CAPITOLO 29: Quei Baci Infiniti

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Mi rendo conto, mentre attraversiamo le stradine di Viareggio, che io pensavo di conoscere quella città di mare.
Ci sono andata tante volte, fin da bambina...
Ho passato così tante estati in Versilia che, francamente, non me le ricordo.
Ed ero certa di aver colto ogni suo particolare, ogni sua sfumatura.
Ed ora so, per certo, di aver commesso un grave errore.

Perché ho solo vissuto la Viareggio incolore, la parte sbagliata.
Quella degli aperitivi sulla terrazza del Principe di Piemonte, quella dei galà nell'hotel di lusso, quelle della boutique lussuose e delle serate sugli yacht dall'altro lato del porto, quella chic.

Non questa, la Viareggio reale. L'ho sempre evitata, straconvinta dei miei patetici pregiudizi da figlia di ricchi. Da membro dell'élite, che mai si sarebbe abbassata a bazzicare questi luoghi.
Mi sono sempre soffermata sul mio mondo, non nel suo.

"Chissà... forse se fossi venuta qua prima, forse l'avrei già conosciuto, l'avrei già incontrato... perché questo ragazzo stupendo, non so come, io lo avrei notato..."

Man a mano che ci addentriamo nelle vicoli del quartiere popolare più pittoresco, verso la piazza principale del mercato, rimango inebriata dai profumi della perla della Versilia.
Quelli del pesce fresco, dei gerani sui balconi in ferro battuto, delle lenzuola stese a strapiombo dai cornicioni, delle candele artigianali che una vecchietta sta sistemando sul chiosco a sinistra.

Quei profumi... quelli della sua terra.
Quelli di Stefano Baroni.

Mi ricorda la gita a Napoli, quando andavo al liceo. Prima di visitare i Quartieri Spagnoli, chiesi al prof dove avrei potuto acquistare un giubbotto antiproiettile.
E, invece... la snob, viziata, Isabella Martinelli rimase abbagliata dalla meraviglia. Riconobbi subito di aver detto una cazzata.

Ed ora, quella Isabella, quella prima di lui... io non la trovo più.

-Vedi...- Stefano mi indica un vecchio edificio alla mia destra -quella è la mia scuola, le elementari. Quella finestra laggiù... era la mia via di fuga. Scappavo sempre da lì, per andare al mare!-
-Cioè, fammi capire: tu marinavi la scuola quando avevi 10 anni?!- e non smetto di accarezzargli la mano, rimasta adagiata sulla mia spalla.
-No, ma va!- "Ah, scherzava!" -Avrò avuto 6 o 7 anni!-

Mi blocco. Lo guardo malissimo, dal basso in alto. Ma non riesco a non ridere.

-Martinelli, non mi guardare così!- mi fissa stranito, come se non avesse detto nulla di strano -non hai mai saltato le lezioni?!-
-MAI!-
-Che palle che sei! La classica secchiona...- e ride -ma neanche quando c'era occupazione?-
-Andavo dalle suore e ho fatto il liceo privato francese, non era ammessa nemmeno l'autogestione!-
-Oh, mon Dieu, que cojon!- grugnisce, e gli tiro una gomitata.

Tiro su il mio nasino alla francese. Perché io non dimentico certe cose...
-E la tipa di 17 anni della tua prima volta dove l'hai conosciuta?-

Ride.

-Oh... ma sei così gelosa, Martinelli?-
-Non lo avevi notato nella Tanha dos Porcos?! Ti facevo più perspicace...-
-Mmm...- ride -sinceramente non ricordo dove ho incontrato quella. Avevo 13 anni! Forse in spiaggia...-
-E le migliaia di ragazze con cui sei stato? Nemmeno di loro ti ricordi niente?-
-Ehm...- fa il finto tonto -no... non essendo mai stato innamorato, non li reputo particolari da tenere in conto!-
-Mai stato innamorato?- domando.
-Mai...- e mi fissa -tu, invece?-
-Beh, qualche storia l'ho avuta...-
-Importante?-
-Se non considero i fidanzatini ai tempi dell'asilo... Sono stata fidanzata due anni con uno, alle superiori... poi ho avuto solo flirt...-
-Flirt...- mi fa il verso, è comico -mai nessuno ti ha travolto, quindi?-

MA C'ERI E RESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora