3. I GEMELLI CONNELLY - Parte 2

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Keira non sapeva cosa pensare. Cosa mai poteva essere successo a quella ragazza per portarla a parlare in quel modo? Era così totalmente priva di speranza e fiducia... Rabbrividì al pensiero di cosa dovesse provare per pensare certe cose.

Lanciò occhiate lungo la stanza, cercando di ambientarsi. I ragazzi che le stavano di fronte sembravano più o meno a posto. Certo, non avevano la faccia di chi è strafelice di essere al mondo, ma Keira immaginava la maggior parte della gente normale fosse così. Nessuno di loro, comunque, correva urlando o cercando di districarsi da una camicia di forza e questo era già un buon inizio.

La dottoressa Fitzpatrick congedò i gemelli e si diresse verso la ragazza che aveva parlato poco prima, le mise una mano sulla spalla e la guidò fuori dalla stanza con fare premuroso. Con l'uscita dell'adulto responsabile, Keira si aspettava che sarebbe successo qualcosa: confusione, urla e commenti, qualche bravata, un po' come succedeva a scuola quando il professore si allontanava dalla classe. Gli altri ragazzi, invece, si limitarono a guardarsi intorno e a uscire a poco a poco dalla sala.

«Che mortorio!», sbuffò Josh stiracchiandosi.

«Josh... ti prego, non fare lo sciocco», lo rimbeccò la sorella. Conoscendo il carattere del suo gemello, Keira temeva che questi potesse esprimere il proprio disappunto facendo qualcosa di molto stupido, tipo cercare lo scontro con qualcuno e, da quel che aveva appena visto, c'erano almeno due ragazzi lì dentro che avrebbero schiacciato Josh come una mosca se solo lui avesse provato a provocarli.

La compagna di stanza di Keira si avvicinò a loro con un sorriso sornione e mise un braccio intorno alla vita della ragazza, con suo grande stupore.

«Allora nanerottola! Questo è tuo fratello?» esordì sorridendo in modo ammiccante a Josh.

«Già...», replicò lei a disagio. Amy guardava suo fratello come fosse una caramella da mangiare.

«Non sei affatto male, come hai detto che ti chiami?», domandò al ragazzo ignorando del tutto Keira.

«Josh.» Il ragazzo sfoggiò un sorriso.

«Bene, Josh. Puoi venire in camera mia quando vuoi!»

Detto ciò, Amy saltellò via, senza dare il tempo a Josh di risponderle o di avere una qualche reazione alla sua proposta. Lui fissò la sorella, basito.

«Chi è quella?», le domandò, ammirato.

«Amy. È la mia compagna di stanza», rispose Keira, assente.

Stava guardando un ragazzo alto, con i capelli neri un po' mossi e degli occhi azzurro ghiaccio che spiccavano in mezzo a tutto quel grigiore che li circondava. Notò che Amy si era diretta proprio verso di lui e gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio. Keira aveva la spiacevole sensazione che stessero parlando di lei e che, nello specifico, la stessero prendendo in giro.

«Kei? Che fai ti sei incantata?», sbottò Josh dandole un colpetto sulla spalla.

«No. Che c'è?», chiese brusca.

Si pentì immediatamente del tono usato: il ragazzo si zittì subito e mise il broncio, come faceva ogni volta che Keira lo rimproverava. Se Josh aveva un punto debole, quello era sua sorella. Era molto sensibile alle sue reazioni perché l'affetto e la considerazione di Keira erano due delle poche cose che contassero davvero per lui. Erano sempre stati molto legati e, sebbene fossero diversissimi nel carattere, andavano quasi sempre d'accordo. C'era però qualcosa che li univa ancor di più oltre al legame tra gemelli, qualcosa che solo loro due condividevano, un segreto spaventoso di cui non avevano fatto parola con nessuno.

«Scusami Josh», disse Keira abbracciando il fratello.

Lui si sciolse immediatamente, mettendo da parte il suo broncio e stringendola a sé, mentre le accarezzava i capelli rossi.

«Come stai?», le chiese, preoccupato.

Keira notò il suo sguardo, uno sguardo che Josh le riservava spesso da quando erano morti i loro genitori. Era come se stesse osservando una rara specie aliena, in attesa di una reazione che però tardava ad arrivare. Forse Keira se l'era solo immaginato, forse si faceva troppe paranoie.

«Sono stata meglio», sospirò. «Che ne dici di uscire da qui?»

Josh annuì e, tenendosi per mano, uscirono in corridoio per dirigersi di nuovo alle loro stanze.

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