CAPITOLO 46: Buon Compleanno, Isabella!

10.3K 792 313
                                    

-C'è tutto... tutto... ogni singolo passaggio...-

Accelero, spingendo il pedale della mia BMW con le décolleté.
Continuo a piangere, non ho la forza di smettere.

Mi asciugo la faccia con il polso, le lacrime mi accecano.
Come se non ci vedessi più.

-Tutto... TUTTO!- grido, da sola, con il cuore impazzito e il panico logorante che mi taglia a pezzi l'anima -OGNI SINGOLO PARTICOLARE! OGNI ATTIMO! DALL'INIZIO ALLA FINE!-

Faccio fischiare le ruote della macchina, prendo la curva un po' troppo larga.

"Oddio..."

C'è mancato poco. Pochissimo.
Che mi schiantassi contro il muretto, fuori dal centro storico di Firenze.
Nella strada di periferia, all'inizio delle colline.

Inchiodo, l'auto sbanda.
Il cofano della M3 sfiora il guardrail.

Sì... lo ammetto. Avrei preferito non frenare.
Avrei voluto morire.
Perché non voglio più vedere niente. Perché è meglio la morte che soffrire in questo modo... come una bestia.

-Sono carne da macello...- sussurro, appoggiando la fronte sul volante -... sono stata usata... mi hanno stuprato il cuore...-

Cerco di respirare, anche se è difficile.
Strofino la mano sul petto, mi fa male.
Temo seriamente che mi possa venire un infarto.

Devo calmarmi. Stavo per ammazzarmi contro il muro.
Tremo troppo, sono tramortita da mille scosse.

Chiudo gli occhi, mi bruciano; tento di inspirare ed espirare lentamente, mi manca l'aria.

"Perché?... Perché mi hanno fatto questo?... Una messa in scena... Una recita... era tutto organizzato... tutto..."

È chiaro, palese... schifosamente trasparente.
Mi hanno usato, solo per realizzare un capolavoro.
L'ultimo capolavoro della Bès.

La sua opera d'arte vivente. Un libro da vivere... a spese mie.

A tutti i costi... anche sacrificando la mia vita.
La mia dignità.
Il mio cuore in cancrena.

E ricordo le parole di Jean Paul Delacroix, quando si presentò per la prima volta nel mio ufficio.

"... che ero la terza, ad essere messa sotto esame... la terza direttrice di una casa editrice..."

Forse le mie colleghe se ne sono accorte prima.
Che la prova, quella vera, per essere l'editore della scrittrice più famosa e ricca del mondo... era quella di diventare la protagonista del suo romanzo.

Era quella di vivere un Destino scritto da lei. Di lasciarsi abbandonare ad emozioni fasulle, artificiali, subdole, false.

"Sarà andato a letto anche con le altre... con le altre che, come me, si sono fatta raggirare... hanno perso tutto..."

Abbasso la testa, puntando verso il seggiolino accanto al mio.

Vorrei non vederlo. Vorrei che fosse solo un incubo.
Un sogno... che, quando mi sveglio, non ricordo più.

Invece è lì... il libro.
Con quella copertina dorata... solo ora me ne accorgo.
Quella copertina è fatta dello stesso materiale che rivestiva i documenti della Bès, quelli di Lisbona.
La stessa carta d'oro e luminosa.

E l'ho letto, quel libro maledetto. Tutto.
L'ho letto voracemente, prima di lasciare il mio ufficio e salire in auto.

L'ho sfogliato, rabbiosa, mentre le mie lacrime si frantumavano sulle lettere scritte a mano, trasformandole in schizzi sbiaditi.
In aloni neri, come il mio spirito massacrato.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now