✖ CAPITOLO 18: Eterno Riposo

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Mi sento una vedova sicula.
E, in segno di lutto, ho deciso di indossare pure il foulard nero, di pizzo, come quello di Bianca Balti nella copertina di Vogue Japan.
E mi sta pure bene; ma non ho ho le forze per pensare a quanto sono fantastica a creare i miei outfit. Enzo Miccio, spostati proprio.

Sono troppo triste. Inconsolabile.

Per tentare di appagare il mio istinto autolesionista, ho optato per l'autoflagellazione: ho, appunto, scelto di privarmi di uno shopping day da paura per le boutique di Lisbona, rintanandomi nella suite presidenziale del Fenix Hotel.
Le ragazze, dopo essersi riposate dalla notte alla Tanha dos Porcos, hanno cercato di convincermi ad uscire: ma, stoicamente, sono rimasta ferma sulla mia intransigente posizione.

-Io non esco!- ho annunciato, ferita nell'animo -ci vediamo stasera per il concerto della Taylor!-
-Isabella, ma dai! Domani dobbiamo tornare in Italia, non essere cosi dura con te stessa...- Rebecca cerca di confortarmi.

Sotto le lenzuola setose del mio personale mega letto matrimoniale, mi sono girata dall'altra parte.
-No... le ho uccise io... è solo colpa mia... non dovevo permettere che accadesse questa tragedia. Non le ho protette... Sono un essere spregevole!-

Le mie amiche, già pronte per l'esplorazione della città, mi hanno fissato per infiniti istanti, prima di comprendere la gravità del mio dolore.

-Sei sicura, Bella?...-
-Sì!- tiro su col naso -lasciatemi sola...-

Ho passato le mie ore di prigionia in solitario, cercando di rielaborare il lutto.
Ho ordinato un sacco di dolci ma, poiché Dio mi vuole male, erano finiti i Pasteis.
Per tentare di risorgere come una fenice dalle sue ceneri, sono andata nella Beauty Farm dell'albergo, alla disperata ricerca di risposte che non riesco a trovare.

È un dolore così devastante che la faccia avvilita delle top influenzer alla sagra del cinghiale pare un'espressione di gioia celestiale.

Quando le mie compagne di disavventura sono tornate nel tardo pomeriggio, cariche di souvenir griffati, io sono già pronta.
Mi sono tirata a lucido, consapevole che mi farò tanti di quei selfie con le superstar e le top model di Victoria's Secret da far impallidire i book realizzati da Mario Testino, il fotografo fashion per eccellenza.

Mentre le Giuda's Girls si sistemano per lo show della Swift, decido per un'ultima volta di inginocchiarmi dinnanzi all'altare sacro che ho realizzato accuratamente, fra una lacrima e un bignè al cioccolato bianco.

-Eterno riposo, dona a loro, Signore... e splenda su essi la luce perpetua, riposino in pace... Amen!- prego solennemente, con le mani giunte.

Loro sono lì. A pezzi. Come la mia anima.
Più preziose degli horcrux di Voldemort: le carcasse delle Louboutin.

Ho deciso di posizionarle sul mio comodino: le scarpe, o quel che ne rimane, non riescono a stare erette. Sono sdraiate come un cadavere in decomposizione. I tacchi spezzati, invece, li ho infilzati nel bouquet di tulipani olandesi, i fiori che ho espressamente richiesto al momento della prenotazione al Fenix.

Una tomba. Adesso, le mie Louboutin, sono nel Luxury Paradise che, un domani, aspetterà anche me.

Ma non oggi... oggi è solo l'inferno.

-Isabella...- sento la voce della Cipriani, mentre recito il rosario.
-Che vuoi?...- nemmeno mi volto -erano anche le tue bambine, ricordatelo. Una tragedia... una strage. E sembri così menefreghista. Non le meritavi! Io sì... ed ora che le ho perse per sempre, la mia esistenza è vuota come la massa grassa di Adriana Lima...-

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now