✖ CAPITOLO 6: Lilli e il Vagabondo

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-TU!- sono stravolta -ANCORA TU!- grido.
-...ma non dovevamo vederci più?- il bifolco ride sguaiatamente, canticchiando la strofa della canzone di Lucio Battisti.

"Stiamo facendo un duetto, per caso?!? Siamo a Sanremo?!" sono fuori di me, mi sento male.

-Ah, siamo meglio di Albano e Romina, io e te!- sentenzia, venendomi incontro. Temo che possa seriamente leggermi nel pensiero.
-Al massimo possiamo fare i Ricchi e Poveri. Indovina quale dei due sei?...- bisbiglio, incrociando le braccia.

Non ci posso credere. Sono senza parole.
Lui, ancora lui: quel cafone, fetente, sudicio e maleducato dell'ufficio. Il sociopatico viareggino, lo zozzone senza arte né parte. Di tutte le tragedie epiche che avevo preso in considerazione, il buzzurro del porto supera qualsiasi ogni mia deprimente aspettativa.
Rimango pietrificata, vinta, totalmente incazzata come una iena.
Se questo è un incubo, spero di svegliarmi di soprassalto, cadendo rovinosamente dal mio letto a baldacchino.
A costo di spezzarmi una caviglia e rinunciare ai tacchi per mesi e mesi.

"Karma, perché mi odi così tanto?! Questo è per colpa dell'invidia nei miei confronti... faccio causa pure a Buddha!"

L'orso versiliese sembra immune dal mio acido; batte il cinque al babbuino numero 1 e poi a quello numero 2.
Forse si credono rapper di una gang; io rimango del parere che siano più somiglianti a scimmioni durante un servizio del National Geographic.

-Ciao, Isabella... vedo con grande piacere che ti ricordi di me!- il mostro portuale è gioioso come Babbo Natale. O una delle sue renne.
E mi chiama per nome, ancora. Non lo sopporto.

-Non è facile superare un trauma...- gli rispondo, guardando dall'altra parte. Non è degno nemmeno di una mia occhiataccia.
-Noto che non usi più la locusta, quando parli con me!- mi stampa un sorriso compiaciuto.
-Intendi l'allocuzione?- alzo gli occhi al cielo -è inutile darti del 'lei', sarebbe una perdita di tempo... non ci arriverai mai!- sibilo.

-Hey, Principe, questa qui ti chiama 'lei'? Mica diventi donna, spero!- Chicco, il babbuino numero 2, probabilmente di terza media conosce solo la taglia del reggiseno.

"Signore, uccidimi!"

Sono annichilita.
Lui, quel troglodita!
Quello che ha zozzato la mia poltrona artistica ieri mattina. Quello che mi ha insultata senza ritegno. Quello che ha osato sfidare la mia collera.

"Non può essere vero... forse sono davvero in qualche candid camera! Dov'è la troupe delle Iene? Voglio Giulio Golia!"

Sto per esplodere, quando il muflone comincia a punzecchiarmi.
-Com'è che avevi detto?- torna alla carica, è odioso -quella roba su 'non penso di frequentare posti che aggradino a fritáìm della tua persona"? Puoi ripetere?- è spavaldo, il barbaro.
Se avesse una coda, lo vedrei scodinzolare.
-E invece, che coincidenza, eh?! Sei qui. Nel locale che bazzico sempre...- continua, sadicamente.

"Che fortuna!" penso, ancora incredula.

Cerco con lo sguardo Ludovica, per avere un supporto, mi sento persa.
E lei... lei ancheggia come fa di solito quando vede un branco di tori da monta: è divertita, a suo agio.
Non ci posso credere.

-Cipriani!- la riporto all'ordine -andiamo via. ORA!-

Sono senza parole. Senza niente da dire. Vorrei solo sparire come la marce contraffatta dopo una retata della finanza.

"Destino, ovunque tu sia... ti prenderò a calci nel culo, fosse l'ultima cosa che faccio!"

Sto per girare i tacchi, quando la Cipriani perde totalmente il lume della ragione.
-Ma no! Restiamo qui! Che colpo di fortuna, abbiamo pure trovato un tuo conoscente!- ha già la voce modalità gatta morta. Quella da combattimento pre rimorchio.
-Io quello non lo conosco!- mi affretto a specificare.
-Ma non è il ragazzo che è venuto ieri alla tua casa editrice?!- lei affonda il dito nella piaga.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now