Parte 56 - Molly

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Molly

Il resto della giornata in ufficio è passato in modo tranquillo. Sinceramente, mi aspettavo di peggio. Invece, sono riuscita a non pensare al fatto che il padre del mio ragazzo fosse anche il mio capo, ma, mi sono concentrata, come al mio solito, sul lavoro che avevo da svolgere, senza lasciarmi prendere dall'ansia e dalle preoccupazioni.
Mi è sembrato invece che ora, quello preoccupato, fosse Micha. È stato teso tutta la giornata e proprio non riesco a capire perché. Che la cena coi suoi genitori lo preoccupi così tanto?
Uno spiacevole pensiero inizia a farsi spazio dentro di me: forse lui non vuole che io li conosca. Non vuole ufficializzare la nostra relazione. Maledizione, dovevo immaginarlo.
Probabilmente ciò non farà altro che contribuire ad allontanarlo da me ed io, non posso permetterlo. Non posso permettergli di scappare via da me, di tenere le distanze ancora una volta.
Se non vuole che i suoi genitori mi conoscano ufficialmente coma la sua ragazza, d'accordo. Mi sta bene, che vada da solo a quella stupidissima cena. Non mi importa.
Oh, ma chi voglio prendere in giro.
Mi importa eccomi, mi importa così tanto che il solo pensiero mi fa star male. Se Micha dice di amarmi, se dice che sono diversa da tutte le altre che ha conosciuto, che problema ha a presentarmi ai suoi genitori?
E la cosa peggiore è che io ero pronto a portarlo a casa mia.
Volevo che fosse con me quando avrei parlato a mia mamma della mia rottura con Taylor, volevo averlo al mio fianco, per fargli vedere che era lui quello che si era impossessato del mio cuore.
Rendersi conto che questo, per lui, è un passo troppo importante, fa male, fa davvero tanto male.
E non ho nemmeno il coraggio di parlargliene, mi rendo contro che, dopotutto, è solo colpa mia. Lui non ha dato alcuna risposta al padre quando ci ha chiesto della cena; probabilmente ho interpretato male quel suo silenzio, probabilmente    era solo un modo per tirarsi indietro.

Finiamo di lavorare e torniamo a casa in assoluto silenzio. Steph e Tyler sono sul divano e, quando mettiamo piede in casa, sobbalzano e vengono nella nostra direzione.
''Allora, dobbiamo prepararci!'', afferma Steph prendendomi per mano.
''Prepararci per cosa?'', chiedo.
''Il Lunas! Stupida! Te ne ho parlato prima di uscire. Ricordi? La serata per festeggiare?''
Già, me ne ero completamente dimenticata ma, al momento, mi sembra davvero una pessima idea. Non ho nessuna voglia di uscire a divertirmi, se non di sbronzarmi fino a perdere la cognizione di tutto quello che mi circonda.
''Ah si, scusa; me ne ero dimenticata'', replico.
Passiamo le successive due ore a prepararci nella camera degli ospiti, quella che da un po' di tempo è diventata di Tyler, mentre i ragazzi hanno occupato la camera del mio ragazzo.
Alle 9 decidiamo di uscire per andare a cena da qualche parte.
Prendiamo l'auto di Micha perché senza non va da nessuna parte. Non capirò mai la sua ossessione per le auto, in particolare per la sua.
Il locale in cui decidiamo di andare è molto carino e accogliente, perfetto direi.
Micha appare ancora preoccupato ma decido di non pensarci, di lasciar perdere, almeno per un po', almeno per stasera. Non voglio rovinarmi la serata e non voglio rovinarla a lui. Domani potremmo parlare e risolvere la questione, per adesso, ci godiamo il tempo in compagnia.
Mangiamo e quando finalmente ci decidiamo a lasciare questo ristorante è mezzanotte, abbiamo giusto il tempo di arrivare al Lunas nel pieno del caos e del divertimento.
Infatti, una volta lì, la situazione è un completo delirio, il locale è pieno: pieno di gente già ubriaca e altra intenta a divertirsi ballando.
Involontariamente mi spunta un sorriso sulle labbra. In questo momento, considerando la confusione che ho intorno sento che, finalmente, posso smettere, almeno per ora, di pensare ai problemi che mi affliggono.
Appena entrati Steph e Tyler i dirigono al centro della pista da ballo e iniziamo a scatenarsi; sono assolutamente adorabili. Mi volto a fissare Micha e raccolgo tutto il coraggio che ho. Non so a cosa abbia pensato Micha per tutto il giorno, ma sono sicura che non sia nulla di piacevole.
Gli avvolgo la braccia intorno al collo e mi avvicino a lui sfoderando il sorriso più provocante del mio repertorio.
''Balliamo?'', gli chiedo mentre inizio ad ancheggiare contro il suo corpo.
Nessuna reazione da parte sua, rimane rigido al mio contatto; ma non mi arrendo. Avvicino il mio volto al suo ma, appena sono a pochi millimetri da lui, si scansa. Lo fisso con uno sguardo confuso e preoccupato mentre mi afferra le braccia e mi scosta da lui.
''Dai, Molly, non ho voglia'', dice. Ha gli occhi persi, altrove. Lontani da me.
Mi allontano istintivamente da lui mettendo distanza tra di noi, ho bisogno che mi stia lontano, ho bisogno di riprendere fiato. Di capire.
Perché si comporta così? Forse avevo ragione. Micha non vuole che conosca i suoi genitori perché non ci tiene abbastanza a me; sta mettendo in dubbio tutti i sentimenti che ci tengono uniti.
Questa consapevolezza continua a farmi troppo male. Sento le lacrime iniziare a riempirmi gli occhi. Non posso permettermi di crollare, non ora. Non in mezzo a tutta questa gente.
Vado al bar ed ordino una bottiglia di vodka assoluta; ho bisogno di smettere di pensare.
Il barista è un po' titubante nel darmi tutto quell'alcol ma, probabilmente, la mia espressione deve averlo convinto perché alla fine mi fa pagare la mia bottiglia senza fare troppe storie.
Esco dal locale facendo attenzione a non farmi vedere da Micha, non sono ancora pronta a parlare con lui, a sentirmi dire quello che ha da dirmi, non sono pronta e forse non lo sarò mai.
Raggiungo il parcheggio e mi siedo sul marciapiede.
Mezza bottiglia dopo tutto inizia a girare, quello che ho intorno mi appare sfocato e privo di consistenza.
Finisco di bere quel liquido e mi accascio a terra; non so per quanto tempo sono rimasta lì, fragile ed esposta.
So solo che, in questo momento, sono stretta tra le braccia dell'uomo che sta per distruggermi un'altra volta.
Recupero tutta la forza che mi rimane e lo spingo via da me.
''Vattene'', esclamo alzandomi e incamminandomi nella direzione opposta alla sua.
''Ma cosa ti prende? Vieni qui!'', dice mentre mi raggiunge.
''Va via! Lasciamo in pace!''
''Vuoi dirmi che diavolo ti prende? Non ti lascio andare in giro ubriaca!''
''Come se ti importasse di me!''
Litigare con lui mi ha fatto passare di colpo la sbornia, improvvisamente mi sento meglio, riesco quasi a pensare in modo lucido.
''Molly, cosa stai dicendo? Io ti amo!''
''Ah, tu mi ami? E perché non vuoi presentarmi ai tuoi genitori?'', esclamo. Ah, l'alcol; ti dà un coraggio che nemmeno sai di avere.
''Cosa? Ma già conosci mio padre''
''Allora perché non vuoi che venga a cena dai tuoi?'', chiedo. Sento di nuovo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
''Ma come ti vengono in mente queste stupidaggini?'', chiede apparentemente confuso.
"Tu, sei diventato pensieroso e preoccupato da quando ho accettato di andare a cena ai tuoi; ho pensato fosse perché tu non mi volessi lì, perché non mi ami abbastanza. Poi prima mi hai spinta via... '', ammetto.
Micha si avvicina a me stringendomi forte a sè.
''Molly, penso proprio che a volta dovresti smetterla di pensare; quella tua testolina pensa un mucchio di cavolate'', mi sussurra ad un orecchio.
''Adesso ti va di tornare a casa? Così parliamo con calma''
''E Tyler e Steph?'', chiedo.
''Possono prendere un taxi''.

Arriviamo a casa poco dopo e andiamo entrambi in camera di Micha; mettiamo il pigiama e ci stendiamo entrambi nel letto, abbracciandoci.
''Sono contento di portarti a casa dei miei genitori, di presentarti a loro come la mia ragazza. Il problema è che ogni volta che i miei genitori vogliono parlarmi, entrambi e nello stesso momento, si tratta di qualcosa di grave. L'ultima volta mi hanno obbligato a scegliere tra l'andare al college o lavorare per mio padre. E adesso che frequento il college e lavoro anche per mio padre non so cosa possano volere e la cosa mi spaventa'', confessa nel buio della nostra intimità.
''Micha, non preoccuparti. Qualsiasi cosa abbiano da dirti, io sono dalla tua parte. Affronteremo tutto insieme'', gli sussurro.
Questo ragazzo, dall'apparenza tanto forte, si sta dimostrando tanto vulnerabile; dopotutto, di qualcosa gli importa oltre che di se stesse, a differenza di quanto vuole dimostrare.
''Non so proprio come farei senza di te, grazie''.
Detto ciò mi metto a cavalcioni su di lui e inizio a baciarlo. Passiamo il resto della notte così, ad amarci.

Da quando ti ho incontratoWhere stories live. Discover now