4. CONTATTO - Parte 2

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Lucas era senza fiato. Non gli era mai successo in tutta la sua vita di riuscire a stabilire un contatto così immediato con la mente di qualcuno. Di solito era tutta una questione di concentrazione: doveva fissare gli occhi di una persona e immergersi, in un certo senso, all'interno di essi. Con quella ragazza, però... era stato sufficiente guardarla per un istante per sprofondare nella sua mente. Era stato tutto così veloce che non si era nemmeno reso conto di ciò che stava succedendo. Aveva visto una serie di immagini confuse, una specie di moviola inquietante fatta di oscurità e violenza. Non era riuscito a capire cosa rappresentassero, sapeva solo che l'incursione nella testa di quella ragazza l'aveva spossato parecchio e non si era mai sentito così dopo aver letto la mente di una persona. Aveva bisogno di una boccata d'aria, doveva schiarirsi la mente e riprendere fiato. Forse, così facendo, sarebbe riuscito a dare un senso a ciò che era successo.

Era proprio mentre passeggiava nel cortile della clinica – sotto la supervisione a distanza di un inserviente – che l'aveva rivista.

La ragazza era in piedi, i gomiti appoggiati alla ringhiera della veranda. Aveva gli occhi chiusi e il volto contratto in un'espressione di... dolore?

Lucas le si avvicinò furtivo, fino a ritrovarsi sotto la veranda che era di alcuni centimetri rialzata rispetto al giardino. Restò lì, a osservare la ragazza dal basso verso l'alto e, da quella posizione così strategica, potè notare alcuni dettagli che gli erano sfuggiti alla prima occhiata: c'era un piccolo neo sotto l'occhio sinistro e una spruzzata di lentiggini punteggiava guance e naso. Lucas restò a fissare quel volto, affascinato. A un certo punto della sua contemplazione, la ragazza aprì gli occhi e fece un passo indietro, sorpresa e un po' spaventata. Chissà cosa le passava per la testa in quel momento? Lucas tentò di non fissarla dritto negli occhi.

«Ehi!», esclamò lei sbattendo le ciglia. Lucas notò che aveva gli occhi arrossati, ma non c'era alcuna traccia di lacrime.

«Tutto ok?», domandò d'impulso.

La ragazza abbozzò un sorriso. «Sì. Più o meno. Che ci fai qui?» Si raddrizzò e si spostò i capelli che le erano ricaduti davanti al viso.

Lucas sfoderò il suo sorrisetto magico, quello che usava sempre per far colpo su qualche ragazza. «Potrei farti la stessa domanda...»

Lei inarcò un sopracciglio. «Beh, non ero io che fissavo te nell'oscurità», replicò.

Sì, in effetti aveva perfettamente ragione e in più sembrava completamente immune al suo savoir faire. «Io stavo passeggiando e ti ho vista qui, così...» Fece spallucce, lasciando cadere la frase senza darle una risposta precisa.

«Volevo prendere una boccata d'aria» disse abbassando lo sguardo sulla balaustra di legno che correva attorno alla veranda.

Lucas annuì. «Capisco. Sì, può essere soffocante, a volte, là dentro», concordò con un sorrisetto. Continuò a non guardarla direttamente negli occhi, temendo il ripetersi dell'esperienza di poco prima, ma non dovette sforzarsi granché visto che ci stava già pensando lei a evitare che i loro sguardi si incrociassero.

«Sei fuggito via dalla mensa», riprese la ragazza dopo qualche istante di silenzio.

Lucas fece spallucce. «Sì, lo stufato di stasera mi ha fatto venire un attacco di panico!», scherzò cercando di mantenere viva la conversazione. Quella ragazza era ancora più taciturna di lui.

«Anche tu te la sei filata, comunque», le fece notare con un sorriso incoraggiante.

Lei si strinse nelle spalle. «È che... erano tutti attorno a noi e stare al centro dell'attenzione mi mette a disagio», confessò mantenendo lo sguardo a terra.

NightFall - Il PortaleWhere stories live. Discover now