23. VOGLIO STARE CON TE - Parte 2

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Lucas non ci poteva credere.

Aveva atteso talmente tanto quel momento che si sentiva come se stesse galleggiando in aria.

Era diviso tra il desiderio pressante di prendere Keira e la paura di fare qualcosa di sbagliato. Fissò la ragazza, mentre lei lo accarezzava sotto i boxer, incerta e imbarazzata, le guance tinte di rosso e il labbro inferiore tra i denti, e sentì qualcosa sciogliersi dentro di sé.

Le sollevò il viso con due dita e la guardò negli occhi: attraverso di essi, Lucas poté leggere la sua mente e capì che Keira lo voleva davvero, che lo desiderava tanto quanto lui.

La guidò dolcemente nei movimenti, mentre, con l'altra mano, la stringeva a sé per baciarla, gemedo sotto il suo tocco.

Era bellissimo.

«Lucas...» ansimò lei sulle sue labbra.

Lui sollevò la testa, lo sguardo annebbiato dal piacere.

«Faccio... sto facendo nel modo giusto?» Keira lo studiò con i suoi occhioni acquamarina e a Lucas mancò il respiro.

Porca miseria, lei non aveva idea di quello che gli stava facendo provare.

«Sei perfetta», mugugnò, il corpo scosso da un brivido di piacere.

Era difficile trattenersi, Lucas sapeva che non sarebbe durato a lungo se Keira avesse continuato a toccarlo, eppure non riusciva a impedirsi di muovere i fianchi verso la mano di lei e abbandonarsi a quelle stupende sensazioni.

Rallenta, Luc.

Quando sentì di essere quasi al limite, scostò con delicatezza la mano di Keira e la sollevò, premendola contro il proprio petto e sfiorandole la fronte con le labbra, mentre cercava di regolarizzare il proprio respiro.

Lei si rilassò e sospirò. «Sei così bello... dolce... io...»

Lucas abbassò il capo e la guardò, accarezzandole il viso.

«Se non sei pronta, Splendore, va bene. Io sono già felicissimo così», disse sincero.

Lei scosse la testa e si tirò su, puntellandosi coi gomiti al materasso. «Ti voglio davvero. Voglio fare l'amore con te», ammise arrossendo.

Il cuore di Lucas fece una capriola, o forse due, e a quel punto lui non esitò più. Si alzò e fece distendere Keira sul materasso, si sbarazzò dei boxer e scivolò sopra di lei, sistemandosi tra le sue gambe. In quel momento i loro corpi nudi erano a contatto e ciò fece fremere entrambi.

Keira tremava impercettibilmente, era nervosa, e Lucas se n'era accorto. Si chinò, sfiorandole la fronte con la propria, e la baciò con infinita dolcezza, passandole le dita tra i capelli rossi. Si mosse piano, in modo delicato, scivolando molto lentamente dentro di lei. Keira emise un suono strozzato e si aggrappò alle sue spalle, strizzando gli occhi.

«Hai male?»

Lei annuì, le palpebre ancora socchiuse.

«Mi fermo.»

«No... no... va tutto bene...»

«Sì?»

Un sorriso le increspò le labbra. «Sì.»

Lucas spinse ancora un po', trattenendosi al massimo, finché i loro corpi non furono del tutto uniti e, a quel punto, cominciò a muoversi, sentendo i rantoli di Keira trasformarsi poco a poco in gemiti di piacere. Aumentò il ritmo, con il cuore che batteva furioso e senza mai smettere di guardare Keira negli occhi, vedendo quello che vedeva lei e sentendo ciò che lei sentiva. Non aveva mai avuto un'esperienza del genere. Non aveva mai fatto l'amore in quel modo e nemmeno aveva creduto di poter provare per una persona ciò che provava per Keira.

Erano una cosa sola, corpo, mente e cuore e in quell'istante, Lucas sentì davvero di appartenere a qualcosa.

*

Non sapeva quanto fosse passato da quando si erano stesi l'uno accanto all'altra, abbracciati, e si erano addormentati. Keira era felice.

Fare l'amore con Lucas era stata probabilmente la cosa più bella di tutta la sua vita e, anche se all'inizio era stato doloroso, lui era riuscito a lenire quel dolore e a farla stare bene.

Lo amo da morire, pensò, mentre lo osservava nella penombra della stanza.

Un rumore, come di qualcosa che picchiettava contro il vetro, la fece voltare verso la finestra. Non sembrava esserci nulla fuori, eppure lei sentiva distintamente quel suono.

Si alzò, avvolgendosi con la coperta, e sbirciò all'esterno, alla ricerca della causa di quel rumore. Niente.

Non fece in tempo a voltarsi, né a urlare o a rendersi conto di cosa stesse succedendo. Sentì solo una mano che le premeva qualcosa che odorava di ospedale su naso e bocca e delle braccia che l'afferravano da dietro e poi... il buio.

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