9. TU MI VUOI? - Parte 1

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Lucas era già stufo del suo isolamento. Aveva sentito che Josh era stato spostato in un'altra stanza per restare solo, dato che l'isolamento prevedeva, appunto, l'isolamento.

Non che gli importasse granché di Joshua, in verità riusciva a pensare solo a Keira e a quello che l'aveva fatta infuriare, anche se ancora non aveva capito bene cosa fosse. Era perché aveva detto ad Amy che le aveva parlato del suo potere, o c'era un altro motivo? Di certo si era arrabbiata ancor di più quando Josh si era lasciato sfuggire che lui e Amy erano stati insieme quella mattina e non aveva torto. Lui stesso non avrebbe voluto farglielo sapere, men che meno in quel modo. Allora perché aveva fatto sesso con Amy? Ormai era più un'abitudine che altro, ma Lucas si rendeva conto che non era un atteggiamento corretto...

Non poteva biasimare Josh fino in fondo se non voleva che lui si avvicinasse alla sorella. Probabilmente era convinto che Lucas fosse un poco di buono e che mirasse ad avere con Keira lo stesso rapporto che aveva con Amy. La verità era che lui e Amy avevano un accordo: erano amici con benefici. Amici che nel momento del bisogno si distraevano facendo sesso. Ma questo non aveva niente a che fare con Keira, non era quello che lui voleva da lei.

Keira era... diversa. Era un'anima pura, una di quelle ragazze per cui il sesso va di pari passo con l'amore. Era bello, molto bello. Per un momento, Lucas immaginò di essere il ragazzo di Keira, di poterla tenere per mano, accarezzarle i capelli, far sbocciare sulle sue labbra quel sorriso timido che tanto gli piaceva. Avrebbe sopportato persino quel rompipalle di Josh pur di poterle stare accanto. Non aveva mai fatto simili ragionamenti prima di quel momento, eppure era chiaro che qualcosa in lui era cambiato da quando aveva incrociato per la prima volta gli occhi acquamarina di Keira. Non aveva molta importanza... se non fosse riuscito a scusarsi e a chiarire, non ci sarebbe stato più nulla su cui fantasticare. A quel pensiero, una fitta gli attraversò lo stomaco, facendolo sussultare. No, doveva risolvere quel pasticcio e doveva farlo in fretta.

Era da poco passata la mezzanotte quando Amy sgattaiolò in camera sua. Visto che la porta della stanza era sorvegliata da "Roy lo stupido", la sua amica era dovuta passare dal cornicione esterno ed entrare dalla finestra.

«Ma quanto ti voglio bene, Coleman? Ho rischiato di ammazzarmi per te», sospirò con fare teatrale una volta atterrata sul pavimento della stanza.

Lucas sollevò un sopracciglio. «Siamo al primo piano, ti saresti al massimo spezzata un'unghia.»

«Mi sarei spezzata un'unghia per te, ingrato.»

«Come ti pare», tagliò corto. Voleva sapere come stava Keira, cosa stava combinando e se le aveva parlato di lui.

«Keira sta bene. Più o meno», disse Amy distrattamente. «Non è che mi abbia calcolato molto negli ultimi giorni. Diciamo che mi sta evitando...»

«Ok...» Non era difficile immaginare il perché, più difficile era capire come farsi perdonare da lei. Lucas non era proprio esperto di relazioni con le ragazze, era stato solo con una persona prima di Amy, un'altra paziente che era passata per l'istituto, ma, anche in quel caso, si era trattato di una cosa più fisica che emotiva. Nessuno dei due era interessato a conoscere davvero l'altro e poco dopo essere stati insieme, lei era stata dimessa e lui non l'aveva mai più vista.

«Certo che ti sei preso una bella cotta per la piccoletta!» esclamò Amy, strappandolo ai suoi ricordi. «Anche se, francamente, non riesco proprio a capacitarmene visto che hai me nel tuo letto», disse con tono pungente.

Lucas ignorò la frecciatina e si buttò sul letto. «Ma cosa dovrei fare? È arrabbiata con me!» sbuffò esasperato. Per riuscire a ottenere dei consigli utili da Amy, bisognava munirsi di pazienza e tenacia, perché i suoi discorsi divagavano in tutte le direzioni tranne che in quella desiderata.

«Immagino che se la sia presa perché si è illusa di essere speciale per te» disse Amy a un tratto, guardandosi le unghie.

Lucas scattò a sedere. «Lei è speciale per me!» replicò con fervore.

«Allora dimostraglielo! Lei si sente un po' presa in giro al momento», gli fece notare.

«E perché?»

«Uhm... lasciamici pensare...» disse lei, fingendo di riflettere, «forse perché una sera avete condiviso qualcosa e la mattina dopo te la sei spassata con me?»

«E sarebbe solo colpa mia? Non c'eri anche tu?» sbottò Lucas, irritato. Si sentiva davvero una merda.

«Beh e io che c'entro? Che cavolo ne so che tu le piaci e che lei piace a te? Mi hai solo detto di averle parlato del tuo potere! Qui nessuno mi dice mai niente!» ribatté Amy. Il suo discorso non faceva una piega.

Lucas si mise le mani sulla faccia e gemette. «Faccio schifo.»

«Nah...»

Nessuno dei due disse altro per un bel po', la sua amica sembrava persa nei propri pensieri, mentre Lucas non smise un attimo di flagellarsi per il suo comportamento deprecabile. Alla fine, Amy si alzò dal letto e si stiracchiò. «Senti, sono le due di notte. Andrei a dormire se non vuoi fare altro», disse.

Lucas le lanciò un'occhiataccia.

«Che c'è? Io chiedo! Non so mica che ti passa per quel cervello! Non so leggere nei pensieri, io!» sbuffò avviandosi alla finestra. Mentre scavalcava il davanzale, guardò di nuovo Lucas e scosse la testa. «Cercherò di convincerla a parlare con te. Giocatela bene Luc. Notte.»

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