunciare quella frase, un fortissimo rumore invase la sua mente con una violenza tale che gli pareva esplodere; lo avrebbe riconosciuto tra mille, il disturbante rumore generato da Slenderman.
Il ragazzo premette le mani sulle sue tempie e spalancò la bocca, ma non riuscì a mantenere l'equilibrio: cadde a terra, emettendo flebili lamenti. La sua vista era ormai sfocata e traballante, ma riuscì a distinguere le sagome dei due Proxy che, in piedi davanti a lui, lo osservavano. Poi, Brian afferrò Sally; la bambina si divincolò e gridò il suo nome.
-Jeff! Fratellone!-.
Poi tutto nero. Il killer svenne, cadendo in un sonno profondo.

............

Jeff riacquisì lentamente la lucidità. Mosse il capo a destra e sinistra, mentre i suoi occhi chiari si sforzavano di mettere a fuoco le immagini di ciò che lo circondava. La stanza era adesso inondata di una fastidiosa luce; le finestre erano tutte spalancate.
Davanti a lui, una figura scura, alta e snella. Slenderman.
Il mostro dalle sembianze umane, completamente immobile, sembrava fissarlo con il suo orrendo volto privo di tratti somatici; alla sua sinistra, Hoodie teneva le mani affondate nelle tasche; alla sua destra, Tim sembrava ridacchiare sotto alla maschera.
E poi c'era anche una strana ragazza, accovacciata a terra davanti a Slenderman; aveva le ginocchia incrociate, una felpa rossa, ed una raccapricciante maschera a coprirle il volto. I capelli castani pendevano sulle spalle, ed entrambe le mani erano munite di guanti, al cui termine di ogni dito era fissato un artiglio di ferro.
-Bentornato, Jeff the Killer- echeggiò la voce del mostro.

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