CAPITOLO 38: Solo l'Amore Conta

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Fermo la macchina.

La parcheggio proprio lì, nello stesso spiazzo in cui si infilò il taxi.
Quello che presi, affranta e stanca, dopo la notte più bella della mia vita. Solo che, quella volta, non lo sapevo ancora.

Accosto l'auto nello stesso buco di quella domenica mattina, quando decisi di travolgerlo.

Il Destino sa essere un bastardo senza gloria.

E come un boomerang, torno indietro nel tempo, quando lo rividi di nuovo.
Per cercare il mio Tiffany.
Per trovare lui.

Forse già da quel momento mi sono innamorata di Stefano; ma lui non lo saprà mai. Non più.

"Non ce la faccio... non posso..."

Mi asciugo le lacrime, non ho nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchietto.
Non voglio vedermi: mi faccio schifo da sola.

"Isabella... è arrivato il momento..."

Scendo dall'Audi che ho noleggiato, mi tremano le gambe.
Ho scoperto che mio padre ha messo la mia BMW sotto controllo; ecco perché non ho potuto venire prima. Ecco perché, soltanto adesso, nella notte peggiore, sono qui.
E non me lo perdono.

Il cielo è scuro, ma si intravedono ancora le sfumature rossastre del tramonto appena concluso. E lui ama il sole quando si nasconde oltre l'orizzonte. Me lo disse.
Non me lo scorderò mai.

L'aria ricca di salmastro mi accarezza i capelli, le risate dei turisti che animano la passeggiata di Viareggio mi fa girare la testa.
L'emicrania nervosa che mi martella le tempie non mi ha mai abbandonato: per tutta la settimana sono stata male, penso di aver perso qualche chilo.
Non riesco nemmeno a mangiare. Non vivo più.

Chiudo la portiera, mi guardo attorno: mi sento smarrita, sola, in balia di un fato crudele che mi ha accoltellato alle spalle.
E la lama più affilata, quella che fa più male, quella che mi sta sfregiando il cuore... mi colpisce in questo istante.

Perché lui non lo sa ancora. E sono qui per dirglielo.

Sospiro, chiudo gli occhi, poi li riapro.

Supero i ristorantini a due passi dall'inizio del molo, raggiungo il ponticello che collega le due sponde del canale.
Sono a metà della passerella quando la sento.

Quella musica.

Alessia me l'aveva detto in settimana: alla festa per Stefano sarebbe venuta la cover band dei Guns n'Roses, il suo gruppo preferito.
E proprio in quel momento stanno suonando le note di November Rain.
La canzone che abbiamo ballato insieme: prima del nostro primo bacio, della nostra prima volta.

Lo dice anche il testo di quella canzone: Nothin' lasts forever.
Niente dura per sempre.

"Non posso..." mi tappo la faccia per la vergogna.

Mi sento una merda.
Nei confronti del Principe, della sua famiglia, dei suoi amici.
Perché sono una vigliacca e ora sto per compiere l'atto più infame che io abbia mai commesso.

Ho mentito anche a sua sorella quando, durante la settimana, mi teneva aggiornata sugli allenamenti di suo fratello; quando mi chiese di inviarle i documenti per prenotare il biglietto aereo, il mio, per Las Vegas.

-No, Ale, l'ho già preso...- avrei voluto sputarmi in faccia da sola -ci vediamo direttamente alla festa prima della partenza...-
-OK, mi raccomando, non portarti troppi vestiti!- Alessia, mentre mi ricordava di preparare le valigie, ha pure riso.
Io, invece, soffocavo il pianto dall'altro lato del telefono.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now