✖ CAPITOLO 12: La Divina Laïla

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Uno splendido sole risplende su tutta Firenze.
La primavera sembra essere scoppiata in anticipo e la mia sublime città è più bella che mai.
La ammiro, come una regina, dalla finestra del mio ufficio con vista su Piazza della Signoria, già gremita di turisti da ogni parte del mondo.

-Caro visitatore cinese, piantala di scattare le foto alla statua tarocca del David in mezzo alla piazza, è una copia! Il capolavoro di Michelangelo si trova dentro la Galleria dell'Accademia... ignorante!!!- sono sempre di buonumore, anche in questa mattina.

Mi volto, giocherellando col mio bracciale Tiffany.
Do una rapida occhiata alla mia agenda digitale, in cui i miei innumerevoli impegni sono elencati con precisione chirurgica; dopo aver corretto le copertine di quattro libri in odore di stampa e aver sistemato il marketing business plan delle riviste da me prodotte, dovrò incontrare uno dei responsabili di Amazon per la messa a punto della pubblicità on-line della Martinelli Editore.

-Fantastico... ho pure un'oretta free per andare in palestra!- esulto, notando il buco libero dalle 14 alle 15.

"Normalità... sia benedetta la mia routine quotidiana!"

Sì, lo ammetto.
È stato difficile, per me, riprendermi da quello scioccante e abominevole weekend maledetto.
Ho dovuto sforzarmi, tirare fuori tutto il mio buonsenso, per cercare di superare il trauma.
Mi sono buttata a capofitto sul lavoro, ho fatto la padrona di casa quando babbo ha invitato a cena i top manager di Finmeccanica, mi sono sfondata di squat per sfogare tutta la mia frustrazione e, ovviamente, mi sono data allo shopping sfrenato, svaligiando la boutique di Roberto Cavalli.

E, finalmente, ci sono riuscita: mi sono riappropriata della mia vita favolosa, lasciando alle spalle lo shock della mia ultima visita in Versilia.

Ma, come giusto e sacrosanto che sia, io non dimentico.
Proprio no.
Sono una tipetta rancorosa, non mi scordo di certe cosucce... e la Cipriani lo sa molto bene.
Mi sta tartassando di telefonate, ho dovuto mettere il silenzioso alle notifiche di WhatsApp: a forza di messaggini, il mio iPhone stava diventando un vibratore.

"No, cara Ludo Limonatrice e Sgattatrice Compulsiva... la dovrai pagare carissima per avermi abbandonata come le décolleté a punta! Ora vanno di moda i modelli stondati sul davanti!"

Ma c'è qualcosa che mi martella la testa... come una fiamma ossidrica. Come una canzone della cover band dei Sepultura.
Come un'anguilla maledetta tra le mani di Silvanon.
Come un braccio d'acciaio che mi porta su, facendomi sentire protetta, come se fossi riparata nel ventre materno.

Lui... il Bifolco.
Stefano Baroni.

E più tento di prendere a mazzate il suo ricordo... più l'immagine dei suoi occhi azzurri, del suo leone tatuato, della sua bocca perfetta, dei suoi muscoli dipinti, della aria da sbruffone, del suo devastante profumo mi fottono la mente. E non mi do pace.

"Quella frase... quella citazione di Baudelaire... ma come faceva a saperlo? Come faceva a conoscerla? Perché si è buttato in mare per recuperare il mio bracciale?..."

Accarezzo Tiffanuccio, posso sentire il sapore dell'acqua salata del molo di Viareggio.
Non lo ammetterei a nessuno, ma forse l'ho pure sognato...

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now