✖ CAPITOLO 9: MA VA... MMA!

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-Fermati!-
Stefano lo dice con l'autorevolezza di Clint Eastwood in uno spaghetti western.
-Non.Ti.Muovere!- scandisce le parole.

Mi blocco. Ho la mano sulla maniglia della sua sottospecie di macchina rossa a strisce bianche: mi ricorda quella di Hazzard.
Anzi, rettifico: è un mix tra il country style della Route 666 e del rapper Er Piotta nella video di 'Supercafone'.

-Che diavolo vuoi?!- mi sfrego le dita col gel Amuchina che ho recuperato nel SUV di Eleonora. Sbuffo.
-Tu non entri... così!- e mi squadra, con la faccia schifata.
-Prego?!?- sono allibita.
-Quegli stivali...- indica le mie scarpe, con un'espressione severa.
-Tronchetti di Paciotti!- lo correggo.

La Tana dei Cani è ancora animata dal chiasso nauseante: preferirei vestirmi al mercato piuttosto che tornarci dentro.
Le ragazze sono già nella jeep di Chicco, con l'oscura presenza di Cesare Sfregiato.
I buzzurri sono miracolosamente riusciti a legare il Q7 al rottame del Bulldozer. Ci stanno aspettando, col motore acceso, davanti al parcheggio del Canile.

-Quegli stivali...- il Principe mi parla sopra -e quel cappotto...-
-È dell'ultima collezione Trussardi!- lo maledico.
-Non me ne frega di chi è. Sono sporchi di merda. E non ti posso lasciare zozzare la mia bambina...-

"Cioè... mi sta dando della puzzona!"
Stringo i pugni, vorrei stampargli un cazzotto in faccia.
-Come ti permetti?! Ciò che indosso vale molto di più di questo catorcio... anche se ha la popò attaccata!- lo sbrano.

Lui rimane impassibile.
Apre il bagagliaio della Lancia Delta e mi sventola sotto il naso un grosso sacco nero, di plastica.
Per la spazzatura.

-Spogliati...- dice, tranquillo.

"Ah, bello! Te piacerebbe!"

-Che cavolo...-
-Levati il giubbotto e le scarpe. Mettili qua dentro. Subito.-
-Ma crepo di freddo!- piagnucolo.
-Ti do la mia giacca!-
-Quel bomber sudicio in voga negli anni 90?!- tiro su il lato sinistro del mio labbro superiore -piuttosto opto per l'ibernazione!-
-Fai come vuoi. Ma butta immediatamente quegli stracci nel sacco!- ordina come un dominatore sadomaso.

Mi tira un'occhiataccia delicata come un missile nordcoreano verso il Giappone.
Il buzzurro rimane in attesa, pare irremovibile. Potrei tentare la carta della mia faccina pucciosa, quella che uso per arruffianarmi babbo, ma non mi pare il caso di elemosinare una grazia a questo scappato da galera.

"Manca poco, Isabella... fra poco sarà tutto finito..."

Emetto un lungo sospiro.
-OK!!!- mi tolgo il soprabito, lo infilo nella pattumiera, mi viene ancora una volta da piangere -puoi darmi una mano a stare in equilibrio mentre mi levo le scarpe?! O preferiresti vedermi cadere per terra?!- starnazzo.

Il bisonte mi tende il braccio, glielo afferro: non è un arto, è un palo di acciaio. Forse è un Transformer sotto mentite spoglie.
Mi aspetto, da un momento all'altro, la sua metamorfosi in qualche robot alieno.

-No, non ti voglio veder cadere...- mi sussurra.
Ha la voce diversa.
Una sfumatura di dolcezza intravedo nel suo sguardo.
Forse sarò troppo provata per la notte orrenda che sto passando, ma avverto un brivido particolare.

Stefano trema.
Lo sento, mentre mi sfilo i tronchetti.
Rimango di sasso, non me l'aspettavo, ma faccio finta di niente: non voglio dargli nessuna soddisfazione, nessuna confidenza.

-Fatto!- annuncio, gettando le scarpe nel sacco nero -ora, se non ti dispiace, entro in macchina! Ho i collant ghiacciati come i pisellini surgelati!-
Sgattaiolo dentro il rottame, sono frastornata e distrutta.
-E tu che ne sai di cucina?!- ride, chiudendo la portiera, mentre si dirige al volante. Già, è tornato versione cafone.
-Ho il tavolo migliore quando vado a mangiare da Cracco a Milano!- borbotto, allacciando la cintura di sicurezza.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now