CAPITOLO OTTAVO - parte 2

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-Mamma...- ripeté Jeff, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. La donna avanzò verso di lui con aria pensierosa, e gli passò attraverso mentre raggiungeva la credenza. Il ragazzo si voltò, e questa volta restò in silenzio a guardarla. I capelli le dondolarono sulla fronte lievemente sudata, e sulle sopracciglia inarcate; riconosceva bene il suo volto dolce e disponibile.
-Oh, maledizione! Ma dove l'avrò messa?!- esclamò, chiudendo l'anta.
-Che cosa cerchi?- chiese il padre, poggiando il giornale sul tavolo di legno scuro.
-La polpa di pomodoro.... Ne avevo messi quì due barattoli!-. La donna aprì il mobile accanto e riprese a frugare. -Eccoli!- esclamò poi.
Le labbra di Jeff si piegarono in un debolissimo sorriso, mentre la osservava tornare al lavello con uni dei barattoli in mano. Si perse nel guardare i suoi movimenti, ed una forte nostalgia attanagliò la sua mente.
-Tra quanto sarà pronta la cena?- chiese il padre, alzandosi in piedi.
-Tra non molto... Hai fame?-.
-Sì... Molta!- rispose ridacchiando. -Jeff non è ancora rientrato?-.
-No... Ma dovrebbe arrivare a momenti-.
-Beh, però non mi piace che sia fuori casa a quest'ora... È ancora soltanto un ragazzino-. Passò attraverso il corpo di Jeff e si diresse verso il salotto. Il ragazzo si votò a guardarlo; "andrà a vedere il telegiornale" pensò tra sé e sé. Ricordava bene che lo faceva ogni sera, e infatti fu proprio ciò che accadde. L'uomo recuperò il telecomando posato sul mobile ed accese la tv.
-Liu! Tra poco è pronto!- gridò la madre, sbattendo tre volte il pugno contro alla parete.
Jeff deglutì e distolse lo sguardo dal televisore. Facendo scorrere il dito contro alla superficie del muro come volesse accarezzarlo, o accarezzare quei ricordi per cui manifestava una straziante malinconia, si diresse a passo lento verso quella che era stata la sua camera.
Suo fratello era ancora lì, disteso sul letto con il libro in mano. Leggeva frettolosamente le ultime pagine del capitolo, sperando di aver tempo sufficiente per farlo prima che sua madre lo chiamasse ancora.
-Liu...- farfugliò ancora il moro, fermo sullo stipite della porta. Una profonda sensazione di sconforto lo assalì, schiacciando il suo petto come un masso schiaccia una fogliolina secca.
Come aveva potuto uccidere suo fratello?
Come aveva potuto sterminare la sua famiglia?
Con un'andatura spaventosamente traballante il ragazzo avanzò, e si fermò proprio accanto a Liu. I suoi occhi chiari si persero nell'osservare il volto rilassato dell'altro, che con un gesto leggero e preciso voltava una pagina del suo libro.
Jeff inspirò una gran boccata d'aria, e con un'incredibile lentezza chinò le ginocchia e si mise a sedere accanto al fratello. I suoi occhi si appannarono nuovamente di lacrime, ma questa volta le trattenne, impedendo loro di scivolare giù dalle guance.
Sollevò il suo braccio destro, che tremava visibilmente, e lo passò dietro alla schiena del fratello. Con un improvviso gesto veloce cercò di abbracciarlo, ma inevitabilmente finì per passargli attraverso e cadere su materasso.
-Liu...-.
Tic tac. Tic tac.
Il suono della lancetta di un orologio echeggiò nella stanza, ma Jeff neanche se ne accorse. Si rannicchiò sul letto accanto al fratello, e si riempì i polmoni del suo profumo per poi trattenere il respiro come cercasse di bloccare quell'istante per l'eternità.
Tic Tac. Tic tac. Tic tac.
Un orribile grido di dolore si espanse nell'aria violentemente. Era il grido di sua madre, e fu seguito da molti altri; in pochi secondi, si innalzò un coro agghiacciante, composto dalla voce della sua intera famiglia.
Jeff alzò la testa di scatto e si guardò intorno, confuso e spaventato. Liu non era più al suo fianco, ma di certo non solo questo dettaglio era cambiato: la casa era piena di sangue.
Le pareti erano coperte di lunghi schizzi di quella sostanza appiccicosa che fin troppo bene conosceva, e delle grosse pozze si stavano diramando sulle mattonelle del pavimento. Le grida disperate della sua famiglia si amplificarono.
-Ma..Mamma!- gridò il ragazzo saltando giù dal letto. -Papà! Liu!-. Corse via attraversando la camera e si fiondò fuori dalla porta, arrestandosi però subito dopo.
L'incubo del giorno più brutto della sua vita era tornato a galla; il giorno in cui tutto cambiò. Il cadavere di suo fratello era disteso a terra, appena fuori dal bagno. Quelli dei suoi genitori, l'uno vicino all'altro, giacevano in salotto.
L'incubo del giorno più brutto della sua vita era tornato a galla; il giorno in cui tutto cambiò.
Troppo tardi.

Che guerra sia 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora