CAPITOLO 31: Come Se Fossi La Sua Vita

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Salgo i gradini, col batticuore a mille.

La scala, in fondo al lungo corridoio del suo appartamento, è avvolta dall'oscurità.
Temo di cadere ma Stefano, davanti a me, mi guida come un faro, tenendomi per mano.

-Devo ancora montare la lampadina- ride -oh, non andare col culo per terra, non me lo potrei mai perdonare! Meno male che non hai i tacchi!-

Sono infiniti, questi scalini.
Una rampa a chiocciola che sale, sale, sale... mi dà le vertigini.

-Ma... dove mi stai portando?- bisbiglio.
-Ora lo scoprirai!-
-Dai, dimmi cos'è!-
-Aspetta, ti ho detto... e vedrai!-
-Ma io non ci vedo una ceppa!-
-Martinelli, te l'ho già detto e lo ripeto: sei una rompicoglioni ossessiva compulsiva!-
-E tu sei un ciccione bifolco!-

La sua risata mi avvolge.
Poi Stefano si ferma.

-Arrivati...- sussurra.

Scorgo una porta, avverto l'odore forte della vernice fresca.

Baroni mette una mano sulla maniglia.
La apre, lentamente. La luce opaca della luna piena gli illumina il viso.

-Dopo di te...- e mi fa cenno di entrare.

Faccio un passo avanti e...

"Wow..."

Davanti ai miei occhi c'è un altro salotto.
È un altro appartamento.

Noto attrezzi da lavoro agli angoli, il profumo dell'intonaco più marcato, alcune lenzuola che coprono presumibilmente dei mobili.
Alla mia destra, c'è una cucina, ancora da montare. Dalla parte opposta, intravedo altre stanze.
C'è una immensa vetrata, al centro del soggiorno, che dà su una grande terrazza.
Sul tetto del palazzo.

-Cos'è.... questo posto?-
-Ti piace?-
-Sì...-

Mi guardo attorno. Il bianco acceso delle pareti mi dà la sensazione di essere in una valle di neve.

-Devo ancora sistemare il quadro elettrico... di solito vengo qua di giorno, per lavorare, quando posso... o la sera. Ma di notte non mi serve la luce, per stare qui...- spiega, alle mie spalle.

Muovo i miei mocassini Marchesi, tentando di orientarmi nelle ombre lasciate dalla luna

-E questo sarebbe?...-
-Questa è la vecchia soffitta. Il sottotetto mansardato di casa mia. Come vedi, la sto trasformando in un altro appartamento... con calma e pazienza. Tanta pazienza...- si tira indietro i capelli -oh, Martinelli, è tutto in regola, eh! Niente abusi edilizi!- ride.

Non riesco a fermarmi. Mi giro e rigiro, per catturare ogni particolare.

-E stai facendo tutto da solo?-
-Già... te lo avevo detto che ho fatto anche il muratore e l'imbianchino... me la cavo con tutto. E se non so fare una cosa, cerco di sbrigarmela come posso-
-E... cosa ci vuoi fare?-
-In che senso?-
-Non so... la vuoi vendere, la vuoi affittare?...-
-Oh, no...- scuote la testa -la tengo io. Era quello che avrebbe voluto anche lei...-
-Lei, chi?-
-Mia mamma...-

Mi blocco. Lo guardo, implorandogli di continuare.
E lo sa anche lui.

-Sai, non ci potevamo permettere di avere una casa con vista sul mare. Troppo costosa. E mia mamma, quando stava male e non si muoveva più dal letto, per la chemio, provava il desiderio di vedere le onde... ma era troppo rischioso portarla in spiaggia... era... era troppo debole...-

Prende una pausa.

-Sai, dalle finestre di sotto, si vedono solo le facciate degli altri palazzi. Allora, prendevo mia mamma, di peso... ed ero così gracile, così magro... facevo tanta fatica a portarla qui, in soffitta. Ma ce la dovevo fare. Forse è da quel momento che mi sono messo in testa di crescere. Di irrobustirmi. Di essere... così...- e si guarda i piedi -perché da qua c'è una vista stupenda. Da qua vedi tutto, ma proprio tutto, il mare...-

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now