✖ CAPITOLO 20: Lancette Al Contrario

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-Signora! Signora Martinelli!...-
-Mmmm...-
-Signora Martinelli, mi sente? Si alzi, si svegli...-

-Mmmmm...- mi esce un altro grugnito -Prugna, quante volte ti ho detto di non chiamarmi 'signora'... chiamami 'Direttrice Martinelli'...-

Apro un occhio. Ho un mal di testa devastante, la bocca impastata, la gola assetata: mi sembra di aver dormito per 24 ore di fila, ma ho troppo sonno lo stesso.

Sto sbadigliando come un ippopotamo quando lo vedo.
-Aaaaaaah!- emetto un urlo di terrore.

Un uomo, con un livido sul viso, mi guarda schifato.

"ODDIO!!! CHI È QUESTO QUI?!"

Di riflesso con le poche forze rimaste scatto sull'attenti.
-Lei... lei chi è?! Dove sono?!...- balbetto. Di riflesso, mi metto le mani sul petto, tremo. Sono sotto shock.

-Lei è Saw l'Enigmista?!?- biascico.

Mi sento proprio nella scena iniziale del film: sono in una stanza asettica, chiusa a chiave da una porta di metallo con piccole sbarre sull'oblò. E mi rendo conto che stavo dormendo sopra una squallida brandina senza materasso, non ho nemmeno gli stivali di Prada ai piedi.

-Mi farà gli indovinelli e dovrò amputarmi il piede?!- comincio a piangere.

L'uomo è in divisa. Mi sembra di averlo già visto...
Alza gli occhi al cielo, pare insofferente; poi si ricompone.

-Signora Martinelli...- sussurra spazientito -sono l'agente Nelson. Lei si ricorda cosa è successo la scorsa notte?- e mi fissa.

"Eh?!"

Mi blocco, con gli occhi sbarrati. Mi do un'occhiata veloce, fino al mio alluce desnudo : sono in uno stato pietoso.
Il mio completo Dior è sporco di una fanghiglia sconosciuta, i miei capelli puzzano come un WC chimico del festival della porchetta.
E ho un trapano nel cervello che mi sta massacrando le tempie.

-Ehm...- gli faccio un sorrisino patetico.
-No? Non se lo ricorda?- mi incalza.
-Mmmm...No...-

"É peggio di Saw... qua siamo in Una Notte Da Leoni... sono come quel cinesino cocainomane del film!"

Mentre immagino una serata da galera a Las Vegas, in compagnia di Bradley Cooper e Mike Tyson, l'agente Nelson mi mostra un tablet.

-Guardi!- mi ordina.

È un filmato. Un filmato che non avrei mai voluto vedere.
Mostra la Curva Sud dello stadio Josè Alvalade.
Mi vedo, totalmente strafatta, sopra la balconata del settore ospiti, col megafono in mano.
Sono irriconoscibile: una scimmia che si dimena in maniera raccapricciante.
Di colpo, il tornado di trash e botte da orbi divampa nel mio cervello.

"Sì... ora ricordo... voglio morire..."

Guardo lo schermo con orrore.
Vedo il mio dito medio contro gli ultras portoghesi, i tifosi avversari che scavalcano la barriere, la scazzottata, il mio corpicino drogato trainato da...

-STEFANO!- grido, fissando le immagini di Baroni che tenta di portarmi via.
-... Ancora quel nome!- il poliziotto si mette le mani sulle orecchie -giuro, quel nome non lo voglio sentire per il resto della mia vita!-
-Che?...- non ci sto capendo più niente.
-Non ha fatto che ripetere 'Stefano', urlando per tutta la notte! Ha svegliato tutti gli altri teppisti fermati, per poco non scatenava un'altra sommossa!-

Sono basita. Mi sento malissimo... perché noto le sbarre attorno a me, percepisco di essere appena diventata una temibile pregiudicata.

-Oddio! Sono in galera! La mia vita a finita! Diventerò come quella tizia di Orange is the New Black!- scoppio a piangere -mi farò la fidanzata detenuta e spaccheró la faccia alle altre galeotte... la prego, mi uccida!- mi metto in ginocchio, supplicandolo di darmi il colpo di grazia.

MA C'ERI E RESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora