14 - HO BISOGNO DI TE - Parte 2

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«Credo di essere innamorato di te.»

Keira rimase interdetta per qualche istante e dovette fare appello a tutta la sua concentrazione per ricollegare il cervello alla bocca. Anche dopo esserci riuscita però, non sapeva cosa dire. Era scioccata, euforica, spaventata. Ciò che le aveva confessato Lucas le aveva fatto battere il cuore a un ritmo folle; eppure, le parole le si accartocciarono in gola e quando provò a dire qualcosa in risposta, finì per boccheggiare come un pesce fuori dall'acqua. Rimase semplicemente a fissarlo, maledicendo tutti i blocchi che ostruivano la sua mente e il suo cuore. Si chiese se Lucas fosse davvero sicuro di voler amare una ragazza così, del tutto incapace di esprimere i propri sentimenti.

«I-io...io...» riuscì a emettere qualche suono privo di significato e notò che Lucas non stava davvero aspettando una risposta. La guardava come se fosse un quadro che lo aveva colpito e di fronte al quale aveva sentito il bisogno di esprimere ciò che sentiva.

Keira, per l'ennesima volta quel giorno, divenne rossa di imbarazzo.

«Ehi», sussurrò Lucas, sollevandole il viso per costringerla a guardarlo negli occhi.

«Scusami...» gemette sconfitta. Forse non sarebbe mai riuscita a dire a parole ciò che provava veramente per Lucas, anche se quel sentimento c'era, era proprio lì, dentro al suo cuore.

«Kei, non voglio che tu mi dica qualcosa solo perché pensi che sia quello che voglio sentire. Ho capito come sei fatta», le disse lui, con dolcezza.

Keira abbozzò un sorriso, ma si sentiva comunque uno schifo. Qualunque cosa dicesse Lucas, Keira sapeva che lui desiderava sentirsi dire da lei ciò che provava.

Cosa ci vuole a dirlo? Lucas anche io ti amo. È vero, è quello che sento! pensò con rabbia, mentre lasciava che lui la stringesse ancora a sé e le accarezzasse i capelli. Forse era il fatto di esternare ciò che di più intimo aveva a metterla in difficoltà, così come le era difficile esprimere tutto il dolore che provava per la perdita dei suoi genitori. Era più facile impacchettare tutto e metterlo da parte. Ma che senso ha vivere se non ci si lascia guidare dalle proprie emozioni?

«Posso darti un ultimo bacio?» le chiese Lucas, chinandosi sul suo viso. Keira annuì e lasciò che lui le facesse provare ancora quei brividi paradisiaci che aveva sperimentato poco prima. Il tocco delle sue labbra fu gentile e caldo e quando Lucas si separò da lei, Keira realizzò di essere cotta a puntino. Peccato che non fosse in grado di rendere il suo ragazzo partecipe di questo fatto.

Qualche minuto dopo stava arrancando lungo il corridoio, diretta alla sua stanza, quando fu attratta da due voci concitate. Si guardò intorno e individuò una porta semiaperta accanto all'ingresso della sala relax. La lama di luce che proveniva dall'interno era l'una cosa che illuminava quella parte di corridoio altrimenti immersa nella penombra. Le voci che aveva sentito sembravano provenire dall'interno di quella stanza. Keira si avvicinò furtivamente, cosa in cui era imbattibile, e si accostò alla porta per capire quale fosse l'argomento della discussione in atto. Da quando era diventata così ficcanaso? Forse da quando aveva cominciato a vedere strane cose nella sua testa...

«Perché diavolo le hai detto una cosa del genere?» chiese una voce femminile, alterata, «noi ci siamo chiamati fuori te ne se dimenticato?»

«No, non me ne sono dimenticato. Solo non riesco a essere uno spettatore passivo della cosa. Non posso fare finta di nulla.» Keira riconobbe al volo la seconda voce, era quella di Darren. Un brivido le percorse la schiena, mentre la curiosità aumentava; si spalmò ancora di più contro la porta semichiusa per captare più informazioni possibili.

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