✖CAPITOLO 22: Travolta dal Destino

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"OK, Bella... conta fino al tre. Poi, apri il portone. Fai finta di niente, come se non significasse niente. Con nonchalanche. Ricordati, tu sei Isabella Martinelli. Non devi temere nessuno. Anzi, hai perseverato alla grande, sono fiera di te!!! Lui ti ha cercata... e trovata! Devi tirartela come la corda dell'arco di Robin Hood nella Foresta di Sherwood... Sii sicura di te, tranquilla... mostrati in tutto il tuo splendore... Fallo schiattare... Vai, Isabella, tutta la curva é con te!!!..."

Sono nell'atrio della mia casa editrice, ho il cuore mille.
Metto la mano sulla maniglia.
Let's get ready to fight.

"Uno.... Due... Tre!"

E apro il portone, senza pensarci. Il dolce sole fiorentino mi acceca, il caos della traversa di Piazza della Signoria mi avvolge all'istante.

"Ma ci sono, sono fuori... sono magnifica, fighissima, perfet..."

-Oh, porca trota...-

Stefano è proprio davanti a me; deve aver attraversato la strada, mentre l'ascensore mi trascinava giù.
Rimango imbambolata come una gallina ipnotizzata da Giucas Casella.

-Buongiorno, nanetta...- mormora Stefano. E mi sorride.

Devo riprendere le lezioni di yoga lasciate in sospeso: ho il chakra che sta di fuori come la bandiera italiana nell'Altare della Patria.
Come i tizi seriosi, col colbacco fuori moda, dinnanzi ai cancelli di Buckingham Palace.

-C.. Ciao...- ma come faccio a non balbettare?!

Dio mio... cosa non è.
Ho smesso di trovare gli aggettivi per descrivere la magnificenza di Baroni. Forse, mi dico, dovrei intraprendere la ricerca opposta: pensare ai termini che non si addicono al Campione dei Campioni: tipo cesso, antisesso, cacca di rinoceronte, gobbo di Notte Dame, birra analcolica, mortadella vegana, cartella esattoriale di Equitalia, Renato Brunetta, chili di troppo, canottiera unta da camionista georgiano, se io sarei, mutandone à la Bridget Jones, divorzio Pitt\Jolie, Valerio Scanu che vince Sanremo...

"Però, con lui, col Principe... oh, se lo farei: l'amore in tutti i luoghi e in tutti i laghi...."

-Per caso, ti disturbo? Stavi lavorando?- mi domanda di colpo.
-Ehm... no... anzi, si...- inizio a balbettare come una idiota.

Ma lui sorride, mi fissa dall'alto con intensa attenzione.

-Sì o no?- mi incalza, e socchiude gli occhioni azzurri, fon quel fare così dannatamente sicuro, incredibilmente impeccabile.
-So... ehm.. Ni...- ancora, sono tramortita.

"Martinelli, vergognati!"

-Vabbe, nel dubbio... per un caffè c'è sempre tempo...- Stefano si tira indietro i capelli -che poi, puoi sempre dire che hai un appuntamento di lavoro, no?!-
-Di lavoro?- mi stranisco.
-Ma non ti ricordi che sono uno scrittore? Che ho scritto una roba...- e ride -Dai, principessa, andiamo a fare colazione, ho un languorino...-

E mi guarda le labbra.
Sì, mi dice 'ste cose mentre mi fissa la bocca.
Cioè... sono le 9 di mattina e ho già un caldo boia che mi toglierei il tailleur Jean Paul Gaultier in Piazza della Signoria, manco fossi a Ferragosto al chiringuito di Formentera.

-OK...- sussurro. Non riesco nemmeno a guardarlo.
Eppure, ho sognato di ritrovarmelo faccia a faccia per giorni e giorni.

Cominciamo a camminare, l'uno di fianco all'altro: mi sento trasportata indietro nel tempo, alla nostra passeggiata fuori dalla Tanha Dos Porcos, nei vicoli del Bairro Alto.

MA C'ERI E RESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora