17. SMARRIRSI - Parte 2

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Keira era felice. Si sentiva tranquilla e a suo agio vicino a Lucas. Lui continuava a depositarle piccoli baci lungo il collo e le spalle, trasmettendole dei piacevoli brividi sulla pelle che la spingevano a desiderare di più.

Cominciò ad accarezzare il braccio di Lucas, seguendo la linea dei suoi bicipiti e scorrendo fino al collo, che sfiorò con la punta delle dita, prima di infilare la mano tra i suoi capelli. La bocca di Lucas vibrò sulla sua pelle e il ragazzo si staccò dal collo e le prese il viso tra le mani, gli occhi incandescenti e uno sguardo capace di scuotere Keira fin dentro le ossa.

Le loro bocche si scontrarono, in modo diverso dal solito. Questa volta, Lucas era più intenso, più violento, quasi famelico e Keira si rese conto che quella versione le piaceva moltissimo, quasi più della precedente.

Si lasciò spingere con la schiena sulla sabbia, le mani che salivano lungo il petto di Lucas e strattonavano la sua maglietta leggera.

Le mancava il respiro. Le sensazioni che provava erano intense, spaventose, eccitanti. Il suo intero corpo tremava impaziente e il suo cuore sbatacchiava nel petto, rimbombandole nelle orecchie.

Una leggera brezza che soffiava dal mare le accarezzò la pelle sudata, facendola rabbrividire. Premette il suo corpo contro Lucas, mentre lui scendeva con le mani lungo i suoi fianchi, arrivando a toccarle con le dita la pelle nuda del ventre, rimasta scoperta dal top che si era sollevato nell'impeto del loro bacio.

Quel contatto la fece gemere e Lucas si puntellò con un gomito accanto alla sua testa e lasciò correre la mano più su, sotto al top, fino ad arrivare a toccare uno dei suoi seni. Keira cominciò ad agitarsi. Le piaceva, il suo corpo desiderava di più, lo sentiva in ogni cellula, però...

«Sei bellissima», le sussurrò Lucas contro le labbra, prima di coprire di nuovo la bocca di Keira con la propria.

Al diavolo i però...

Con le mani tremanti, Keira sollevò la maglietta di Lucas e cominciò ad accarezzargli la schiena nuda, godendo del contatto con la sua pelle liscia e accaldata; Lucas emise un grugnito di approvazione e cominciò a giocherellare con il suo seno, accarezzandolo e stringendolo nella propria mano.

Keira era inebriata, il suo cervello si stava finalmente scollegando, lasciandola in preda alle sensazioni più belle che avesse mai provato. Poi, Lucas scese con l'altra mano sulla sua gamba e fece per infilarsi sotto il pareo che la copriva, e tutto si fece improvvisamente più nitido. La sua mente tornò al presente e Keira fu subito consapevole della sabbia sotto di lei, delle onde a pochi metri da loro, degli altri ragazzi non molto distanti dal punto in cui si trovavano e del disagio che cominciava a strisciarle sotto pelle.

Prese il polso di Lucas e lo bloccò.

«No, Lucas... aspetta, fermati», le parole le uscirono quasi come una supplica, sebbene lui non le stesse facendo chissà che. Infatti, il ragazzo si bloccò immediatamente e rotolò giù da lei, tirandosi a sedere con espressione dispiaciuta.

«Scusami», disse affannato, «perdonami Kei, non volevo fare niente che non volessi anche tu, pensavo... mi sembrava...» incespicò con le parole e Keira si sentì subito la più cretina delle cretine. Aveva reagito come se lui la stesse forzando, quando fino a un secondo prima era inebriata dal suo tocco tanto quanto lui.

Si mise a sedere e lo guardò. «No, no. Lucas, non hai fatto niente di male!» spiegò gesticolando. «Mi è piaciuto, mi piaceva tutto quello che hai fatto, solo che... ecco, poi mi sono bloccata.» Sentì le guance riscaldarsi e il cuore battere più forte.

«Non sei arrabbiata con me?»

Scosse la testa con decisione. «No, per niente. E tu?»

Un timido sorriso spuntò sul volto del ragazzo, facendola pentire, per un momento, di aver interrotto quel bellissimo contatto tra loro. «No, splendore. Assolutamente no.»

Lucas allungò le braccia e l'attirò a sé, stringendola contro il suo petto e depositandole un delicato bacio sulla fronte.

«Mi dispiace...» borbottò lei contro la sua maglietta. Avrebbe tanto voluto essere più sciolta e non reagire da schizzata non appena i contatti si facevano più intimi.

«Non devi dispiacerti di nulla Kei, proprio di nulla.»

Strinse più forte la stoffa della t-shirt di Lucas e sentì gli occhi pizzicare. Quel ragazzo era speciale, dolce, paziente, bellissimo e lei? Lei era rigida e terrorizzata, come se potesse predere la scossa a un solo contatto spinto. Che idiota...

Lucas la stava ancora tenendo stretta quando disse: «Lo sai che hai delle bellissime tette?»

Keira scoppiò a ridere e si scostò quel tanto che bastava per guardarlo in faccia. «Inesistenti, vuoi dire», puntualizzò.

Lui le accarezzò una guancia e sorrise malizioso.

«Esistono eccome e mi piacciono da morire.»

Con la soddisfazione che le gorgogliava nel petto, Keira si appoggiò di nuovo a lui e si lasciò cullare dal ritmo del suo respiro.

Quella notte, Keira ebbe qualche difficoltà ad addormentarsi.

Rimase per qualche tempo a osservare accigliata le cicatrici sul sul suo polso, domandandosi quando e se avrebbe avuto una nuova visione e cosa sarebbe successo. Sentiva che c'era altro ad attenderla, come fosse tutto parte di un percorso a lei riservato, che sarebbe andato avanti fino a che lei non fosse arrivata alla fine. Ma cos'avrebbe comportato quella fine?

Si voltò nell'oscurità e fissò il letto di Amy, accanto al suo. Aveva già da un po' deciso di parlare con lei di tutta la faccenda, ma non ne aveva ancora avuto occasione. Si ripromise di farlo il giorno successivo. Forse Amy poteva darle qualche opinione anche riguardo al dialogo tra Darren e Beth che Keira aveva origliato la settimana prima e che le ronzava in testa senza posa, lasciandole un retrogusto di frustrazione. Aveva la sensazione che il soggetto della loro conversazione fosse proprio lei. Ma cosa sapevano quei due? Cosa c'entravano? Conoscevano forse la natura delle sue visioni?

A un certo punto del suo rimuginare, Keira si addormentò, accompagnata dal respiro regolare delle sue compagne che dormivano accanto a lei.

Keira camminava lungo una strada deserta, scalza e disorientata. L'asfalto le graffiava le piante dei piedi, ma lei procedeva convinta, come guidata da una strana forza a cui non poteva opporsi. Osservò l'ambiente attorno a sé: era il centro di una città, con gli edifici che si stagliavano attorno a lei, svettando verso un cielo colorato da un'inquietante sfumatura rossastra. L'intera scena sembrava vista attraverso un filtro del medesimo colore. Le strade e i marciapiedi erano deserti, nulla si muoveva attorno a lei, a parte una strana ombra che le camminava accanto. Keira si voltò per esaminarla meglio. Se non era la sua, a cosa apparteneva? Come era possibile che il nulla avesse un'ombra?

Keira si strinse le braccia intorno al corpo quando un alito di vento gelido soffiò attorno a lei. In quel momento, il suo sguardo si posò sulle sue braccia e lei inorridì: erano completamente ricoperte di rune. Dal polso fino alla spalla, entrambe erano affollate di simboli.

Keira cominciò a correre senza una direzione, sperando di sfuggire all'ombra che la seguiva, di trovare un qualunque segno di vita, ma senza risultato. Solo vuoto e null'altro. 

La disperazione s'impadronì di lei come un veleno, lasciandola senza fiato. Si accovacciò a terra e si prese la testa tra le mani, dondolando avanti e indietro. L'ombra si allineò a lei e penetrò nel suo corpo, gelandola, mentre i simboli che le ricoprivano il corpo cominciavano a pulsare e a brillare, trasformandola in un grottesco albero di Natale. 

All'improvviso, Keira sentì un senso di vuoto allargarsi dentro di lei e poi un dolore acuto all'addome che la costrinse a buttarsi a terra, gridando. Tra spasmi di sofferenza, trovò il coraggio di guardare in basso e vide, con orrore, un buco nero allargarsi sul suo addome e diventare sempre più grande, finché qualcosa non cominciò a uscire da dentro di lei. 

Un fascio di luce rosso sangue sgorgò dal suo corpo e si dipanò in tutte le direzioni e Keira urlò. 

NightFall - Il PortaleWhere stories live. Discover now