10. DEVO PROTEGGERTI - Parte 3

127 14 15
                                    

«Dove siamo?» domandò Keira, guardandosi intorno.

Aveva da poco lasciato la camera di suo fratello Josh, dopo avergli chiesto di rispettare il suo rapporto con Lucas, quando Darren l'aveva intercettata e le aveva chiesto di poter parlare con lei in privato.

Keira non aveva trovato una valida ragione per opporsi a quella richiesta e l'aveva seguito. Ora si trovava con Darren in una stanza del secondo piano, collocata dalla parte opposta rispetto alle camere da letto dei pazienti.

La stanza era in evidente stato di abbandono. Il pavimento in linoleum era coperto da uno spesso strato di polvere, la stessa polvere che sembrava permeare le pareti e vorticare nell'aria attorno a loro. Le finestre erano parzialmente oscurate dalle tapparelle sgangherate e una notevole quantità di scatoloni, più o meno grandi, occupava quasi per intero una delle pareti più lunghe. Non era esattamente il luogo adatto per metterla a proprio agio...

«Una volta questa stanza era usata come palestra», spiegò Darren osservando a sua volta l'ambiente circostante. «Prima che costruissero il capanno sul retro», aggiunse.

Keira si era appoggiata a uno dei nuerosi scatoloni polverosi e aspettava di sapere di cosa volesse parlarle il ragazzo, anche se aveva già una mezza idea del soggetto della conversazione. «Perché mi hai portato qui? Non è un posto molto confortevole», scherzò, sentendosi lievemente agitata. Non aveva paura di Darren, però non le piaceva il fatto che si fossero isolati così tanto dal resto dei ragazzi.

Darren le sorrise, sincero. «Scusa, hai ragione è un tantino... spettrale.»

«Sì, è la parola giusta», confermò lei, un po' meno tesa. Il sorriso del ragazzo l'aveva tranquillizzata almeno un po'.

Lo osservò mentre gironzolava per la stanza, sollevando la polvere sul pavimento, l'espressione pensierosa.

«È l'unico posto che mi è venuto in mente dove non saremmo stati interrotti», spiegò lui, spostando l'attenzione su di lei.

Keira abbassò lo sguardo e deglutì.

«Senti, Keira, volevo parlare con te di una questione un po'... delicata.»

La ragazza sentì di nuovo il nervosismo farsi strada dentro di lei. «Ti ascolto...»

Darren ricominciò a muoversi, con le braccia incrociate al petto e l'espressione pensierosa.

«Non ci girerò tanto intorno», disse fermandosi di colpo. «Cosa c'è tra te e Lucas Coleman?» Quando pronunciò il nome di Lucas, l'espressione di Darren sembrava quella di uno che avesse appena ingerito una manciata di chiodi.

Ma che problema avevano quei due?

Keira restò interdetta per un momento. Di certo la sua storia con Lucas non era affare di Darren, ma aveva immaginato che potesse trattarsi di quello.

Si agitò sullo scatolone. «Beh... io non credo che...» cominciò incerta, ma Darren la interruppe.

«Che siano affari miei? Credimi, lo sono eccome», replicò frustrato.

Keira lo fissò, aggrottando le sopracciglia. «Come sarebbe, scusa?»

Darren non le rispose e Keira fece per alzarsi, già stufa di quella conversazione appena accennata.

«Senti io... è meglio che vada.» Si voltò, determinata a raggiungere la porta e uscire da là dentro.

«Keira!»

Darren non si mosse, non la afferrò, né tentò di bloccarla fisicamente, si limitò a chiamarla in modo forte e chiaro e Keira si immobilizzò. Gli stava ancora dando le spalle, ma era ferma, in attesa che lui continuasse a parlare. Cosa le stava succedendo?

«Devi ascoltarmi, ti prego. Lucas non è chi pensi tu», spiegò con tono fermo, avvicinandosi a lei.

Keira si voltò e strinse i pugni. «Come sai cosa penso io? E poi che cosa dovrebbe significare che non è chi penso? Lo conosco poco ancora, ma mi piace, mi sento... legata», ammise, senza nemmeno sapere perché gli stesse raccontando ciò che provava.

«Me ne sono accorto...» borbottò. «Però non dovresti», continuò, con appena un cenno di esitazione.

«E perché?»

Cosa stava cercando di dirle Darren?

Lui sbuffò, passandosi le mani tra i capelli biondi. «Non è semplice...»

Keira si spazientì. «Senti, io me ne vado», tentò di nuovo.

«Fermati.» Keira si bloccò, scocciata. Darren, però, ignorò la sua espressione infastidita e continuò, pronunciando una frase che le fece gelare il sangue.

«Lucas è pericoloso per te.»

La ragazza impietrì. «Co-cosa?» balbettò.
Faceva fatica a connettere i pensieri e le parole e riusciva solo ad aprire e chiudere la bocca come un pesce fuori dall'acqua.

«Probabilmente lui nemmeno lo sa, ma lo è. Voi due, insieme, non deve esistere proprio», aggiunse Darren, deciso.

A Keira girava la testa. Che cacchio stava blaterando? Lucas era pericoloso per lei? Non lo sapeva?

«Scusa ma... mi dici questo perché mi hai visto mano nella mano con lui?» tentò. Forse Darren stava semplicemente esibendo una forma molto creativa di gelosia, perché, se era veramente convinto di quello che diceva, allora era pazzo, era andato fuori di testa.

Lui scosse la testa, guardandola come se avesse detto un'assurdità. «No, certo che no! Non mi ha fatto piacere, ma non è questo il punto.»

«E allora cosa? Non ti capisco, Darren!» sbottò frustrata. Si sentiva strana, confusa, agitata. C'era qualcosa in quel ragazzo che la costringeva a starlo a sentire, che non le permetteva di andarsene sbattendo la porta e la inchiodava a pavimento ogni volta che lui le chiedeva di ascoltarlo.

«Vedo che ti stai legando molto a Lucas e questo non va bene», disse cauto. Forse stava cercando di spiegarsi, ma non ci stava riuscendo molto bene.

«Scusa, però, davvero... insomma decido io cos'è bene per me!» dichiarò lei, arrossendo.

Darren sembrò non averla nemmeno sentita, aveva ricominciato a camminare e gesticolava. «Tu non dovevi essere qui e non so come tu ci sia capitata, accidenti!» La guardò, serio. «Devi allontanarti da lui, prima che capisca.»

Keira non ci stava capendo più nulla. Lei non doveva essere lì? Ne aveva abbastanza di quelle farneticazioni senza senso. Darren doveva essere in preda a un attacco di... qualcosa e lei ci era capitata in mezzo. Doveva uscire e cercare qualcuno che potesse aiutarlo.

«Darren, mi è venuto un gran mal di testa...» lamentò, portandosi una mano alla fronte.

In un secondo le fu davanti, a pochi centimetri da lei. «Mi dispiace, Keira, ma io devo proteggerti», le disse guardandola negli occhi.

«Ma da cosa?» sibilò Keira, esaperata.

In quel momento, Amy fece irruzione nella stanza seguita da Jeany. Quando notò Keira e Darren così vicini e registrò l'espressione sul viso della ragazza, li raggiunse in due falcate. «Keira! Ti stavamo cercando! Dove ti eri ficcata?» domandò, lanciando un'occhiata sospettosa a Darren.

«Ero qui», disse la ragazza, «Darren voleva...» incrociò per un momento lo sguardo del ragazzo e proseguì, «chiedermi una cosa.»

Jeany era rimasta sulla porta, palesemente inorridita di fronte alla sporcizia e al disordine che regnavano nella stanza. Sembrava come paralizzata dallo shock.

«Bene, ora che te l'ha chiesta», proruppe Amy squadrando Darren, «possiamo andare, no? Lucas e tuo fratello ti stanno cercando.»

«Sì.» Keira lanciò un'ultima occhiata confusa a Darren e si avviò alla porta insieme ad Amy.

Questa volta, il ragazzo non la fermò, né aggiunse altro. 

NightFall - Il PortaleWhere stories live. Discover now