✅CAPITOLO 24: La Vie En Rose

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Sono immobile, come una statua.
Come qualche ninfetta assopita nei musei d'arte classica. Ferma, rigida... a malapena riesco a respirare.

È così dannatamente difficile...

Un vortice di farfalle accarezza ogni singola parte del mio corpo, per poi risalire dentro la testa, scuotendo le ali. Ecco... mi sento proprio così: con una gabbia di farfalle che svolazzano sotto i miei capelli.

«Vuoi ballare con me?» ripete Stefano, mentre mi divora con lo sguardo. Ed io... io muoio e rinasco allo stesso tempo.

«Si...» sussurro a mia volta, totalmente rapita dai suoi occhi «balliamo...»

Il Principe afferra la mia mano, il calore della sua pelle mi regala un sussulto: le posso anche vedere, quelle scintille meravigliose che scoppiano tra le nostre dita, come un incantesimo d'amore.

La musica di November Rain ci trascina fino al centro della pista da ballo; mi sento come se tutti ci stessero fissando... come se mancassimo solo noi: il Principe e la Principessa, al galà.
L

e mie amiche a stento trattengono un'esultanza da ultras italiano in trasferta. Ludo ci scatta alcune foto... e la ringrazio, con un sorriso furtivo.


Il pensiero di poter catturare quel momento, quel preciso istante, racchiudendolo in un'immagine... lo trovo dolcemente poetico.
Come un brano di D'Annunzio o un verso di Baudelaire.

Perché rimarrà...
Noi due, stretti in quell'emozione, resteremo.
E ogni volta che guarderò quella foto, saprò che ci siamo stati.
Che è stato reale... non un bellissimo sogno.
Tutto vero.

Ci fermiamo.
Stefano poggia la sua mano tatuata sulla mia schiena; le dita dell'altra, invece, rimangono intrecciate con le mie.

«Prego, Isabella...» mormora, togliendomi il fiato.

Iniziamo a ballare, senza aggiungere altro: c'è la melodia radiosa che parla per noi. E ciò mi basta.

Mi lascio travolgere dal suo corpo statuario, senza nessuna intenzione di staccarmi da lui; strofino le mie guance sul suo petto, nascosto da una camicia bianca che non riesce a coprire le opere d'arte incise sulla sua pelle.

Mi sento così... bene.

Forse Stefano aveva ragione, nel dirmi di non pensare, di non pormi troppe domande, di non farmi problemi che non esistono.

"Sì, devo lasciarmi andare... abbandonarmi al mio destino..." penso, tentando di realizzare ciò che stiamo vivendo davvero.

E lo sento, il battito del suo cuore impazzito.
Stefano trema, come già avevo avvertito ogni qual volta mi avvicinavo alla sua carne.
E ciò mi scuote, perché sentire una montagna trasformarsi in un granello di sabbia è una meraviglia che non posso sottovalutare.

Non posso che amare tutto questo.

«Scusami, per il ritardo, ho pure il telefono scarico, non ho potuto avvertiti... ho avuto un contrattempo, mi perdoni?» la sua voce mi sfiora.
«L'importante è che ci sei» gli rispondo, beata come una bambina.
«Sono... sono arrivato troppo tardi?» mi domanda.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now