Parte 13 - Micha

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Micha

Non ho più incontrato quella ragazza ma adesso ho un piano e ciò mi rende più tranquillo.
Quando lei mi ha superata per andare via ho chiesto a qualche ragazzo in giro se sapesse il suo nome, all'inizio nessuno sembrava conoscerla poi finalmente sono riuscito ad ottenere un nome: Molly Evans.
Ma dato che il tipo che me lo ha detto non mi sembra molto affidabile ho preferito controllare per un ulteriore sicurezza.
Riuscire ad avere la conferma che cercavo dalla prof è stato più complicato del previsto, ma alla fine ci sono riuscito e ora finalmente quel bel faccino ha un nome.
Molly.
Mi piace, è un nome breve ma preciso, un nome che ha un certo spessore anche se occupa poco spazio, come il mio.

Raggiungo Thomas in mensa, è seduto con un paio di ragazza che credo di non aver mai visto prima d'ora.
''Ciao'' dico sedendomi.
''Ehy amico, ti presento Lindy e Sissy'' replica lui divertito.
''Sindy, mi chiamo Sindy'' replica la ragazza coi capelli biondi indispettita.
''Scusa tesoro'' le dice Thomas per scusarsi poi, rivolto a me, aggiunge ''Queste belle signorine sono disposte a farci compagnia tutto il pomeriggio dopo scuola''
Mi fa l'occhiolino e mi rivolge un sorriso complice che avrei ricambiato se non avessi altro da fare.
''Mi dispiace ma non posso proprio, ho un impegno oggi.'' rispondo prima di alzarmi dalla sedia.
Mi è passata la fame e ho voglia di fumare una sigaretta.
Mentre attraverso la mensa vedo Molly seduta ad un tavolo col ragazzo della festa e una ragazza.
Sorride e si diverte spensierata e vorrei essere seduto accanto a lei in questo momento per poter essere la ragione dietro il suo sorriso.
Impedisco ai miei piedi di prendere iniziative di loro spontanea volontà raggiungendola e mi sforzo di distogliere lo sguardo e uscire.
Fumo con calma una sigaretta prima di raggiungere l'aula successiva per seguire la lezione di storia.

Quando finalmente la giornata finisce raggiungo il parcheggio e mi siedo nella mia macchina.
Non devo riaccompagnare Thomas a casa, dato che rientrerà con quelle ragazze quindi ho tutto il tempo per fare quello che ho in mente.
Scorro i numeri sulla rubrica e clicco su un numero a cui non avevo mai chiamato.
Bussa un paio di volte poi risponde una vocina stridula.
''Pronto, ufficio del signor Efron, con chi parlo?'' chiede.
''Sono Micha, ho bisogno di vedere mio padre. Sarò li tra un'ora'' dico con tono sicuro.
''Devo controllare i suoi impegni, un minuto solamente'' replica e il suo commento mi fa infuriare immediatamente, sono suo figlio; se ho bisogno di parlare con lui ora non devo mica prendere un appuntamento?
Non ha senso.
''Non mi importa. Digli di liberarsi. Ciao.'' concludo riattaccando.
Non ho mai avuto bisogno di chiamare mio padre o la sua segretaria ma questa è un'emergenza quindi non avevo mai preso in considerazione l'idea di dover prendere un appuntamento per parlare con lui.
E mi sembra quasi assurdo doverci pensare.
Un padre dovrebbe esserci sempre per suo figlio.

Guido per circa un'ora con la musica a tutto volume prima di raggiungere il grattacielo dove ha sede la compagnia di mio padre.
Credo che l'ultima volta che sono stato qui sia stato circa 5 anni fa e solo perché avevo bisogno che mio padre mi firmasse dei documenti e dato che passa la maggior parte del suo tempo qui è l'unico modo che ho per incontrarlo e vederlo.
Apro la gigantesca porta di vetro e mi dirigo spedito verso l'ufficio di mio padre.
La segretaria con cui ho parlato prima mi saluta con un sorriso, non pensavo fosse tanto giovane e carina.
''Puoi entrare, tuo padre ti aspetta.'' dice senza che le abbia chiesto nulla.
Non mi importa che fosse impegnato o meno, sarei entrato lo stesso anche se quello probabilmente non sarebbe stato il modo migliore per chiedergli un favore.
''Papà'' dico a mo di saluto entrando.
Mi fa cenno di sedermi su una poltrona di fronte a lui e faccio come mi dice.
''Allora, di cosa hai bisogno?'' mi chiede.
Decido di andare diritto al punto, come piace a lui e in più non voglio perder tempo, mi aspetta un'altra ora di auto prima di tornare di nuovo a casa.
''Voglio fare uno stage qui'' dico e notando la sua espressione perplessa e sorpresa continuo a parlare senza dargli la possibilità di replicare.
'' E voglio che anche un'atra ragazza lo faccia. Si chiama Molly Evans ed è una ragazza in gamba. Frequenta la Estern."
Continua a guardarmi sorpreso e la sua espressione inizia a darmi sui nervi.
Improvvisamente inizia a ridere ed esclama.
''Tu sei interessato ad una ragazza tanto da venire a lavorare qui, per me?''
''Non voglio domande. Lo farai si o no?'' chiedo diretto.
Si prende un paio di secondo per far finta di pensare.
So che la notizia lo rende contento più del dovuto, dopotutto è quello che ha sempre sognato.
''Si, d'accordo. Penserò a tutto io."
Gli faccio un cenno e mi alzo per raggiungere la porta, prima di richiuderla mi volto a fissarlo.
''Ovviamente non deve sapere che sono tuo figlio.''
Non aspetto che mi risponda, non voglio domande da parte sua e non ho intenzione di dargli alcun tipo di risposta.
Raggiungo l'auto soddisfatto e metto in moto.
Ho ottenuto quello che volevo, anche se dovrò fingere di lavorare un po' per mio padre avrò una ragione per poter stare in compagnia di Molly e capire se è fantastica quanto sembra.
Se così non dovesse essere almeno lei ci avrà ricavato lo stage che voleva.

Da quando ti ho incontratoWhere stories live. Discover now